
Le chitarre del rock:
lo strumento del mito
Risalgono al 1920 i primi esperimenti, condotti da Lloyd Loar, progettista della Gibson fino al 1924 per cercare di dare alla chitarra quel volume adeguato che le permettesse di suonare insieme con gli altri strumenti nelle grandi orchestre jazz e blues che proprio in quegli anni inanellavano grandi successi.
Risalgono al 1920 i primi esperimenti, condotti da Lloyd Loar, progettista della Gibson fino al 1924 per cercare di dare alla chitarra quel volume adeguato che le permettesse di suonare insieme con gli altri strumenti nelle grandi orchestre jazz e blues che proprio in quegli anni inanellavano grandi successi. Loar cercò di aumentare il volume dello strumento attraverso dei rilevatori di suono messi vicino alle corde, ma dovremo arrivare al 1931 per vedere la prima chitarra elettrica, quando cioè alcune brillanti intuizioni portarono Adolph Rickenbacker a creare il primo modello di pick-up elettromagnetico, un dispositivo elettronico in grado di trasformare le vibrazioni delle corde in impulsi di tipo elettrico e ad applicarlo ad una chitarra hawaiana che fu in seguito chiamata frying pan guitar nei due modelli A22 e A25. Nel 1935 la Gibson mise in produzione un modello di chitarra, il modello ES 150, con cassa di risonanza, aperture a “f” tipo violino, ed un pick-up. Il successo fu enorme e finalmente la chitarra trovò il suo posto nelle orchestre.
Quella chitarra, in realtà, non era molto simile alla sua sorella più adulta, quella classica, poichè la sua tonalità dipendeva in massima parte dalla qualità dell’amplificazione, sebbene la presenza di una cassa armonica combinata ad un pick-up produceva un suono pastoso e ricco di armoniche molto simile a quello della chitarra classica; molti erano anche i problemi legati a questa tecnica costruttiva tra cui il più fastidioso era il feedback acustico (effetto Larsen) che affliggeva (e affliggerà) i tecnici di quell’epoca (ma anche della nostra). Nel 1941 Les Paul crea per la Epiphone un prototipo, la The Log, che limitava il problema del feedback racchiudendo la chitarra acustica in un blocco di legno: la prima chitarra semi-solid. Fu ancora una volta Gibson a perfezionare l’idea per il suo modello ES 335 TD.
Nel 1946 Paul Bigsby, insieme con Merle Travis, suo amico, costruiscono il prototipo di una chitarra molto innovativa dalla cassa armonica di soli cinque centimetri di spessore che risolveva quasi completamente i problemi di risonanze indesiderate. Lo strumento presentava altre novità come la paletta, che monta le chiavette per accordare solo da un lato e uno “scavo” intorno al manico che permette al musicista di raggiungere agevolmente il ventesimo tasto. Bigsby inventerà per la sua chitarra anche il ponte tremolo, un sistema a molla che permetteva di intervenire con una leva sull’intonazione delle corde.
Siamo pronti per la svolta definitiva, questa volta data da Leo Fender, tecnico progettista di amplificatori, che nel 1948 crea la Broadcaster, una chitarra con due pick-up single coil miscelabili e con il corpo pieno in legno massiccio che annulla completamente le risonanze indesiderate e aumenta il sustain delle corde, sviluppando il concetto di chitarra solid body, migliorando notevolmente le intuizioni di Bigsby e Travis. Il disegno del corpo e della paletta è più sobrio e razionale e soprattutto adesso lo strumento potrà essere prodotto su larga scala perchè le varie fasi della lavorazione e dell’assemblaggio sono molto più semplici. Come prevedibile anche questa volta il successo sarà enorme: la Broadcaster, divenuta poi Telecaster, viene prodotta dalla Fender ancora oggi.
C’è anche un po’ del nostro Paese nella storia della chitarra elettrica: Il primo brevetto in Italia per la chitarra elettrica fu ottenuto da Ercole Pace il 21 marzo 1951 al n. 462480 su domanda presentata il 7 marzo 1950 per un “dispositivo magneto-dinamico, applicabile a strumenti a plettro in genere ed a chitarre in particolare, per amplificare il suono in collegamento con la presa fono di apparecchi radio” che poi produrrà egli stesso in serie in un piccolo laboratorio a Roma, in Trastevere. Il dispositivo era diverso da quello di Leo Fender (di cui Ercole Pace ignorava persino l’esistenza) in quanto il sistema costruttivo del pick-up, adottando una bobina per ogni corda, mirava a rendere il rilevamento più bilanciato ed accurato.
