
Autoanalisi (semi)seria di Claudio Milano sulla discografia di … Claudio Milano, seconda parte
NichelOdeon: Il Gioco del Silenzio
(Lizard – 2010)
L’utopia di una musica “totale”, oggi, in un disco con qualche “nota di troppo”. Utopia, appunto…
Alterna esecuzioni di grandissimo pregio ad altre troppo dispersive, alcune improvvisazioni potevano essere ben più brevi e i dialoghi tra strumenti più alternati. Due pezzi, Se e Ombre Cinesi, sono oggettivamente brutti, altri, sono un viaggio davvero speciale (Fiaba, Malamore e la Luna, Ciò che Rimane, Il Giardino degli Altri). Eccellente il contributo di ciascuno dei musicisti coinvolti (le mille coloriture delle percussioni raccolte in tutto il mondo da Andrea Murada, il polistrumentismo “dada” di Pissavini, il contrabbasso elettrico assai caratterizzato di Pierini, il pianismo strettamente contemporaneo e percussivo di Illuminati, la regia puntuale di Sempio e le geometrie ineccepibili di Chiapperini), incluso quello delle voci ospiti, Carola Caruso ed Estibaliz Igea Erviti, superbe entrambe. Un disco che fa della teatralità un mo”n”do giocoso e un modo creativo e fresco, di avvicinarsi al suono inteso come invenzione, attorno ad un racconto intimo, quanto capace di parlare della realtà, senza filtro alcuno. Un disco, un po’ troppo lungo, che parla tante lingue e in maniera coerente, con belle melodie e tante canzoni “strane”, ma comunque, canzoni. Di grande impatto, l’artwork di Valentina Campagni.
Brani più rappresentativi: Fiaba; Malamore e la Luna; Ciò che Rimane; Il Giardino degli Altri
Voto: 6.7
Stelle: 3.5
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InSonar: L’Enfant et le Ménure
(Lizard/Carabà Edizioni/dEN – 2013 – 2 CD + book)
Bizzarro e a tratti frastornante, perché non sempre l’indiscutibile, non di rado superlativa, classe esecutiva, va di pari passo con la sostanza e con la produzione. Un’occasione perduta?
E’ un disco assai esuberante, di pregevolissima fattura esecutiva, data anche la partecipazione di un numero impressionante di leggende musicali coinvolte e musicisti underground di assoluta levatura. Per quanto la mia filosofia (spesso criticata) non preveda il concetto di “assolo”, ma di “integrazione”, qui c’è un vero simposio timbrico e una festa del suono, elettronico, vocale, acustico “libero, estremo, ma con timonieri, più o meno abili”. Tutte cose che concorrono, ad un mosaico senza protagonismi, tpici del rock e del jazz. A saper leggere tra le geometrie, strepitosi Walter Calloni; Trey Gunn; Pat Mastelotto; Nik Turner; Viviane Houle; Nate Wooley; Thomas Grillo; Burkhard Stangl; Michael Thieke; Jonathan Mayer; Michele Bertoni; Stephen Flinn; Angelo Manzotti; Dana Colley; Albert Kuvezin; Graham Clark; Mattias Gustafsson; Werner Durand; Vincenzo Zitello; Andrea Illuminati; Andrea Quattrini; Luca Pissavini; Lorenzo Sempio; Paola Tagliaferro; più parchi ma comunque efficaci, Elliott Sharp, Paolo Tofani, Thomas Bloch, Ralph Carney, Othon Mataragas, Ernesto Tomasini, Ivan Cattaneo, Dieter Moebius, ma la lista sarebbe ben più lunga… sono 62 i protagonisti coinvolti, da 5 continenti. Spesso, però, l’opera risulta eterogenea. Anche se la materia è sempre perfettamente contemporanea e carica d’identità (molto meno encomiabili, produzione ed edit, insomma, il disco suona così e così), ci sono 3-4 pezzi, almeno, di debole sostanza e a parte, lo strumentale Medina di un ispiratissimo Marco Tuppo (con cui l’avventura ha avuto inizio) e le cover di Venus in Furs e Song to the Siren, è quasi impossibile individuarne dei picchi, se non nel ricordo (qualora ne rimanesse, tra le nebbie soniche) delle melodie/filastrocca di Dieci Bambini Cacao, L’Estasi di Santo Nessuno e La Stanza a Sonagli. Stupende le illustrazioni di Marcello Bellina.
