
Progressive Rock
La scena italiana 4/9
Area, Delirium, Alphataurus, Rocky's Filj, Stormy Six, Pierrot Lunaire
Il gruppo maggiore della quarta monografia sul progressive italiano sono gli Area.
Gli Area – International POPular Group iniziano la loro carriera alla fine del 1972, con lo scopo di superare l’individualismo artistico per creare una “musica totale, di fusione e internazionalità“. «Questo gruppo […] vuole coagulare diversi tipi di esperienze: fonde jazz, come il pop, la musica mediterranea e la musica contemporanea elettronica. La problematica qual è? Abolire le differenze che ci sono fra musica e vita. Gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà, trae spunto dalla realtà; e dalla strada, chiaramente». Nelle parole di Demetrio Stratos (voce, organo, steel drums), il “manifesto” del gruppo.
La prima line up comprendeva oltre a Demetrio Stratos, Victor Edouard Busnello ai fiati, il bassista Patrick Djivas, il tastierista Gaetano Leandro, il chitarrista Johnny Lambizi e il batterista Giulio Capiozzo. Gli Area, prima dell’incisione del primo album, persero per strada Lambizi e Leandro, ed entrarono nella band Paolo Tofani, musicista attivo nella scena londinese, ed il tastierista Patrizio Fariselli. A questa prima formazione si unirono anche Gianni Sassi e Sergio “Frankenstein” Albergoni, con il compito di scrivere i testi, caratterizzati da complesse metafore socio-politiche, e di curare l’immagine del gruppo. Ma a lasciare il segno sarà soprattutto l’incredibile voce di Demetrio Stratos. Busnello e Djivas successivamente lasceranno, quest’ultimo per passare alla PFM e sostituito da Ares Tavolazzi. L’organico composto da Stratos, Fariselli, Capiozzo, Tofani e Tavolazzi resterà celebre come la formazione “classica” del gruppo, formazione che cambierà spesso accogliendo e proponendo grandi artisti della scena progressive italiana.
L’album d’esordio Arbeit Macht Frei, da molti considerato il capolavoro del progressive rock italiano degli anni 70, mostra già tutte le potenzialità espressive del gruppo, laddove loro cercano di trovare il significato politico del movimento pop e di portare alle estreme conseguenze le linee di rottura del tessuto musicale. Seguiranno a quel primo storico lavoro, Caution Radiation Area (1974), Crac! (1975), Maledetti (maudits) (1976), 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! (1978); nel 1979 Stratos muore improvvisamente stroncato da un’anemia aplastica a soli 34 anni. Tic & Tac (1980), segnerà la fine del gruppo che si scioglierà dopo la pubblicazione dell’album. Una prima reunion nel 1997 in onore di Gianni Sassi scomparso anche lui, porterà alla pubblicazione di Chernobyl 7991 con la formazione-trio Tavolazzi-Capiozzo-Fariselli. Nel 2000 morirà anche Capiozzo e il gruppo si scioglierà. Si riuniranno di nuovo nel 2009, line up Fariselli-Tavolazzi-Tofani, cui si unirà dopo anche Walter Paoli alla batteria (Mauro Pagani come special guest), e parteciperanno a diversi eventi anche all’estero e con diversi ospiti. Il 20 novembre 2012 pubblicheranno il doppio album dal vivo Live 2012.
I Delirium si formano a Genova nel 1970 da un gruppo precedente, i Sagittari. In quell’anno entrerà a far parte della prima line up Ivano Fossati alla voce, tastiere e flauto traverso. Nel 1971 il gruppo si aggiudicherà il primo premio al concorso La Strada del Successo, indetto da Radio Montecarlo ed il titolo Rivelazione al Primo Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze di Viareggio con la canzone Canto di Osanna. In quell’anno realizzeranno anche il loro primo album Dolce acqua. Il successo vero arriverà nel 1972 quando i Delirium parteciperanno al Festival di Sanremo con il brano Jesahel, un hit da milioni di copie e raggiungeranno anche la finale di Un disco per l’estate, con il brano Haum!.
Ivano Fossati lascerà il gruppo nel 1972 per il servizio di leva e per intraprendere poi la sua carriera di solista: verrà sostituito dall’inglese Martin Frederick Grice, e la nuova formazione inciderà per la Fonit Cetra Lo scemo e il villaggio, album jazz-rock progressive di buona fattura. Nel 1974 seguirà Delirium III – Viaggio negli arcipelaghi del tempo, album più complesso e ricco negli arrangiamenti; l’anno successivo, nel 1975, il gruppo si scioglie dopo aver pubblicato il singolo Signore. Nel 1996 faranno uscire la raccolta commemorativa 1996 – Jesahel: Una Storia Lunga Vent’anni; nel 2007 l’album live Vibrazioni notturne e nel 2009 pubblicheranno il loro quarto e ultimo album dal titolo Il nome del vento (Album Musicale). Nel 2010 uscirà ancora una raccolta Il viaggio continua: la storia 1970-2010, e nel 2011 ancora un album dal vivo One Night in Genoa.