Nel 1953 Leo Fender creerà la chitarra che diverrà una pietra miliare della musica rock/blues: la Stratocaster. Solid body come la Broadcaster/Telecaster, dal design moderno composto da un corpo di minor spessore, smussato nella parte posteriore per un migliore confort del musicista. I pick-up, single coil, sono tre e sono montati su un bel battipenna dove trovano posto, oltre al selettore per scegliere il pick-up desiderato, anche tre potenziometri: uno per regolare il volume e due di regolazione tono. La leva del tremolo a differenza delle altre dell’epoca è un tutt’uno con il ponte per evitare fastidiose scordature; sul ponte, anch’esso innovativo, ogni corda poggia su una sua “selletta” che dispone sia della regolazione in altezza sia in lunghezza, permettendo un’intonazione perfetta e una distanza delle corde dalla tastiera (action), personalizzabile; anche la Stratocaster viene prodotta ancora oggi da quel lontano 1953.
L’unica chitarra importante e nota come la Fender Stratocaster è la Gibson modello Les Paul del 1952, più vicina al disegno originale di Bigsby-Travis, con forme semmai più fluide ed armoniose e una tecnologia di tutto riguardo: infatti monta due pick-up humbucker, più potenti dei single coil e dalla timbrica più “nasale“. Le regolazioni di tono e volume sono affidate ad una coppia di potenziometri e ad un selettore per miscelare il suono dei due pick-up. Il ponte non ha la leva del vibrato, la regolazione dell’action delle corde avviene con due ghiere poste ai lati che sollevano o abbassano tutte e sei le corde contemporaneamente. L’intonazione invece può essere regolata singolarmente corda per corda. Queste due chitarre sono giunte fino a noi sostanzialmente invariate negli anni: oggi semmai lo studio e la progettazione vertono sul bisogno di dialogare con interfacce digitali anche se non mancano le critiche di chi vede in questo un’avvilente snaturalizzazione delle peculiarità tipiche della chitarra.
I tipi di chitarra elettrica più vendute sono i solid body e gli hollow body, questi ultimi ulteriormente suddivisi in archtop e semi-hollow. Le solid body, letteralmente “corpo solido“, sono le chitarre elettriche più diffuse: non hanno una cassa di risonanza, bensì un corpo di legno pieno o, più raramente, di altri materiali. La forma del corpo, il legno con cui è realizzato, ed il tipo di pick-up utilizzato sono determinanti ai fini della resa sonora dello strumento.
Esistono tre principali tipi di solid body, che differiscono per il modo in cui il manico ed il corpo vengono uniti: bolt-on neck “manico avvitato“, cioè con manico avvitato al corpo (es: Fender Stratocaster), neck-thru body “manico attraverso il corpo” cioè con manico che percorre l’intera lunghezza della chitarra, corpo compreso (es: Ibanez RGT), e set-in-neck o “set-neck” “manico attaccato“, cioè con manico incollato al corpo della chitarra (es: Gibson Les Paul).
Le chitarre a manico avvitato sono caratterizzate da un suono generalmente più ricco di alte frequenze, povero di quelle medie e scarso di bassi profondi.
Le chitarre con il manico passante nel corpo sono caratterizzate da un notevole sustain, da un buon bilanciamento di suoni fra alti, medi e bassi, e da un perfetto allineamento manico-corpo.
Le chitarre con il manico incollato al corpo hanno in linea di massima le caratteristiche positive, in termini di sustain e bilanciamento delle frequenze, simili a quelle con il manico passante ma in queste chitarre risulta possibile operare sul manico. Ovviamente, visto che il sistema è incollato, il lavoro dovrà comunque essere fatto da un liutaio.
I legni principalmente utilizzati sono: per bolt-on neck, ontano e tiglio per il corpo, acero per il manico, eventuale ricopertura in palissandro per la tastiera; per il neck-thru, mogano per il corpo, frassino o acero per il manico, palissandro per la tastiera; per il set-neck generalmente si utilizza mogano sia per il corpo che per il manico, e palissandro per la tastiera.
Dal 1963 la Gibson produce il modello EDS-1275, una chitarra elettrica solid body dal doppio manico che presenta un corpo più grande di una comune Gibson SG di cui riprende la linea. La versione composta dal manico superiore da chitarra a dodici corde mentre quello inferiore sei venne usata da Jimmy Page ad esempio, nella celeberrima Starway to Even e molto spesso da John McLaughlin, ed in generale ha riscosso un buon successo nonostante i suoi sei chili di peso.
