
Stradaperta: “La passione per la musica non finisce mai”
Il gruppo musicale Stradaperta, nasce in un momento fondamentale per la musica italiana moderna, nei primi anni Settanta, nel momento cioè di massima fioritura, della lunga primavera del progressive italiano. I ricordi e le prospettive future raccontate da Renato Bartolini, componente di spicco della band
Il rock progressive si affermò nel nostro Paese grazie al lavoro di gruppi dotati di grande sensibilità artistica ed umana. Tra questi spiccano certamente gli Stradaperta che hanno svolto negli anni un discorso musicale di grande spessore, sapendo cogliere nel tempo anche quegli elementi di rinnovamento che via via maturavano negli anni. Per questi motivi abbiamo voluto ascoltare Renato Bartolini, componente di spicco di quella band, nel tentativo di ricostruire non solo alcuni dati storici ma anche il senso di quella lunga primavera della musica italiana.
Dino Ruggiero: Renato, per prima cosa grazie per aver accettato di fare questa intervista con noi di Psycanprog, e devo dirti subito che ho affrontato con piacere il compito di stilarla, perché nel farlo tanti ricordi si sono affollati nella mia testa: il gruppo musicale Stradaperta, il tuo gruppo, nasce in un momento fondamentale per la musica italiana moderna, nei primi anni Settanta, nel momento cioè di massima fioritura del progressive italiano e voi avete partecipato in quel periodo ad importanti appuntamenti come il Quarto Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze, che si tenne a Roma, a Villa Borghese nel giugno ’74, dove vinceste nella classifica del “miglior nuovo gruppo“, e poi, sempre nello stesso anno, in settembre, vi esibiste anche al leggendario Festival Pop romano di Villa Pamphili. Come inizio non c’è male: vuoi raccontarci come nacque l’esperienza Stradaperta e il senso, il “vissuto“, di quelle due prime esperienze?
Renato Bartolini: Nel quartiere di Roma dove sono cresciuto, Montesacro – Piazzale Adriatico, negli anni ’60 con l’avvento del Beat, dei Beatles e dei Rolling Stones la musica conquistò tanti ragazzi dell’epoca. Questa sorta di contagio musicale si propagò in tutti i principali quartieri della città, in modo capillare. C’era una voglia di musica senza precedenti e questo permise la formazione di tanti complessi e di tanti musicisti. I chitarristi sono sempre stati quelli in maggioranza!! Ora perché tanti ragazzi si appassionarono contemporaneamente alla musica di quegli anni, agli strumenti rimane un mistero e meriterebbe un indagine a parte. L’esperienza Stradaperta, nata nel febbraio del 1974, è figlia di quel periodo. Noi eravamo un gruppo essenzialmente acustico-elettrico, molto anomalo nella formazione, non propriamente Prog. Quattro o cinque elementi a secondo del periodo, c’era chi partiva e chi tornava dal militare!! Fondamentalmente 2 chitarre acustiche/mandolino/percussioni – chitarra elettrica – sax/flauto e all’inizio poi, senza basso e batteria. Ciascun elemento, aveva influenze e esperienze diverse ma quello che ci univa era l’amicizia, l’essere cresciuti tutti nello stesso quartiere, alcuni di noi abitavano addirittura nello stesso condominio. Iniziammo subito a suonare nei Festival Pop organizzati nelle scuole e nel circuito romano dei locali come il Folk Studio, L’Occhio, l’Orecchio e la Bocca, proponendo solo materiale originale, con i testi rigorosamente in italiano.
E così arriviamo alla nostra prima partecipazione ad un grande festival, nel Giugno del 1974: il IV° Festival dell’Avanguardia della Musica e Nuove Tendenze di Villa Borghese. Ricordo che per andare al concerto prendemmo l’autobus insieme a tanti altri ragazzi che andavano al Festival. Suonammo nel primo pomeriggio, senza effettuare il minimo soundcheck, e se non ricordo male eseguimmo 3 o 4 brani. Il Festival richiamò tanti ragazzi fin dal primo pomeriggio e sinceramente ricevemmo un ottima accoglienza. Chiaramente, dopo il nostro set e anche nei giorni successivi, siamo rimasti a vedere e ascoltare i set degli altri musicisti, incluso Shawn Phillips che chiuse quel primo giorno di Festival. Shawn, che poi rincontreremo nell’ Agosto del 1977, al Convento Occupato in quel mitico concerto di fine estate!! Per quanto riguarda i due festival sapevamo di partecipare a qualcosa di importante. Ma dopo quei concerti sapevamo che ce ne sarebbero stati degli altri, più o meno importanti e per noi, gruppo in crescita la cosa più importante era suonare, confrontarci con pubblico e musicisti, non c’era spazio per mitizzare momenti e luoghi. Poi a Settembre partecipammo al Festival di Villa Pamphili, “apogeo e contemporaneamente epitaffio della musica alternativa italiana”, come ha ben scritto Piergiuseppe Caporale. Quello che non sapevamo e in quel momento non ce ne rendemmo conto é che entrambi i festival, chiusero la stagione dei grandi raduni a Roma….