La line up cambierà negli anni senza che ve ne sia una storica, gli artisti che si alterneranno di volta in volta sono: Peppino Di Santo, batteria, voce (1970-2012), Ivano Fossati, voce, flauto (1970-1972), Martin Frederick Grice, voce, flauto, sax (1972), Mimmo Di Martino, chitarra acustica, voce (1970-1974; 2008), Ettore Vigo, tastiere (1970-1975); (2001), Rino Dimopoli, voce, flauto, violino, chitarra (1996), Marcello Reale, basso, voce (1970-1996), Fabio Chighini, basso, voce (2001), Roberto Solinas, chitarra elettrica, chitarra acustica, voce (2001), Alfredo Vandresi, batteria, (2012), Mauro La Luce, paroliere (2008)
Gli Alphataurus è un gruppo di Milano formatosi nel 1970 e nella sua line up originale erano presenti i musicisti Michele Bavaro, voce, Alfonso Oliva, basso, Pietro Pellegrini, tastiere, Giorgio Santandrea, batteria, Guido Wassermann, chitarra. Producono nel 1973 per l’etichetta Magma un album che porta il nome del gruppo in cui si distinguono soprattutto Michele Bavaro e Pietro Pellegrini e la bella copertina del pittore Adriano Marangoni: i brani sono lunghi e ricercati e nel complesso il disco è ben lontano da qualsiasi intento commerciale. Non riescono a superare lo scoglio delle scarse vendite e si sciolgono proprio alla vigilia della pubblicazione del loro secondo disco. L’idea viene poi ripresa nel 1992 dalla etichetta Mellow Record con un album intitolato Dietro l’uragano che si rivela però un lavoro appena abbozzato e senza contenuti di rilievo.
Nel 2009 Pietro Pellegrini e Guido Wassermann decidono di dare vita di nuovo alla band con musiche vecchie e nuove nel tentativo di ricreare quel sound caratteristico dei loro lavori degli anni Settanta. Rientra anche il batterista Giorgio Santandrea e la reunion si presenta alla Progvention 2010, un evento svoltosi nei pressi di Milano il 6 novembre 2010, dal quale viene tratto un album dal titolo Live In Bloom, pubblicato nel 2012.
Tra il 2011 e il 2013 ci saranno altre defezioni sino ad arrivare alla formazione attuale che comprende Pietro Pellegrini, Hammond, synth, Guido Wassermann, chitarra, tastiere, voce, Andrea Guizzetti, pianoforte, tastiere, voce, Alessandro “Pacho” Rossi, batteria, percussioni, Marco Albanese, basso, voce, Claudio Falcone, voce solista, percussioni. Pubblicheranno il loro secondo disco in studio AttosecondO, nel settembre 2012.
I Rocky’ Filj avevano prodotto una buona impressione accompagnando in una tournée il Banco del Mutuo Soccorso e per questo firmano un contratto con la Ricordi per realizzare il loro primo album. Il disco Storie di uomini e non esce nel 1973 ed è un buon lavoro dalle molte venature jazz, tutto cantato, senza tastiere e con buoni duetti di chitarra e sax. La formazione era composta da: Rocky Rossi, da cui il gruppo prende il nome, voce, fiati, Roby Grablovitz, chitarra, flauto, Rubino Colasante, batteria, Luigi Ventura, basso elettrico, trombone, Beppe Ugolotti, seconda chitarra/basso. Purtroppo uno dei componenti ebbe problemi con la giustizia ed il gruppo rimase fermo fino al 1979 anno in cui incise un singolo di scarso successo e quindi si sciolse definitivamente.
Il cantante Rocky Rossi morì nel 1985 in un incidente stradale e gli altri componenti della band, in ordine sparso, continueranno a lavorare, chi più chi meno, nell’ambiente musicale nostrano.
Gli Stormy six nascono nel 1965 nell’ambiente della Milano studentesca, il fondatore è Giovanni Fabbri, insieme ad Alberto e Giorgio Santagostino, Maurizio Cesana, Mario Geronazzo, Maurizio Masla. Tra il 1965 e il 1967 il repertorio, che condividono con gli Stregoni, altro gruppo fondato da Franco Fabbri, è costituito in massima parte da brani di gruppi inglesi di rhythm & blues. Il primo LP Le idee di oggi per la musica di domani è del 1969, mix interessante di stili, con alcuni pezzi suggestivi come Sotto i portici di marmo, dove possiamo apprezzare Claudio Rocchi come cantante e autore. Il loro stile intanto cambia orientandosi verso il country-pop.