Le chitarre hollow body, dette anche semi-acustiche, presentano una parte o la totalità del corpo vuota, con uno o due tradizionali fori di espansione a forma di “f” posti ai lati delle corde. Queste chitarre sono caratterizzate da un suono particolarmente dolce e poco aggressivo (come molti modelli Gibson, Ibanez, ecc. utilizzati principalmente per il jazz), o molto brillante e squillante (come i modelli Gretsch, spesso usati nel rockabilly). La cassa vuota tende a creare alcuni problemi di risonanza delle vibrazioni.
Le semi-hollow offrono un miglior controllo delle risonanze e le sonorità calde delle semiacustiche. Queste chitarre adottano un corpo di minore spessore in cui, in luogo di un’unica cassa, sono presenti due (più raramente una) casse di ridotta entità ai lati, mentre la parte centrale del corpo è in legno pieno. Solitamente constano di due o tre pezzi incollati, raramente di un unico pezzo. Il legno più comunemente usato è l’ontano. Il primo e più famoso modello semi-hollow è la Gibson ES-335. Atre celebri chitarre di questo tipo sono la ES-355, le serie 300 e 600 della Rickenbacker e la G&L ASAT Classic semi-hollow (basata sulla Fender Telecaster). Tra le semi-hollow più famose troviamo una Vox costruita a mano suonata da John Lennon e George Harrison venduta all’asta a New York per 408.000 dollari (circa 375.000 euro).
Le archtop sono chitarre con un corpo completamente vuoto che permette di ottenere sonorità molto calde e naturali. Il loro nome deriva dal fatto che il top del body è arcuato, come peraltro anche il retro.
Da quanto abbiamo detto finora non dobbiamo trarre l’impressione che il mondo delle chitarre elettriche sia diviso in due tra Fender e Gibson, anzi: dai documenti che pubblichiamo in calce si può invece affermare proprio il contrario e cioè che esiste una grande varietà di modelli utilizzati dagli artisti di tutti i tempi e soprattutto in Italia in ogni città esistono ottimi artigiani e liutai che possono soddisfare esigenze anche molto rigorose sia per lo strumento che per l’elettronica di supporto.
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Grandissima varietà anche tra gli amplificatori ed i pedali degli effetti e qui ci facciamo aiutare da David Gilmour per orientarci sul gusto e lo stile che meglio incarnano lo spirito dello strumento: egli è considerato un chitarrista dai suoni sobri e dal gusto personale sempre molto elegante, grande professionista nello scegliere gli effetti della chitarra, bilanciarli e abbinarli senza esagerazioni.
Strumentazione David Gilmour
Chitarre
Fender Stratocaster “black over sunburst”
Fender Replica del 1984 della Candy Apple Red ’57
Fender Stratocaster #0001 (la prima ad avere un numero di serie)
Fender Replica color crema del ’57, usata solamente nel tour dell’84
Fender ’57 Lake Placid Blue (numero di serie #0040). Usata nelle sessioni di The Wall
Fender Sunburst Stratocaster
Fender Stratocaster bianca con battipenna bianco, usata alla fine degli anni sessanta
Fender Telecaster blond Custom Shop. Usata nel On an Island tour.
Fender Telecaster del ’52 Butterscotch replica con battipenna nero. Usata tra il 1987 e il 1995.
Fender Telecaster del ’59 con corpo sunburst e battipenna bianco. Usata nelle registrazioni di Animals, e nel On an Island tour.
Fender Telecaster del ’61 usata durante le registrazioni di The Wall e nei live dopo,’87 per Run Like Hell
Fender Telecaster con corpo marrone sfumato, usata alla fine degli anni sessanta.
Fender Telecaster chiara con battipenna bianco. La principale chitarra nel primo anno con i Pink Floyd, persa da una compagnia aerea nel 1968, il che condusse Gilmour a comprare la telecaster con corpo marrone sfumato.
Fender Esquire
Gibson Les Paul Goldtop
Gibson EH150 Lap Steel
Gibson “Chet Atkins”, chitarra classica
Gibson J, chitarra acustica
Gretsch Duo-Jet
Bill Lewis 24-fret, usata nelle registrazioni di Dark Side of the Moon.
Ovation Legend 1619-4 steel string. Usata nelle registrazioni di The Wall
Ovation Legend 1619-4 high strung steel string, usata nelle registrazioni di The Wall
Ovation Legend 1613-4 con corde in nylon. Usata nelle registrazioni di The Wall
Ovation Magnum, basso elettrico, usata nelle registrazioni di The Wall
Takamine chitarra acustica
Martin D-35
Martin D12-28 chitarra acustica a 12 corde
Martin D-18 chitarra acustica
Taylor
Jose Vilaplana
Steinberger GL. La principale chitarra usata durante le registrazioni di A Momentary Lapse of Reason.
