
David Bowie unplugged @Shoreline Amphitheatre (1996)
La nona edizione del Bridge School Benefith Concert si svolse il 19 e 20 ottobre 1996 a Mountain View, California, allo Shoreline Amphitheatre, Shoreline e di quell’evento straordinario fu pubblicato nel 1998 dall’etichetta australiana SH199 un bootleg di qualità eccellente della durata di 71 minuti che riporta i due show acustici (unplugged) di David Bowie
La nona edizione del Bridge School Benefith Concert si svolse il 19 e 20 ottobre 1996 a Mountain View, California, allo Shoreline Amphitheatre, Shoreline e di quell’evento straordinario fu pubblicato nel 1998 dall’etichetta australiana SH199 un bootleg di qualità eccellente della durata di 71 minuti che riporta i due show acustici (unplugged) di David Bowie. In seguito verrà pubblicato con lo stesso contenuto anche un DVD sempre di ottima qualità.
Fondata nel 1986 da Pegi Young insieme a Jim Forderer e con l’aiuto della dottoressa Marilyn Buzolich, la Bridge School sin dal principio ha sviluppato ed utilizzato tecnologie molto avanzate per aiutare nello studio bambini con varie forme di disabilità. Nel 1986 si tenne il primo Bridge School Benefit Concert organizzato dal cantante Neil Young, insieme con la moglie Pegi, ed ebbe lo scopo di raccogliere i fondi necessari per far partire l’attività della scuola che iniziò l’anno successivo. Il Bridge School Benefit Concert, suonato soprattutto in acustico, è diventato, dal 1988 in poi, un appuntamento che si rinnova ogni anno nel periodo ottobre-novembre sempre nella stessa location allo Shoreline Amphiteatre e gli artisti che vi prendono parte sono annoverati tra i migliori del panorama musicale internazionale. Il coinvolgimento dei coniugi Young, almeno in parte, si deve al fatto che Neil Young ha due figli maschi, Zeke e Ben, entrambi nati con una forma di paralisi cerebrale più (Ben) o meno (Zeke) grave, e una figlia di nome Amber Jean, che, come Young stesso, soffre di epilessia.
A quella edizione del 1996 parteciparono: Neil Young & Crazy Horse, Billy Idol, Bonnie Raitt, Cowboy Junkies, David Bowie, Hayden, Patti Smith, Pearl Jam, Pete Townshend, e chi vi prese parte ricorda come il backstage fosse tutto un via-vai di quei bambini speciali che frequentavano la scuola: chi in sedia a rotelle, chi in braccio ai propri genitori, tutti a curiosare tra le quinte e tra gli artisti. Patti Smith, infatti, farà il suo concerto dando le spalle spesso al pubblico per rivolgersi a quei veri protagonisti di quelle serate, bambini che combattevano contro varie malattie debilitanti. Neil Young aprì lo show con una versione estesa di Natural Beauty, dal suo album Harvest Moon, prima di consegnare la scena ad Hayden, un giovane e sensibile folksinger canadese.

Pete Townshend ( a destra) insieme con Phil Daniels
Gli Who erano a soli 50 chilometri da Shoreline con il loro indimenticabile spettacolo Quadrophenia e Peter Townshend ne approfittò per giungere inaspettatamente, insieme con il suo manager Bill Curbishley, al concerto dove fu accolto da una standing ovation. Tra i vari brani interpretati (The Kids Are Alright, I’m A Boy, A Legal Matter, Let My Love Open The Door, Behind Blue Eyes e Drowned), curvo sopra una Gibson Hummingbird intarsiata, egli intrattenne il pubblico con storie di suo figlio, che lo accompagnava nelle date del tour. Con un luccichio negli occhi salutò poi Neil e Pegi Young per scomparire rapidamente, così come si era materializzato, per tornare a San Josè e alla più famosa opera rock di quell’epoca.
L’esibizione di Patti Smith e del suo gruppo, si racconta, sia stata davvero inquietante e lei stessa una visione allarmante, con quell’aria da magro bambino abbandonato, avvolta in una giacca blue jeans troppo grande per la sua taglia: mesmerizzò il pubblico con il suo ondeggiare sinuoso e le sue canzoni seducenti confermando ancora una volta la qualità indiscussa della sua arte.
Ma la vera sorpresa del concerto fu la partecipazione di David Bowie, che in qualche modo rubò la scena agli artisti impegnati in quel week-end di ottobre. Vestito come un Teddy Boy degli anni Sessanta e accompagnato alla chitarra elettrica da Reeves Gabrels e al basso da Gail Ann Dorsey, egli iniziò lanciando subito qualche battuta sulla ’vecchiaia’ di Townshend, di un paio d’anni più grande di lui e sulla sua abitudine di usare un canzoniere sulla scena delle sue interpretazioni. Bowie poi proseguirà a punteggiare tutta la sua performance eseguita con la chitarra acustica, con un malizioso sense of humor come raramente abbiamo visto nelle sue apparizioni dal vivo e confesserà candidamente e con entusiasmo alla folla che era presente per assistere all’evento: “Ci stiamo divertendo molto… non abbiamo mai fatto un concerto acustico“.

