
Progressive Rock
La Scena Italiana 6/9
Osanna, Alan Sorrenti, Jacula, De De Lind, Semiramis
Il gruppo maggiore della sesta monografia sul progressive italiano sono i napoletani Osanna.
Gli Osanna sono stati il gruppo principale della variegata scena napoletana degli anni settanta e devono essere considerati uno dei principali gruppi di tutta la scena italiana. Se dovessimo restringere la lista dei nostri nove maggiori anche a soli tre gruppi gli Osanna ci rientrerebbero senz’altro. Capitanati dagli ex Città frontale Lino Vairetti (voce) e Danilo Rustici (chitarra solista) fratello di Corrado dei Cervello, hanno registrato vari album di elevatissimo valore, in particolare vengono riconosciuti come maggiori i primi tre. Successivamente nel tentativo di esportare il successo ottenuto fuori dall’Italia si persero e si sciolsero.
I primi tre album sono L’uomo (1971), Milano calibro 9 (1972, col compositore Luis Enriquez Bacalov) che riprendeva il Concerto Grosso dei New Trolls, ed infine quello che ritengo il loro capolavoro assoluto, il meraviglioso Palepoli (1973). Composto in pratica da soli due lunghi brani, Oro Caldo ed Animale senza respiro, rappresenta il vertice assoluto di quel tipo di progressive etnico mediterraneo tipico della scena napoletana. Se da un punto di vista musicale Palepoli può considerarsi estremamente innovativo, il messaggio che manda è invece di un ritorno a vecchi valori esistenti in una vecchia città immaginaria, Palepoli appunto, dove l’amicizia, l’uguaglianza ed il rispetto per gli altri non si sono perduti come invece è successo nelle città moderne. Tutti i primi tre dischi degli Osanna sono assolutamente imperdibili, non solo per gli appassionati del prog.
Sempre a Napoli inizia la carriera musicale di quello che poteva essere uno dei più straordinari cantanti italiani, Alan Sorrenti. I suoi primi due album Aria (1972) e Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto (1973), che probabilmente voleva riprendere il titolo dall’esordio dei Pink Floyd, sono estremamente sperimentali ed abbandonano (in particolare Aria) quasi del tutto il classico formato canzone. Ivan Sorrenti poteva essere il Tim Buckley italiano, ed in effetti sono chiare le sue influenze, poi però si perse tra disco music, musica commerciale e problemi giudiziari. Un vero peccato.
Gli Jacula, fondati da Antonio Bartoccetti (Antonius Rex), sono stati un gruppo stranissimo all’interno della scena musicale italiana. Il loro primo album In Cauda Semper Stat Venenum è addirittura del 1969, quindi prima ancora che il progressive abbia davvero preso piede in Italia. In effetti la loro musica non ha nulla a che fare col progressive ma sembra più che altro la colonna sonora di macabri rituali satanici. Dominato dal suono delle tastiere e dell’organo, ma con una chitarra distorta durissima in Triumphatus Sad, testi in latino, il disco ha più un valore storico che musicale.
I lombardi De De Lind, nati come gruppo beat negli anni sessanta, svoltano nel 1973 decisamente nel progressive con un ottimo album, molto complesso e maturo, Io non so da dove vengo. Anche i De De Lind sono uno dei tanti gruppi italiani scomparsi dopo la pubblicazione di un solo album, disperdendo così le loro buone potenzialità.
I romani Semiramis sono stati il gruppo più giovane del progressive italiano. Quando suonarono al Festival Pop di Villa Pamphili del 1972 tutti i componenti del gruppo erano ancora minorenni. Nonostante la giovanissima età l’album Dedicato a Frazz è molto interessante e maturo. Della formazione faceva parte Michele Zarrillo col fratello Maurizio alle tastiere.
Tutte le monografie pubblicate sulla Scena Progressive Italiana:
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 1/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 2/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 3/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 4/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 5/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 6/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 7/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 8/9