
Il concerto di Robert Fripp e Theo Travis a Roma 2010
Il palcoscenico è tra i più suggestivi. La navata della Chiesa Evangelica Metodista di Roma accolse la breve serie di concerti che Robert Fripp e Theo Travis tennero dal 12 al 15 novembre 2010. Una chiesa rigorosa ed austera, circa duecentocinquanta persone ad assistere all’evento a sottolinearne l’esclusività
Il palcoscenico è tra i più suggestivi. La navata della Chiesa Evangelica Metodista di Roma accolse la breve serie di concerti che Robert Fripp e Theo Travis tennero dal 12 al 15 novembre 2010. Una chiesa rigorosa ed austera, circa duecentocinquanta persone ad assistere all’evento a sottolinearne l’esclusività, un impianto quadrifonico Tannoy T12 che, nell’attesa, diffonde i paesaggi sonori di Fripp, accrescendo quel senso di riflessione introspettiva che satura l’atmosfera religiosa del luogo, che offre al visitatore ricche pareti decorate nel 1924 dal pittore Paolo Paschetto e magnifiche vetrate che soffondono una luce morbidamente suggestiva. Arriva il momento della presentazione del concerto elaborata dagli allievi del Guitar Craft di Fripp in varie lingue; terminata questa breve introduzione, come di consueto, chiedono al pubblico di non scattare foto e di non effettuare registrazioni, preoccupazione ossessiva soprattutto di Fripp, impensierito anche dalla minima increspatura nella trama dell’esibizione; un momento di raccoglimento prima di un ascolto che si preannuncia complesso, difficile da interpretare, giusto il tempo di ripensare un attimo agli artisti che sentiremo tra poco.
Theo Travis è un sassofonista, flautista e compositore, attivo a Londra, con più di una dozzina di album all’attivo nella sua discografia solista. Si esibisce regolarmente con il suo gruppo jazz; compone e incide con la band sperimentale Cipher, ed è membro della Soft Machine Legacy e della nuova formazione dei Gong. Theo Travis, infine, ha un ricco carnet di collaborazioni con grandi musicisti e band tra cui Harold Budd, David Sylvian, Bill Nelson, Porcupine Tree, Jah Wobble, Lol Coxhill, John Etheridge e Hatfield & the North. Lavora in duo con Robert Fripp, ed ha inciso con lui due dischi e sviluppato alcune tourneé di grande rilievo presentando una musica che si adatta in maniera straordinaria allo spazio ieratico di cattedrali e chiese ed è proprio per questo che li ritroviamo in questa singolare location della Capitale.
Chi ama il rock progressive non può non conoscere Robert Fripp, chitarrista, compositore e membro fondatore del gruppo dei King Crimson, storica band a cui si deve il primo disco di quel genere che si andava affermando nei primi anni Settanta, In The Court Of Crimson King con la quale continua ancora ad esibirsi. Ha all’attivo una discografia, sia da solista che insieme ai King Crimson ed altri gruppi, letteralmente sconfinata; ha elaborato una tecnica strumentale molto particolare detta Frippertronics, una tecnologia molto simile al loop & delay, ottenuta con due registratori Revox in serie sovraincisi con una chitarra elettrica, riadattata poi da Travis in Ambitronics un suono originale, richiesto da molti artisti. Oltre alla sua attività musicale, Fripp impartisce in molti Paesi corsi di Guitar Craft e viene citato da molti musicisti come fonte di influenza primaria; i suoi scritti, soprattutto quelli sul diritto d’autore, sono molto noti negli ambienti musicali più colti e fonte di ammirazione diffusa. Fripp ha suonato con moltissimi artisti contemporanei tra cui vogliamo ricordare David Bowie, Brian Eno, Peter Gabriel, Daryl Hall, The Orb, Andy Summers, David Sylvian, Peter Hammill, Tool e Steven Wilson dei Porcupine Tree e tanti altri.
Il concerto inizia puntualmente alle ore 21 con l’ingresso di Robert Fripp cui viene tributato un lungo applauso: prende posto al centro della sua corposa strumentazione elettronica, in quel suo universo dove la musica diventa oggetto di un culto pagano, si trasfigura in una filosofia ricca di anni di studi e di sperimentazioni di tecniche d’avanguardia; egli imbraccia la Fernandes artigianale marrone, modello Les Paul, si siede e le dita sfiorano subito il rack elettronico. Accanto a sè ha una Beaudeaux nera di ricambio, copia della Les Paul Black Beauty. L’apertura è tutta sua, mentre dopo qualche minuto dal fondo della navata arriva come in processione Theo Travis intonando le prime note dell’inconfondibile The Power To Believe che costituiranno sia l’introduzione del concerto che la fine. Segue Pastoral, dal primo album del duo, Thread, e prende posto anch’egli sul palco e si prosegue con Moonchild, brano di bellezza struggente del repertorio crimsoniano, già presentata nel Live At The Coventry Cathedral e qui eseguito in forma minimalista. Qualcosa si scioglie nel cuore dei presenti e la commozione è palpabile, la versione trafigge con la sua semplice purezza, e l’assolo di chitarra, aspro e severo, ci ricorda l’amatissimo Jimi Hendrix. Il flauto di Travis riesce al suo meglio a rimanere nell’ordito del brano tale da rendersi a tratti indistinguibile, aggiungendo dolcezza e profondità senza diventare in nessun modo prolisso.
Robert Fripp e Theo Travis in immagini di repertorio
Aleggiano le note di In The Court Of The Crimson King dopo un breve assolo di chitarra ma è solo un momento per passare ai successivi C Symmetrical e Blue Calm, a preparare Starless il cui tema si dilata e si stempera nelle progressioni stratificate della chitarra, fortemente enfatizzata dai campionamenti che s’intrecciano e sovrappongono in un gioco infinito di rifrazioni sonore. D Harmonic Minor, poi, vede Travis in grande evidenza con un ottimo assolo di sax tenore che si staglia sulle tonalità basse di una cupa atmosfera elettronica. Bubbles, a seguire, riecheggia di campane tibetane, si libra diafano a sostenere questa volta il flauto di Travis destinato ad accrescere quel senso di dolce smarrimento che avvolge i presenti.
Robert Fripp e Theo Travis in immagini di repertorio
Duet At The End Of Time, di nuovo Fripp si immerge in tonalità basse e remote, crea immagini sonore splendidamente esaltate dall’impianto quadrifonico, si prepara ad un assolo vellutato e duetta con Travis, torna sul giro di The Power to Believe, finchè ad un tratto il flautista imbocca il corridoio centrale dirigendosi verso le porte di entrata. Il suono continua ad andare mentre Fripp ripone la sua chitarra e ad occhi bassi raggiunge Travis per uscire anch’egli dalla chiesa. Il pubblico è disorientato, non sa se il concerto sia finito o no – in fondo è passata solo un’ora – si aspetta dei bis, ma Fripp è definitivamente uscito di scena, insalutata ospite. E’ nel suo costume di questi ultimi anni, rifiutando con questo suo atteggiamento la responsabilità delle sensazioni generate dalla sua musica, negando consapevolmente ogni rapporto personale perchè in fin dei conti è proprio la musica che conta.