
Le Scuole dell’Avanguardia:
il Minimalismo Americano. I precursori.
Le origini del minimalismo. Fascismo, crimine intellettuale o movimento liberatorio?
“Il Minimalismo è una sorta di fascismo, un’inutile costrizione di riduzione a forme deprivate di significato da un punto di vista tecnico e storico. E’ semplicemente un crimine intellettuale“. Con queste durissime parole il compositore Luciano Berio descrive le sue idee su una delle correnti dell’avanguardia, il minimalismo. L’idea di Berio è che l’arte non deve porsi confini, egli vede ogni limitazione auto-imposta una sorta di riduzione della propria libertà, una scelta fascista e quindi criminale. Qualunque sia la sua opinione ciò non toglie che il minimalismo sia stato un movimento estremamente ampio e duraturo. Esistono architettura, pittura, teatro minimalisti. Non solo in America, ma in ogni parte del mondo.
Le caratteristiche principali dell’arte minimalista sono la riduzione della realtà, l’antiespressività, l’impersonalità, la riproduzione di figure geometriche semplici ed elementari, un tentativo di ritorno alla semplicità dell’arte antica che in molti casi veniva già ritenuta minimalista. Ad esempio l’architetto minimalista John Pawson sostiene che il Teatro di Epidauro sia il primo esempio di arte minimalista. In musica questo si traduce in riduzione del materiale ai minimi termini e ripetizione. Le poche note sopravvissute all’operazione di riduzione, piccoli frammenti rimasti, vengono ripetuti per lungo tempo. Non sono pensabili composizioni minimaliste brevi, i frammenti devono svilupparsi per lunghi o lunghissimi periodi di tempo, con piccole variazioni periodiche che solo dopo svariati minuti portano a cambiamenti significativi. L’ascolto deve essere semplice, i frammenti scelti devono essere di facile memorizzazione, l’ascoltatore deve farli suoi dopo pochi secondi. L’idea è che quello che può apparire futile e noioso se ascoltato per un minuto può non esserlo se viene ascoltato per otto, dieci o venti minuti. Le piccole modifiche apportate periodicamente dal musicista, o le sovrapposizioni in controfase apportate da nastri registrati, cambiano lentamente il brano che risulta molto cambiato dall’inizio alla fine. E’ una lenta evoluzione che cattura l’ascoltatore sino quasi a ipnotizzarlo. Inutile sottolineare quanta influenza questo abbia avuto nella musica contemporanea. Noi oggi ascoltiamo musica che ha le caratteristiche del minimalismo praticamente tutti i giorni.
I musicisti minimalisti americani possono essere divisi in varie categorie.
- I precursori. Pur non essendo minimalisti, hanno avuto un’influenza decisiva sulla nascita del movimento. Sono John Cage (vedi foto in alto) e Morton Feldman.
- Il Minimalismo californiano di La Monte Young e di Terry Riley,
- Il Minimalismo newyorkese di Steve Reich e di Philip Glass.
Questi sono i protagonisti principali ma i musicisti ascrivibili, anche per brevi periodi, al minimalismo sono molti di più. I più importanti sono Jon Gibson, Arnold Dreyblatt, Tony Conrad (violinista che incise, nel 1973, un album con i Faust, Outside the Dream Syndicate), John LaBarbara, Michael Nyman.
John Cage è un gigante della storia della musica del ventesimo secolo. La sua grandezza è tale che è impossibile inquadrarlo in un singolo movimento. Cage non segue le tendenze, le crea per poi lasciarle e crearne di nuove, come solo i veri geni sanno fare. Allievo di un altro gigante della musica classica del 900, Arnold Schönberg, Cage non è un minimalista ma se si ascoltano alcuni dei suoi lavori giovanili, ad esempio In a Landscape (1948) si notano un susseguirsi di note semplici, singole, tutte con lo stesso ritmo. I frammenti sono tutti uguali e si ripetono. Cage crea una musica più da osservare che da ascoltare, proprio come come fosse un paesaggio. Non è ancora minimalismo ma Cage ha aperto una nuova strada. Sempre nello stesso anno crea uno dei suoi lavori più noti, Sonatas and interludes, geniale esperimento suonato con un piano preparato, un normale pianoforte modificato con viti, bulloni, forchette, pezzi di gomma e tutto quello che potesse alterare timbri e suoni.
Morton Feldman è stato uno dei migliori allievi di John Cage. Anche lui non è inquadrabile nel solco del minimalismo ma certamente molto suoi lavori sono stati importati per la formazione di questo movimento. Vede nella musica a possibilità di descrivere le immagini dei pittori astratti che amava. Anche lui usa pattern ripetitivi che possono durare fino a sei ore, ad esempio String quartet II del 1983 o For Philip Guston del 1984 di cinque ore. Nei suoi lavori giovanili è chiara l’influenza di Cage, come in Intermissions del 1950. Molti critici considerano che il suo capolavoro sia Rothko Chapel del 1971, dedicata al pittore astratto Mark Rothko morto l’anno prima.
Le monografie sul Minimalismo Americano:
1) I precursori; John Cage e Morton Feldman
2) Il Minimalismo californiano; La Monte Young e Terry Riley
3) Il Minimalismo newyorkese; Steve Reich e Philip Glass