
Intervista a Devid Strussiat, voce dei SaliCi (2015)
In occasione della pubblicazione del secondo album dei Salici, Sowing Light, parliamo con Devid Strussiat
Il 2015 è anche l’anno della pubblicazione del secondo album dei Salici, band progressive folk italiana del nord-est che aveva fatto discutere nel 2103 con l’ottimo album, Nowhere Better Than this Place Somewhere better Than this place. Col nuovo Sowing Light continua il loro viaggio in una musica con diverse e svariate contaminazioni. L’ascolto dell’album dimostra una più spiccata maturità della band che certamente riceverà, come due anni fa, buoni riscontri di critica e pubblico. Se volete approfondire guardate questo documento I SALICI SOWING LIGHT
Valerio D’Onofrio: Ciao Devid, ho accolto con molto piacere la notizia della pubblicazione del vostro secondo album. Il vostro esordio del 2013 “Nowhere better Than this place, Somewhere better than this place” aveva suscitato un notevole interesse. Nel 2015 pubblicate “Sowing Light”; la formazione è la stessa del precedente o ci sono state variazioni? Pensavate ad un cambio di direzione rispetto al vostro esordio o avete proseguito una strada simile?
Devid Strussiat: Ciao Valerio, subito dopo l’uscita del primo album si è unito all’organico Stefano Razza alla batteria ed immediatamente gli equilibri si sono ridimensionati in meglio. Non solo i brani vecchi hanno iniziato a suonare più solidi ma abbiamo cominciato a lavorare in modo più concreto su nuove idee. Da subito abbiam portato nei live i nuovi brani che stavamo componendo e questo ha permesso di affinare arrangiamenti e patos anche osservando la risposta del pubblico… Nel nuovo disco ci siamo confrontati con aspetti compositivi per noi nuovi. Penso a Wild One in cui ci siamo cimentati con un approccio compositivo più pop e che ci ha fatti assai sudare in registrazione. Agli antipodi invece c’è Got a Clock che è nata e registrata con estrema semplicità in uno stile piuttosto diverso da i terreni in cui eravamo abituati a muoverci.
Valerio D’Onofrio: Dopo un primo ascolto mi sembra che Sowing Light sia più maturo del precedente, con più influenze jazz, penso a Bossanova o Bee Bop, fino ad un esplosivo rock’n’roll nel finale di Fernando. Siete coscienti di questa crescita, vi sentite più affiatati e uniti?
Devid Strussiat: Sono passati alcuni anni dal primo lavoro siamo naturalmente cresciuti come individui e come gruppo. Concludere un disco in studio rappresenta una tappa di maturità ed è interessante, nel tempo, osservare i “segnalibri” che abbiam lasciato dietro e capire quanto siamo cambiati… riesci ad intuire le direzioni del sentiero…
Il tempo trascorso a scrivere e registrare SOWING LIGHT non è stato sempre piacevole e spensierato, non sono mancati momenti difficili e frustranti ma come band e come amici li abbiamo affrontati e ora credo che ci sentiamo un po’ più forti. Capaci di resistere alle onde e al vento. La presenza di molte influenze e generi è la dimostrazione del voler affrontare apertamente più esperienze possibili in questo percorso.
Valerio D’Onofrio: Scrivete insieme i brani o ognuno porta i suoi e poi li elaborate?
Devid Strussiat: Il processo di creazione è molto vario… spesso passiamo del buon tempo improvvisando e sperimentando e da li si distillano i brani che poi vengono elaborati. Altre volte ci sono delle idee di voce, riff di chitarra che vengono messi a lievitare e crescere. Nel nuovo disco diversi spunti sono nati dalla sezione ritmica (batteria/chitarra acustica/basso).
Valerio D’Onofrio: C’è un brano dell’album di cui vai più orgoglioso e perchè?
Devid Strussiat: Il lavoro è ancora fresco perciò è un po’ difficile dare delle preferenze in questo momento… tutti i brani nella mia testa funzionano bene in questo momento e ognuno ha un tassello di ricerca che abbiamo portato ad un fine. Se proprio dovessi sceglierne solo uno punterei sul sul brano di chiusura dell’album: Brado Thodol/Bossanova. E’ una traccia ambiziosa e semplice allo stesso tempo, fluisce ricca e piena di cambi, un brano davvero emotivo.
Valerio D’Onofrio: Una delle vostre caratteristiche è sempre stato il forte legame con la natura, questo è rimasto intatto? Non vi siete “imborghesiti”?
Devid Strussiat: Credo che la sensibilità per la natura sia un elemento indelebile di tutti coloro che ne sono cresciuti dentro… Luoghi in cui più facilmente ti ritrovi a dialogare e non ne puoi fare a meno anche se sei distante… un rifugio dell’anima.
Tralasciando la filosofia però questa volta questo lavoro è stato effettivamente composto meno “en plein air” rispetto al precedente. Si sente?
Valerio D’Onofrio: Puoi darci alcune informazioni sulla vostra attività live del 2015? Dove potremo vedervi?
Devid Strussiat: Dopo quasi un anno passato a registrare SOWING LIGHT ora è finalmente il tempo di tornare a viaggiare e riempire il sacco con nuove musiche… Con i Salici stiamo ancora programmando l’attività live in cui ci concentreremo verso tarda primavera/estate. Mi piacerebbe rifare delle tappe suonando a Buskers e in luoghi naturali o storici… son esperienze queste che ti ritornano sempre un sacco di energia. Ci sono delle idee affascinanti per metter in piedi uno spettacolo per musicare dei racconti/poesie. Il 2015 inoltre sarà l’anno in cui finalmente andremo alle stampe con i dischi di alcuni progetti in cui alcuni di noi sono immersi (Hi-per Grease, Mataleao, Alan Nettuno e Darkwave).
Ma sopratutto in questi giorni stiamo entrando nel vivo dell’organizzazione di AESON il festival di arti nella natura che organizziamo tra i boschi del fiume Isonzo a luglio. Ci troverete sotto forma di artisti, organizzatori e musici e non mancheremo di stupire i più curiosi!