Fender Precision style, basso elettrico Fretless, usata nelle registrazioni di The Wall.
Music Man, basso elettrico Fretless, usato durante il concerto per Amnesty International dl 1991
Jedson, chitarra lap steel. Una rossa (usata in Shine On You Crazy Diamond Parts 6-9) ed una chiarra
ZB steel guitar”
Amplificatori
Hiwatt DR 103 con cassa WEM 4×12 e coni Fane Crescendo, l’accoppiata più usata da Gilmour.
Fender ‘56 Tweed Twin, usato per piccoli concerti.
Fender Twin Reverb, un combo.
Fender Twin Reverb II 1983 con testata da 105w.
Mesa Boogie Mark II C+, finale bypassato, usato come overdrive.
Alembic F2-B preamplificatore per basso.
Rotary speaker ‘Doppola’ usato nel “Division Bell” tour
Gallien/Krueger 250 ML, un combo, bypassato il finale, lo usò come distorsore.
Selmer Stereomaster da 100w.
Rotary speaker Maestro Rover.
Rotary speaker Leslie 147
Testata Marshall 1960 100w.
Rotary speaker Yamaha RA-200.
Magnatone 280-A 50w, un combo. Alessandro Bluetick Coonhound High-End, 20w valvolare.
Hiwatt SA212, un combo.
Effetti
Electro-Harmonix/Sovtek Big Muff
Vintage Electro-Harmonix Big Muff (versioni “Triangle” e “Ram’s Head” della fine anni settanta).
Electro-Harmonix Electric Mistress
Electro-Harmonix Small Stone
MXR Dyna-Comp (pre-Dunlop ‘Script’ logo)
MXR Phase 90 (usato in Syd Theme)
MXR Phase 100 (usato nei concerti del In The Flesh tour del ’77, ma abbandonato dopo poche date)
MXR Noise Gate/Line Driver
MXR Digital Delay System II
Colorsound Power Boost
Demeter Compulator
AnalogMan Sun Face
Chandler Tube Driver
BK Butler Tube Driver
Compressore Boss CS-2
Pedale Boss GE-6 EQ
Pedale Boss GE-7 EQ
Distorsore Boss HM-2 Heavy Metal
Overdrive Boss OD-3
Boss DD-2 Digital Delay
Boss CE-2 Chorus
TC Electronics Booster+ (Line Driver/distorsore)
TC Electronic Sustain ed Parametric equalizzatore
TC Electronic Dual Parametric equalizzatore
TC Electronics TC-2290 Dynamic Digital Delay
Distorsore Pro Co RAT
Pro Co RAT 2
Heil Talk box
Dallas Arbiter Fuzz Face (inizialmente con transistor NKT-275 e successivamente BC-108)
Compressore Ibanez CP9
Ibanez Tube Screamer
Ibanez TS10 Tubescreamer
Uni-Vox Univibe
Pedale Vox Wah-Wah Dunlop Cry Baby
Binson Echorec II
Binson Echorec PE
Digitech Whammy
Ernie Ball Volume Pedal
Pedaliera Pete Cornish
Pete Cornish Soft Sustain
Pete Cornish Soft Sustain 2
Pete Cornish P-1
Pete Cornish P-2
Pete Cornish G-2
Pete Cornish ST-2
Pete Cornish Line Driver
Pete Cornish Linear Boost
Pete Cornish Tape Echo Simulator (T.E.S)
Pete Cornish Custom Tube 6 Band EQ
EBow
Lexicon PCM70 Digital Effects Processor
Yamaha SPX-90 II Digital Effects Processors
DigiTech ISP-33B Super Harmony pitch shifter
Simulatore Dynacord CLS-222 Leslie
Delay digitale Roland SDE 3000
Se vuoi saperne di più scarica la Guida agli Effetti per Chitarra di David Carelse per Suonarechitarra.com
Ogni chitarrista ha naturalmente un suo gusto personale e se volessimo approfondire questo argomento scopriremmo delle cose davvero interessanti ma ci fermiamo qui con una frase di Bigsby, noto per avere una lista di attesa di due anni per quegli artisti che volevano le sue chitarre. A quelle star arroganti che, presentandosi al suo laboratorio, volevano a tutti i costi passare avanti a tutti dicendo: “Lei non sa chi sono io!” egli era solito rispondere: “I don’t care if you are Jesus Christ, you will wait your turn like everybody else.” (Io non so’ se tu sei Gesù Cristo, ma devi aspettare il tuo turno come agli altri).