
Progressive Rock
La Scena Italiana 1/9
Banco del Mutuo Soccorso, Metamorfosi, Campo di Marte, Biglietto per l'Inferno, Raccomandata con Ricevuta di Ritorno
Oggi iniziamo una lunga serie di monografie sul rock progressivo italiano. Le monografie saranno nove e in ognuna parleremo di cinque gruppi, uno di questi lo considereremo maggiore, gli altri quattro minori. La differenza tra maggiore o minore non è da intendersi come migliore o peggiore, i minori sono gruppi che hanno avuto una minore notorietà o una vita talmente breve da essersi sciolti dopo la pubblicazione di un solo album. Quindi in totale tratteremo quarantacinque gruppi, cercando così di creare un discreto database per chi volesse conoscere o approfondire il genere. I nove gruppi maggiori scelti, che tratteremo uno per ogni monografia (come qualunque scelta può essere opinabile), sono i Banco, i PFM, le Orme, gli Area, i New Trolls, gli Osanna, i Museo Rosenbach, i Trip e i Picchio dal Pozzo.
Negli anni sessanta l’Italia è stata musicalmente influenzata dalla British Invasion ed ha visto la nascita di svariati gruppi beat. L’influenza del rock psichedelico, pur presente, è stata invece piuttosto flebile (segnalo in particolare le Stelle di Mario Schifano). Dopo la pubblicazione di In the Court of Crimson King (1969), data di nascita del progressive rock, l’Italia sembra aspettare un pò, per almeno un anno non succede nulla di particolarmente nuovo.
Dopo il 1970 ecco l’esplosione. Il progressive viene assorbito, elaborato e trasformato in quella versione mediterranea tipica del sound italiano. Tanti gruppi beat (ad esempio I Quelli che diventeranno i PFM) si trasformano e seguono l’onda del progressive nascente, tanti altri nascono dal nulla. E’ un continuo fiorire di nuovi suoni, nuove idee che non ha precedenti nell’Italia del rock. Definire una data di nascita del progressive rock italiano non è semplice, potrebbe essere il 1970 (il primo album dei Trip, Syrio 2222 del Balletto di Bronzo) o il 1971 (Collage delle Orme, Concerto Grosso per i New Trolls, L’uomo degli Osanna, Caronte dei Trip). Indipendentemente dalla data di nascita, l’esperienza italiana del progressive è stata intensa e breve, in pochi anni, forse addirittura solo due o tre, sono stati pubblicati tutti i suoi più grandi album. Sono gli anni dei svariati festival di musica pop italiana (Festival Pop di Caracalla, Controcanzonissima, il Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze), dove musica di alto livello viene proposta in tutta Italia, molto spesso anche con l’ausilio della Rai.
Il progressive italiano, seppur può globalmente considerarsi inferiore al progressive classico britannico, se viene valutato nei suoi vertici, nei suoi album migliori (e non sono pochissimi) può invece considerarsi all’altezza dei suoi padri, non mancando di fantasia, complessità, virtuosismo. Non sono mai stati raggiunti i livelli altissimi dei King Crimson o dei migliori Yes, ma complessivamente il giudizio non può che essere ottimo e può senz’altro inorgoglirci.
I romani Banco del Mutuo Soccorso (o più semplicemente Banco) sono stati uno dei più grandi gruppi di progressive italiano, forse addirittura i più grandi in assoluto. Nell’arco della loro lunga carriera (il loro ultimo album è del 1997), miscelando ELP, Genesis, Gentle Giant e non solo, hanno mantenuto livelli molto alti, a volte altissimi, e nei loro migliori lavori hanno dimostrato di avere ben poco da invidiare ai grandi album dei maestri britannici. Come disse Nocenzi la loro fu musica d’avanguardia, di estrema avanguardia. A differenza di altri gruppi italiani, carenti nella scrittura dei testi, affrontarono temi molto impegnati e colti, scritti in maniera egregia da Francesco Di Giacomo, dallo scontro tra scienza e religione (Darwin – 1972), alla libertà individuale (Io sono nato libero – 1973). I loro primi tre album possono considerarsi tra i migliori in assoluto del prog italiano.
Sempre a Roma ha visto la luce uno di gruppi più originale della nostra monografia, i Metamorfosi. Capitanati dal cantante siciliano Davide “Jimmy” Spitaleri, dalla voce forte e possente, e dal virtuoso tastierista Enrico Olivieri, si fecero notare nel 1972 al secondo Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze, ma raggiunsero il loro apice col loro splendido secondo album, Inferno, un caso unico di progressive dantesco. Con la loro formazione alla ELP (cioè senza chitarra), le tastiere veloci, quasi “indemoniate” (per restare in tema), il virtuosismo e le atmosfere dantesche, hanno creato un album che è una vera e propria perla del rock italiano. Un concept dantesco che parte dall’entrata nell’inferno, al viaggio nei vari gironi, sino all’incontro con Lucifero e l’uscita “a riveder le stelle”. Immancabile.
Tra i chitarristi protagonisti del progressive italiano uno dei più virtuosi fu certamente Enrico Rosa, che in età giovanile, fondò a Firenze i Campo di Marte. Pubblicarono un solo album omonimo caratterizzato da sonorità molto dure, quasi hard rock, con una particolare dissonanza tra la durezza dei suoni (chitarra, basso e batteria) e la vacuità della voce di Rosa. I testi antimilitaristi sono molto interessanti, poetici e descrivono le conseguenze della guerra che stravolge il paesaggio e la vita degli uomini, trasformando i verdi prati in cimiteri con migliaia di croci.
I Biglietto per l’Inferno, nati a Lecco, esordirono nel 1974 col loro primo e migliore album omonimo. Caratterizzati dalla presenza di una doppia tastiera, proponevano suoni molto duri e testi critici verso la religione cattolica. Questi testi mostravano un chiaro conflitto interiore del cantante Claudio Canali che terminò queste sue tribolazioni decidendo di diventare monaco. Tutt’ora vive nel convento di Minucciano. Col secondo album, Il Tempo della semina (1975) non replicarono il successo dell’esordio che può, invece, essere considerato uno degli album classici del prog italiano.
I romani Raccomandata con Ricevuta di Ritorno sono stati uno dei gruppi più originali del prog italiano. La loro idea di scrivere un concept a tema fantascientifico (Per un mondo di cristallo – 1972) è un caso unico in Italia. Il risultato è una perla poco conosciuta. Nonostante la giovanissima età i RRR dimostrano una capacità compositiva e musicale fuori dal comune, tutti i brani hanno ritmi ossessivi e sincopati che rendono benissimo sia l’atmosfera desolata del mondo distrutto da una guerra nucleare, sia il cammino dell’astronauta in ambienti desertici. Il lungo percorso nella terra distrutta è l’occasione per riflessioni sulla vita e sulla morte, sul perchè di certi nostri inutili comportamenti.
Tutte le monografie pubblicate sulla Scena Progressive Italiana:
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 1/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 2/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 3/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 4/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 5/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 6/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 7/9
Progressive Rock – La Scena Italiana Parte 8/9