
Solchi Sperimentali – Controcultura. Intervista ad Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Dialogo su Teatro e Musica insieme ad Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Si chiama “Anelante” l’ennesimo tassello della sbrigliata creatività di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Inutile narrare lo sviluppo di questo spettacolo, anche perché si finirebbe per appiattire, banalizzare… E poi, in fondo, “non c’è niente da capire” come diceva il cantautore… Niente, oppure tutto!? Basti sapere che nell’attimo palpitante della performance anche questo “Anelante” rappresenta un raro rifugio di libertà, coi suoi ritmi, coi suoi nonsense, con le sue bordate, stavolta indirizzate soprattutto a Freud e alla psicanalisi, nonché alla famiglia. Abbiamo incontrato Rezza e Mastrella al Teatro Puccini di Firenze. Ecco cosa ci hanno raccontato…
Antonello Cresti: Antonio, di solito sul palco eri sempre stato da solo, o quasi. Nel nuovo spettacolo invece si apprezza una più nutrita presenza di performer in scena. A cosa è dovuta questa scelta, in qualche maniera in rottura col tuo passato?
Antonio Rezza: Non riuscivamo a trovare lo stesso impeto, lo stesso divertimento, facendo un lavoro basato su poche persone. C’è che ci arriva prima di noi a questo momento e per noi la cosa è scattata ora… Poi naturalmente che lavora con noi non deve “recitare”, deve rappresentare lo sfiancamento del proprio corpo, come del mio… Parlano, ma non c’è un teso scritto da imparare. Abbiamo semmai lavorato a fondo sui movimenti. Nel cinema abbiamo sempre utilizzato tante figure oltre alla mia; sul palco, semplicemente, è stata una cosa diversa poiché bisogna ricercare un fiato contemporaneo. Si è esaurito un percorso e adesso ci muoviamo nella direzione di spettacoli con sempre più presenze.

Antnoio Rezza e Flavia Mastrella. Delitto sul Po
Antonello Cresti: Mentre rispondevi pensavo ad un aspetto del vostro lavoro che a mio avviso è centrale, ma che spesso non viene messo in giusto risalto. Mi riferisco alla musicalità, e in maniera più specifica, al discorso del ritmo…
Antonio Rezza: “Anelante” ci avvicina sempre di più alla musica. Ci sono parti cantate, ci sono momenti quasi muti. Anche il silenzio ci riporta alla sonorità…
Flavia Mastrella: Sulla coreografia abbiamo fatto un lavoro enorme, concentrandoci sulla spontaneità dei corpi e sulla spontaneità dei movimenti. Questi movimenti sono stati poi fissati e ritmati, ed è stato un processo nuovo per noi. L’habitat ha perso importanza perché l’oggetto non ha più senso e resta come pura visione, fa parte del virtuale. Esiste ancora l’utilità del ritmo.

Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Antonello Cresti: … Mi viene una battuta: Ma non è che la compresenza di altri attori serve a sostenere “il più grande performer vivente”, visto che gli anni passano?
Antonio Rezza: No, non è una staffetta. Io fatico allo stesso modo di prima. Tutti fatichiamo, ma non è un appoggio a me stesso. Questo sarebbe triste…
Flavia Mastrella: Poi è dal 2006 che vogliamo fare un lavoro più corale, e per motivi anche logistici abbiamo atteso tutto questo tempo… L’età quindi è contata, ma in senso di stimolo.
Antonello Cresti: Quale è stavolta l’idea visiva portante dello spettacolo?
Flavia Mastrella: E’ il muro di confine della lapidazione. Il presente è presente nel nostro lavoro, volenti o nolenti.
Antonello Cresti: In una della nostre precedenti conversazioni mi dicevate della importanza per voi di tentare l’avventura in paesi diversi dall’Italia. A che punto siete in questo percorso? Il vostro rapporto con le nostrane istituzioni è migliorato, peggiorato o rimasto immutato con gli anni?
Antonio Rezza: Noi le istituzioni non le contempliamo proprio. L’istituzione siamo noi, agli occhi nostri e credo anche agli occhi loro! Loro sanno quale è il valore del nemico. Magari ora ci chiamano di più, ma semplicemente non capiscono cosa facciamo.
Flavia Mastrella: I ragazzini dai 17 anni in giù capiscono di più, perché per loro è ancora importante il non verbale. Sentirmi chiamare “scenografa” per me è una sconfitta…
Ma il fatto è che non c’è fantasia in giro. E si cercano continuamente contenitori in cui inscatolare la creatività vera.

Clamori al Vento
Antonio Rezza: I nostri nemici istituzionali sono i direttori artistici, andiamo più d’accordo coi repressori dichiarati che con loro. Ad ogni modo, per tornare alla tua domanda andremo a rappresentare i nostri spettacoli a Londra e a New York a Giugno e Novembre.
Antonello Cresti: Una cosa che mi ha colpito da sempre è la grande interdisciplinarietà del vostro lavoro: cinema, teatro, televisioni, i libri per Antonio, le installazioni per Flavia. Pensate di tornare fuori dai teatri di nuovo?
Flavia Mastrella: Il cinema è molto più un organo di potere del teatro, quindi dal 2003, molto francamente non siamo riusciti più a proporre nulla, perché si fanno film di regime e non si è interessati a qualcosa di nuovo.
Antonio Rezza: C’è tempo per il cinema. E intanto facciamo crescere sempre più il nostro pubblico! La loro volontà politica diverrà la nostra forza… Non c’è problema! Nel teatro invece la cosa che più mi da fastidio è l’utilizzo dei soldi dello stato per far divertire pseudoregisti senza alcuna urgenza. Mi sembra una arroganza schifosa…