DR: Alcuni commentatori segnano la fine del progressive italiano al termine del travagliato concerto di Parco Lambro del 1976, secondo me esagerando un po’, perché in realtà molti gruppi rimarranno attivi (continuando a fare un progressive di alta qualità) anche dopo quella data. Nel 1977 per esempio proprio voi foste i protagonisti di un fortunato concerto che si svolse al Convento Occupato di Roma e che fu messo in onda dalla trasmissione RAI l’Altra Domenica, diretta da Renzo Arbore: cosa ti ricordi di quella storia?
RB: E’ sempre difficile dire quando le cose finiscono ed altre si affacciano !! E soprattutto perché ? E’ comunque un dato di fatto che dopo Parco Lambro ’76 niente fu più lo stesso. La stagione dei grandi festival pop o il modo di concepirli, organizzarli si concluse lì. Per quanto ci riguarda nel corso del 1976 venimmo a sapere, un passa parola tra musicisti, appassionati così funzionava l’informazione allora, di questa nuova realtà del Convento Occupato. Cominciammo a frequentarlo e a partecipare attivamente alle sue attività. Nel corso del 1977 facemmo tre concerti al Convento Occupato: il primo nel febbraio fu poi trasmesso da L’Altra Domenica il 13 febbraio. Se non ricordo male credo che Arbore stesse realizzando un reportage proprio per l’Altra Domenica su questa nuova realtà del Convento e su quello che stava avvenendo lì in quegli anni. Noi, che per assiduità eravamo diventati di casa, fummo ripresi o sinceramente non ricordo se invece facemmo il concerto proprio in occasione delle riprese!
DR: Il Convento occupato di via del Colosseo a Roma, esperienza fondamentale per capire gli indirizzi della musica rock italiana della seconda metà degli anni Settanta, ed ancora voi eravate lì insieme con altri gruppi musicali di grande interesse dell’epoca, e ad occhio e croce sembra che quella esperienza abbia segnato profondamente anche la storia del vostro gruppo…
Stradaperta Live Villa Borghese 22 Giugno 1974 from Stradaperta on Myspace.
RB: Si, il Convento occupato fu una vera e propria fucina di talenti. Lì insegnavano tanti bravi musicisti, soprattutto jazzisti. Personalmente questo permise, a noi che jazzisti non eravamo, di apprezzare la bravura di tanti ragazzi che si dedicavano a questa musica. Nel nostro piccolo, anche noi abbiamo portato avanti un corso di chitarra e flauto per principianti!! Fu molto divertente.. Nel luglio del ’77 il nostro secondo concerto di cui ricordo con grande affetto i complimenti che ci fece Maurizio Rota cantante dell’Albero Motore. E arriviamo al terzo concerto del 31 agosto ’77 come spalla di Shawn Phillips. Ricordo che mentre si montavano gli strumenti, lui accompagnato da alcuni “roadies” napoletani diceva di quanto costassero i fly-case per le chitarre. Aveva questo stranissimo accento.. Al suo concerto parteciparono molti musicisti napoletani tra cui ricordo Tony Esposito.. Dino anche tu eri presente a quel concerto, giusto?
DR: Certo..!! Imperdibile ed intervistai Shawn proprio in quella occasione per una radio “libera” (ma libera veramente)…
Non è certo un segreto che il progressive italiano si sia colorato di profonde venature politiche e che spesso gruppi di primissima scelta fossero contestati (vedi il caso delle Orme per esempio) solo sulla base del loro orientamento politico: che ne pensi di questa affermazione, ti sembra vera oppure ci sono dei “forse“?
A. Venditti e Stradaperta – Sotto il Segno dei Pesci from Stradaperta on Myspace.
RB: La musica in quegli anni era organizzata, in gran parte, da tutta la sinistra, istituzionale e extraparlamentare. Il Convento stesso era gestito dal Movimento Scuola-Lavoro di tendenza Maoista. Non conosco nello specifico il caso delle Orme ma credo che il problema delle contestazioni, non era legato solo all’orientamento politico, perché in quegli anni furono contestati duramente tanti che erano schierati a sinistra! Le contestazioni poi avvenivano per i più disparati motivi. Suonare come gruppo di supporto, di spalla come si diceva allora, comportava dei grandi rischi, sempre! L’imparammo a nostre spese quando facemmo da spalla ai Van Der Graaf Generator nel dicembre del 1975 al Palasport.
DR: Fino al 1984, anno in cui decideste di sciogliervi (“senza conflitti” dicono le cronache), la vostra carriera fila liscia come l’olio con dischi pubblicati, importanti partecipazioni, la collaborazione fortunata con Antonello Venditti… Vuoi raccontarci come trascorsero quegli anni, cosa cambiò nella vostra musica e cosa invece rimase fino alla fine?