Brani più rappresentativi: Venus in Furs; Song to the Siren; Medina, …
Voto: 6.7
Stelle: 3.5
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NichelOdeon: Musica Cruda
(SCRCD08 – 2013)
Sussurrando un segreto. Rimane solo un dubbio, c’è qualcuno disposto ad ascoltarlo?
Gran bel documento live per l’arpa classica elettrificata di Raoul Moretti, suonata nei modi più improbabili (bacchette, archetti, pedaliere, distorsori…) e voce, assai intimo e dal suono caldissimo (la produzione coglie ogni minima sfumatura), commovente a tratti, un vero recital contemporaneo, brechtiano, ridotto ai minimi termini (la voce, che, era ora, finalmente raggiunge un carattere timbrico ed emotivo di tutto rispetto, denso di armonici e calore, in diversi momenti, rimane completamente sola, ma non canta mai “per sé stessa”). Intenso, decorticante. Avrebbe meritato però, qualche pezzo in più per esprimere appieno il suo potenziale. Pubblicato in 80 copie, è disponibile in free download, qui sotto. Chissà, non ce ne sia una riedizione estesa… magari su dischetto.
Brani più rappresentativi: Apnea; Manca una Enne Medley (No More I Love You’s/Calling You/My Funny Valentine); Il Giardino degli Altri, …
Voto: 6.6
Stelle: 3 (un po’ parco)
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InSonar: Neve Sporca
(SCRCD07 – 2013)
Minimalismo insidioso, con pochi cali di sostanza e discrasie.
La totalità delle alternative takes da L’Enfant et le Ménure, qui presenti, sono superiori e rappresentano alcune delle cose più belle della mia produzione: l’arrangiamento per soli archi di Martusciello su Cancion del Jinete, i drones di Ingram su Gallia #3… (da aggiungervi, il brano live Hamelinevoice/Interior Landscape, uno di quei momenti live irripetibili e uno strumentale “killer” di Marco Tuppo). Contiene le versioni iniziali di Red Submarine e Junio, perfette, nella loro essenzialità. E’ un disco che ha il difetto di contenere un paio di tracce sottotono e di non “appagare del tutto”. Resta però, un documento importante e paradossalmente, nella sua asciuttezza minimale, più “avant” e godibile di L’Enfant… solo, meno compiuto. Un plauso speciale oltre che a Elio Martusciello e Richard A Ingram, a 1605munro, Thomas Grillo ed Erica Scherl. Pubblicato in 80 copie è disponibile in free downloading, qui sotto.
Brani più rappresentativi: Junio (L’inventasogni); Red Submarine; Gallia #3; Interior Landscape; Cancion del Jinete; 3&2&1
Voto: 6.5
Stelle: 3 (un po’ parco)
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NichelOdeon: Cinemanemico
(SCRCD03 – 2008)
Un recital agitato da monsoni. Si sa, il vento ripulisce, quanto sporca, ma trasporta, a volte avvicina, altre, disperde.
Bel documento live delle tantissime sfaccettature: kraut, chamber rock, psichedelia, rock in opposition, psichedelia, baroque pop. Qua e là, un po’ appesantito da una tensione formale o, di contro, dalle dilatazioni dei soundscapes, ma in altri momenti, davvero compostamente intenso (merito dei maestri Yugen, Fasoli e Zago, quest’ultimo, anche autore di due brani) e lisergico. Alcuni momenti di Disegnando Cattedrali di Cellule Pt II e La Torre più Alta, tra una verbosità e l’altra e un po’ di noia, sembrano provenire, davvero da un altro pianeta, complici i synth di Di Paola, che s’intrecciano in un tutt’uno indistinguibile coi soundscapes di Zago, mentre Fasoli, disegna geometrie-ragnatele classico contemporanee, che spesso si stemperano in riff minimali. Terribile il mio inglese in Il Ladro di Giochi, esaltante Fame con la chitarra di Zago in preda a convulsioni, sorprendente la rilettura haendeliana, non privo di un humor inglese, nelle citazioni all’Artusi, dalla voce di Maurizio Fasoli.
Brani più rappresentativi: Fame; La Mosca Stregata; Lascia ch’io Pianga; Amanti in Guerra; Flower of Innocence
Voto: 6.5
Stelle: 3
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(Videoclip)
Continua… Prima Parte e Terza Parte