David Bowie insieme con Gail Ann Dorsey
La scaletta delle due esibizioni furono sostanzialmente uguali con poche differenze tra i due giorni: il 19 ottobre, dopo una breve introduzione, egli eseguì Aladdin Sane, The Jean Genie, Can’t stop loving you, I Can’t Read, The Man Who Sold The World, Heroes, Let’s Dance; il giorno successivo aggiunse China Girl, White Light, White Heat. Scaletta a prova-di-bomba, dunque, brani tutti noti al grande pubblico e senza vere difficoltà di esecuzione anche in acustico. In realtà gli arrangiamenti creati per l’occasione mettono in netto risalto la voce dell’artista che in quegli anni aveva raggiunto la piena maturità espressiva, ricca di tonalità impressioniste, esperienza e sensibilità ed egli è perfettamente in grado di riempire la sobria scena musicale. Indovinata la scelta dei compagni di avventura: un eccellente Reeves Gabrels mai in imbarazzo o in soggezione neanche se si tratta di eseguire Heroes celeberrimo brano che Bowie aveva condiviso con Robert Fripp, che Gabrels interpreta sfruttando la caratteristica circolarità dei frippertronics ma senza prolissità anzi in qualche modo uguagliando il maestro nell’intelligenza esecutiva. Chino sulla sua chitarra istoriata a tal punto da ingranaggi ed intarsi da sembrare un oggetto di un futuro post-bellico crea bellissimi tappeti sonori senza mai ‘schiacciare’ la chitarra acustica di Bowie che peraltro non si impone mai, ovviamente, ma lascia fare con sincero divertimento.

David Bowie in uno screenshot del concerto di Shoreline
Gail Ann Dorsey aveva cominciato a collaborare con David Bowie l’anno precedente nel 1995 e sarebbe rimasta con lui fino alla fine nel 2016. Eccellente bassista, in questo concerto tuttavia l’apprezziamo soprattutto nei duetti con Bowie, in Aladdin Sane, per esempio, dove interpreta alcuni versi con voce assolutamente angelica. In generale, in tutta l’esibizione del gruppo si avverte la forte personalità di questa artista soprattutto nei momenti più diafani (The Man Who Sold The World) o quando il basso aggiunge peso atomico alle alte strida della chitarra elettrica di Reeves Gabrels che s’innalzano distorte come in I Can’t Read.

David Bowie insieme con Reeves Gabrels
Due, comunque, le vere rivelazioni della serata: la versione acustica di The Jean Genie e la completa trasfigurazione di Let’s Dance, dove, in quest’ultima, il ritmo si contrae, si tende, la chitarra di Bowie diventa aspra, il cantato duro e crepuscolare, graffia muscoli e tendini; dove il basso crea un pozzo gravitazionale sfavillante di diamanti e il distorsore di Reeves Gabrels s’innalza per infiammare il carburante residuo… tutto questo in un brano divenuto acustico per caso, solo per questo evento, solo in questa occasione..!!

Neil Young nella edizione del 2015 del Bridge School Benefith Concert
Il Bridge School Benefith Concert del 1996 si chiuderà con Neil Young, vestito con una giacca di velluto marrone ed un cappello troppo grande: Cinnamon Girl, eseguita così, quasi all’improvviso senza nessuna introduzione, scivola e si dissolve in Cortez The Killer con lui che si muove un po’ goffo sul palco improvvisando passi di valzer senza una dama oppure uno shuffle: eppure nonostante l’aspetto quasi trascurato egli possiede una dignità ieratica che tocca il cuore, e così, mentre la temperatura della sera scende verso livelli record, egli continua con Human Highway, Mr. Soul, Cowgirl In The Sand, and The Campaigner, fino al finale dove raccoglie tutti i musicisti attorno a sé (escluso Townshend che era già andato via) per cantare Helpless, quasi una metafora della condizione dei bambini per i quali il suo Bridge shows raccoglie fondi. Una serata memorabile, dunque, di condivisione, di autenticità e di esibizioni spettacolari ma che ha saputo mostrare soprattutto la misura di Neil Young, l’uomo, l’artista e il padre.