RB: Nel 1979 venne pubblicato il nostro primo LP “Maida Vale” che includeva una parte dei brani che avevamo proposto dal vivo fin dal 1974. Nel 1975 conoscemmo Antonello e dal 1977 al 1983 diventammo la band che collaborò ai suoni dischi e partecipò alle sue tournée. Come ha detto presentandoci al concerto-reunion del Palalottomatica nel marzo 2014 “ il gruppo della mia vita”. Quindi, come si può capire, fummo molto presi da questa collaborazione, ma allo stesso tempo non smettemmo mai di pensare e produrre le nostre cose, ne andava della nostra sopravvivenza come band! Non potevamo essere il gruppo di Antonello per tutta la vita, tutto ha una fine!! Furono anni di grande crescita musicale e confronto professionale. Diventammo più elettrici, io praticamente abbandonai la chitarra acustica. Nel 1983 usci un EP per la IT di Vincenzo Micocci. Il disco riflette in parte quello che stavamo sperimentando in quel periodo e il limite di quattro brani non ci permise di testimoniare, in maniera compiuta, quello che stavamo tentando di fare. Il disco non ebbe nessuna promozione e una serie di altri fattori non ci permisero di continuare. Ricordo, come fosse oggi, che per noi era un periodo, a livello musicale, di belle idee e grandi cambiamenti. Sembra strano a dirlo ma ci siamo fermati proprio nel momento di massima evoluzione, peccato! Quello che rimane ancora oggi è la grande amicizia e stima tra di noi.
DR: Nel 2003 vi riunite dopo vent’anni a Cascina Farsetti, a Villa Doria Pamphilj di Roma per un concerto per il 30º compleanno del Festival Pop di Villa Pamphili: emozionato? Oltre che da quella occasione estemporanea, come nacque l’idea di una reunion?
RB: Nel dicembre del 2002, presso la Cascina Farsetti a Villa Pamphili, venne realizzata la mostra per il trentennale del Festival Pop di Villa Pamphili ’72. Noi partecipammo esponendo nostre foto, manifesti e memorabilia dell’epoca e presentammo il nostro CD autoprodotto “Antologia 1974 – 1984”. Giovanni Cipriani, organizzatore del Festival Pop di Villa Pamphili ’72, aveva sollecitato a partecipare, con una serie di concerti, i gruppi presenti alla mostra ma purtroppo per tutta una serie di motivi non si riuscì a realizzarli. Nel settembre del 2003, sempre presso la Cascina Farsetti, ci propose, vista la nostra disponibilità, di suonare e così ci esibimmo in un a sorta di versione unplugged. L’emozione più grande fu vedere al concerto i nostri figli, nipoti che ci vedevano per la prima volta suonare di nuovo insieme dopo 20 anni!! Indimenticabile…
DR: …E siamo arrivati ad oggi: 2014, Stradaperta & Venditti al PalaLottomatica di Roma, dopo più di trent’anni di nuovo insieme per suonare brani indimenticabili come Bomba o non Bomba oppure Sotto il Segno dei Pesci… un ritorno al futuro?
RB: Nel 2013 Antonello ci contattò perché voleva fare di nuovo un tour con noi. Non se ne fece nulla, sinceramente non so’ per quale motivo! Poi nel dicembre dello stesso anno venne a vedere un nostro mini concerto al Teatro Arciliuto a Roma. Ne rimase molto colpito e vedendoci in gran forma ci propose di suonare di nuovo insieme (5 brani) ai due concerti del Palalottomatica dell’ 8 e 9 marzo nell’ambito del tour Ritorno al Futuro .70.80. Credo che per il pubblico presente e anche per noi, fu una grande emozione riascoltare delle canzoni che Antonello non aveva più proposto dal vivo da tanti anni e con la formazione che le aveva registrate su disco. Quelle due serate sono state per me l’ulteriore conferma, che anche dopo tanti anni, il binomio Stradaperta – Venditti (al piano), il risultato musicale che viene fuori è inconfondibile, unico. Tutti i brani eseguiti sono stati inseriti nel doppio CD Ritorno al Futuro .70.80.
DR: Cercando una conclusione per questa chiacchierata, cosa rimane nelle vostre dita, nella vostra testa, nel vostro cuore di quei giorni lontani del Folkstudio o del prato di Villa Doria Pamphilj?
RB: Col passare degli anni abbiamo imparato che tutto cambia. E questo è nella natura delle cose. La nostra generazione è stata piuttosto fortunata a vivere quegli anni indimenticabili di grandi cambiamenti e siamo felici, orgogliosi di essere stati una piccola parte di un grande movimento che ha cercato di costruire, creare un mondo migliore. L’immagine di tutti quei ragazzi presenti ai festival è chiara e viva in me e nel mio cuore. Molti luoghi dove abbiamo suonato non esistono più e ormai sono nel mito. La passione per la musica però non finisce mai! Abbiamo ripreso a suonare, ad incontrarci, a progettare, discutere della nostra musica e stiamo provando di nuovo il nostro repertorio. Speriamo di riuscire a riproporlo dal vivo al più presto. Ogni tanto faccio due passi a Villa Borghese o a Villa Doria Pamphili sull’erba dove si svolsero quegli ultimi festival e mi lascio trasportare un po’ dalle emozioni, dai miei ricordi, solo un attimo…
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