
Progressive Rock
La Scena Italiana 8/9
The Trip, Aktuala, Analogy, Edgar Allan Poe, Maxophone.
Il gruppo maggiore della nostra ottava e penultima monografia sono i Trip. Guidati dal savonese Joe Vescovi sono stati uno di quei gruppi psichedelici (il primo album) e progressivi (gli album successivi) italiani che sono riusciti a mantenere sempre livelli compositivi elevati senza perdersi come meteore dopo la pubblicazione del primo album, cosa che purtroppo successe a tantissimi gruppi italiani, anche molto promettenti. Sembrerà strano, forse addirittura incredibile, ma la loro prima formazione vedeva la partecipazione di quel Ritchie Blackmore che poco prima della pubblicazione del loro album d’esordio lasciò il gruppo per andare a far parte dei Deep Purple. Di questo storico gruppo ci rimangono quattro ottimi album, il primo (The Trip, 1970) con chiare sonorità sperimentali e psichedeliche, gli altri tre che invece “traghettano” l’esperienza del progressive in Italia. In particolare il loro secondo album (Caronte, 1971), certamente il loro miglior lavoro, può ambire al titolo di primo disco progressive italiano, seppur le opinioni possono essere discordanti.
Trovate su psycanprog le recensioni di Caronte e di Atlantide, album complessi e artisticamente maturi. Vorrei invece segnalarvi il primo album che propone sonorità più tipiche della psichedelia d’oltreoceano. Vescovi fu uno dei pionieri italiani di quel genere di musica, The Trip è uno degli album più sperimentali italiani degli anni sessanta (fu pubblicato nel 1970 solo per ragioni commerciali ma molti brani erano già stati proposti nei loro live da almeno 2-3 anni). E’ una pagina importante di storia della musica italiana, tanto sperimentale da essere, proprio per questo, sconosciuta e dimenticata.
I milanesi Aktuala, capitanati da Walter Maioli (flauto e oboe), hanno poco a che fare col progressive rock. Fanno più che altro parte della scena progressive-folk-etnica che, in quegli anni, vedeva nella Third Ear Band il suo principale riferimento. Furono ingaggiati dall’etichetta Bla Bla, la stessa degli album sperimentali di Franco Battiato, che fu il loro principale sponsor. La loro musica aveva la stessa ambivalenza dei Third Ear Band, sperimentale e innovativa ma allo stesso tempo legata alla cultura orientale, alla musica indiana e a strumenti tradizionali quali il sitar. Maioli fu cosi interessato alla musica etnica che nel 1990 collaborò col Museo di Storia Naturale di Milano realizzando uno studio sulla musica preistorica e nel 1991 pubblicò un’esperimento davvero pionieristico, l’ormai introvabile Art of Primitive Sound.
Gli Analogy (ex Joyce) possono essere considerati solo in parte un gruppo progressive italiano in quanto erano formati, oltre agli italiani Mauro Rattaggi e Nicola Pankoff, da quattro musicisti tedeschi che però svolsero tutta la loro carriera musicale a Varese, dove vivevano. Parteciparono anche al Festival Pop di Villa Pamphili del 1972. Il modo di porsi al pubblico voleva riprendere quello degli hippie americani, come si vede nelle varie foto disponibili. La musica è molto legata al rock-blues e si può accostare ad un proto progressive melodico. Bella e potente la voce della cantante Jutta Nienhaus.
Autori di un unico ma interessante album, sono stati gli Edgar Allan Poe. Nativi di Ornago in provincia di Milano, la loro identità è rimasta segreta fino a pochissimi anni fa. Giovanissimi, dopo avere suonato per anni cover di Led Zeppelin e Deep Purple, nel 1975 registrarono il loro unico LP che contiene sette brani non banali, influenzati dall’hard rock che suonavano, dal progressive rock italiano ed europeo (Le Orme, i PFM o gli Emerson, Lake and Palmer) come è possibile notare nel brano Alla Ricerca Di Una Dimensione.
I Maxophone sono stati, tra i gruppi minori, uno dei più tecnici del prog italiano. Tre dei sei musicisti venivano infatti da studi classici di Conservatorio. Nel loro unico album è possibile sentire corno, tromba, arpa e clarinetto. Il suono era molto energico e potente, sembra quasi ricordare qualcosa di quello che molti anni dopo diventerà un certo neoprogressive dove la chitarra elettrica molto dura e distorta diventa protagonista quanto, se non di più, delle tastiere. Ebbero un discreto successo in Italia e cercarono di replicarlo all’estero pubblicando lo stesso album nella versione inglese, ma il tentativo non andò a buon fine.
Tutte le monografie pubblicate sulla Scena Progressive Italiana:
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 1/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 2/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 3/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 4/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 5/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 6/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 7/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 8/9