Nel 1971 parteciperanno al Festival pop di Viareggio Avanguardia e nuove tendenze, e gli Stormy Six, insieme con Eugenio Finardi, suoneranno La manifestazione, momento di passaggio verso un loro maggiore coinvolgimento politico. Il festival sarà vinto dalla grande interprete Mia Martini, da una contestata PFM (il pubblico aveva scelto per acclamazione i Trip di Joe Vescovi) e dai Delirium. Il loro secondo album l’Unità, è dell’anno successivo, lavoro stilisticamente composito e complessivamente ispirato ai CSN&Y, che verrà recensito come uno dei migliori prodotti progressive del momento. Il gruppo, intanto, si impegna sempre di più sul piano politico con centinaia di concerti in fabbriche, scuole, quartieri e naturalmente cambia profondamente la loro formazione con l’ingresso di Umberto Fiori, cantante e autore, Tommaso Leddi, polistrumentista e compositore, Carlo De Martini, violinista, entrati nel gruppo a tutti gli effetti nel giugno del 1973. In quell’anno il nuovo disco, Guarda giù dalla pianura, in cui ricostruiscono il repertorio eseguito nei concerti (spicca il brano Per i morti di Reggio Emilia sui tragici fatti del 1960).
Verso la fine del 1974, nasce a Milano, l’Orchestra, la prima cooperativa musicale italiana, ed in poco tempo (primavera 1975) gli Stormy Six sfornano il loro primo disco indipendente Un biglietto del tram. Un grande successo da trentamila copie e Stalingrado un inno di piazza. Il disco ha molti pregi: musiche e testi di ottimo livello, atmosfera marcatamente progressive influenzata da colte citazioni cameristiche. Il clima politico italiano cambia e gli Stormy Six seguono attenti il cambiamento: nel 1977 esce L’apprendista, primo esempio di cabaret-rock italiano. Aumenta considerevolmente la loro attività sul piano internazionale europeo con molti concerti soprattutto nelle due Germanie. Nel 1980 esce Macchina Maccheronica, e il nuovo LP vince in Germania Ovest il premio della critica discografica come miglior disco di rock dell’anno (i Police si classificheranno secondi). E’ un LP raffinato, con importanti spunti d’avanguardia, adatto per un pubblico europeo, un po’ meno per quello italiano. Nel 1982 esce il nuovo LP Al volo, con cui si consacrano gruppo rock di livello internazionale, ed è infatti una pietra preziosa purtroppo strangolato da una pessima distribuzione; il gruppo decide di sciogliersi e dovremo aspettare il 1993 per vederli di nuovo in concerto a Milano al Teatro Orfeo. Suoni e Visioni, nel 2008, affida agli Stormy Six insieme ad alcuni vecchi collaboratori, Ivan Della Mea e Donovan il compito di ricordare il Sessantotto.
Il gruppo romano dei Pierrot Lunaire si formò nei primi anni Settanta ed era composto da Gaio Chiocchio, sitar, mandolino, chitarra hammond, cimbali, timpani, voce e dal chitarrista Vincenzo Caporaletti, chitarra acustica, chitarra classica, chitarra 12 corde, chitarra elettrica, basso, batteria, flauto, integrati successivamente da Arturo Stalteri, pianoforte, organo, spinetta eminent, celesta, percussioni, voce, tutti con una solida preparazione classica alle spalle. Traggono il loro nome dall’opera 21 di Arnold Schönberg del 1912. Il loro primo album è del 1974 e si intitola appunto Pierrot Lunaire, con atmosfere delicate e molta acustica. Nel 1976 Vincenzo Caporaletti lascerà il gruppo sostituito alla voce da Jacqueline Darby. Si aggiungerà anche Massimo Buzzi alla batteria
Il secondo disco, Gudrun, fu pubblicato soltanto nel 1977, dopo una lunga gestazione, ed è un lavoro più discontinuo ed incline allo sperimentalismo; dopo questo lavoro, peraltro mal distribuito, i Pierrot Lunaire si scioglieranno e Gaio Chiocchio continuerà come autore e produttore per altri artisti fino alla sua prematura scomparsa nel 1996, Arturo Stalteri proseguirà nella sua carriera musicale. Nel 2011 uscirà un album, Tre, con alcuni inediti, covers e versioni diverse di brani già pubblicati.
Tutte le monografie pubblicate sulla Scena Progressive Italiana:
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 1/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 2/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 3/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 4/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 5/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 6/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 7/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 8/9