
2015 – Gli album consigliati
Il 2015 volge al termine e – come ogni anno – vi proponiamo la lista degli album che, per varie ragioni, abbiamo il piacere di segnalarvi. La lista è ovviamente parziale e vuole essere solo una elenco di consigli che non ambisce a essere una classifica dei migliori album in assoluto. Il 2015 ha prodotto tantissimi dischi molto interessanti anche se forse è mancato il grande capolavoro. Nelle nostre scelte troverete vari generi che spaziano dal prog al pop psichedelico, dal post-rock al folk, da Canterbury alla musica elettronica e molto altro (addirittura con un finale sorprendente in dialetto siciliano). Se dovessimo trovare un punto in comune in alcuni degli album consigliati (Daniel Knox, Irisarri, Godspeed You! Black Emperor, Iosonouncane) potrebbe essere la capacità di descrivere in modo sincero e personale la contemporaneità, nel modo in cui viene recepita, molto spesso con un approccio rassegnato e malinconico.
Uno degli album che abbiamo preferito nel 2015 è stato quello del musicista americano Daniel Knox. Il suo disco omonimo chiude una trilogia iniziata nel 2007, arricchendo la strumentazione e aumentando la complessità rispetto ai due lavori precedenti. Sono lontani i tempi in cui Knox si manteneva suonando in alberghi di Chicago, oggi è capace di registrare un album che, lontano da ardite ricerche musicali, risulta praticamente perfetto in ogni sua parte. Già dalla copertina si intuisce l’approccio di Knox che mostra una complessità artistica sorprendente capace di spaziare dalla pittura, all’approccio cinematografico (le esperienze con David Lynch), al cabaret (Don’t Touch Me), alla poesia, ai ritmi depressi da “carillion” (David Charmichael), alternando sonate classiche a droni di violini e loop elettronici (Blue Car), ritmi leggeri da piano bar alle nevrosi dell’America più profonda (White Oaks Mall). Il tutto reso da una voce che – come direbbe Guccini – non è una “voce”; il che rende il risultato ancor più vero e credibile. (VD)
La creatività di Rafael Anton Irisarri sembra non conoscere – almeno fino ad ora – limiti; dopo il capolavoro descrittivo “The Unintentional Sea”, il 2015 è l’anno di quello che forse è il suo lavoro più compiuto. A Fragile Geography è un vero monumento di musica elettronica, maestoso e allo stesso tempo impietoso nella descrizione della società americana contemporanea. In alcuni tratti la poetica di Irisarri rimanda allo Schulze di Irrlicht, in particolare nell’impressionante crescendo di Empire Systems, lacerante grido di dolore che utilizza le reminiscenze di Schulze ma guarda alla propria soggettiva visione sociale e forse anche spirituale della contemporaneità. Un album che si colloca tra i massimi vertici della musica elettronica di ricerca degli ultimi 20 anni, vera colonna sonora dei tempi di cui siamo abitatori. (VD)
Ascoltare oggi Ryley Walker fa comprendere quanto siano stati fortunati tutti coloro che hanno avuto il privilegio di essere testimoni diretti della grande stagione del folk psichedelico. Oggi ascoltando questa piccola perla “Primrose Green” si riesce a capire le emozioni di chi ascoltò per la prima volta Nick Drake, Van Morrison, Donovan, Tim Buckley, Vashti Bunyan, John Martyn e tanti altri. Lo stile chitarristico di Walker, virtuoso ma mai fine a se stesso, inquieto ma accogliente, ci riporta in pieno nel mondo del psych-folk ricreato grazie ad una solida base culturale di tutto il movimento. Probabilmente il debito maggiore è col Tim Buckley di Happy Sad e non è poco. Imperdibile. (VD)