
Intervista a Yuri Abietti, voce dei Silver Key. Neoprogressive italiano nella terra dei sogni…
Parliamo dell'interessantissimo album d'esordio dei milanesi Silver Key, In The Land Of Dreams.
Oggi parliamo con Yuri Abietti, voce dei Silver Key, gruppo neo-prog che dal 1992 è famoso nella scena milanese come cover band dei Marillion e di Fish. Nel 2012 è stato pubblicato il loro album d’esordio, In The Land of Dreams, che a me ha colpito molto per maturità, tecnica e potenza. I Silver Key dimostrano da dove vengono, a chi si ispirano, ma lo fanno con una forte personalità che li rende veri ed autentici.
Valerio D’Onofrio: Innanzitutto voglio farti i complimenti perchè penso che l’album sia eccellente, credo che ne siate coscienti anche voi e sicuramente ne siete soddisfatti. Dico bene?
Yuri Abietti: Come sempre accade c’è una parte di soddisfazione e di gioia nell’essere riusciti a realizzare un sogno, ma anche un po’ di insoddisfazione perchè si ha sempre il desiderio di rimettere mano ai brani, di migliorarli, modificarli… Bisogna darsi un limite e “chiudere” un progetto, cercando sempre di realizzare il meglio possibile.
Valerio D’Onofrio: Raccontami qualcosa della vostra storia
Yuri Abietti: “Silver Key” è un nome che mi ronzava nella mente fin dai primi anni novanta per via del mio amore per Lovecraft, ed è infatti un nome ispirato ad alcuni suoi racconti. Ho provato a
creare questo progetto musicale con diverse formazioni. La prima con cui si sia riusciti a realizzare qualcosa di interessante è stata quella del 1994-1995: Davide Manara era giа alle tastiere e Alberto Grassi al basso. Poi la band si sciolse per vari motivi personali dei membri, e si riformò solo nel 2006. Il progetto originale, come dici tu giustamente, era quello di creare una tribute-band, ma abbiamo sempre avuto velleità di autori originali, fin dall’inizio. Cominciammo a lavorare a un paio di brani originali già nel 2008, riprendendo alcune idee e spunti che tenevamo nel cassetto. Uno di quei brani è stato poi scartato per la registrazione sul CD. Nel 2011 abbiamo presentato alcuni dei brani nuovi su cui stavamo lavorando in diversi live e siamo stati contattati da Massimo Orlandini e Domizia Parri di Ma.Ra.Cash Records, che erano interessati a produrre il CD in modo professionale. Ci siamo quindi concentrati su questo progetto e a novembre del 2012 è uscito finalmente “In the Land of Dreams”.
Valerio D’Onofrio: Avete iniziato a suonare nel 1992, perchè il vostro primo album è del 2012? Mi chiedo come mai non ci avete pensato prima.
Yuri Abietti: In realtа, come dicevo, ci abbiamo pensato fin dall’inizio, ma avevamo alcune difficoltà. In primo luogo, non essendo professionisti e dovendo quindi coltivare questi sogni nel tempo libero, avevamo dei tempi molto dilatati. In secondo luogo, abbiamo subito una serie di cambi di line-up nel corso della nostra storia – nei Silver Key, a oggi, hanno militato, in una misura o nell’altra, ben quattordici persone, praticamente una squadra di calcio con tanto di riserve! – e questo ha ulteriormente rallentato i tempi. Il progetto originale di tribute-band è stato gradualmente abbandonato e le cover sono state lentamente sostituite con brani originali fino ad avere una mole di materiale ragionevole per proporre la produzione del nostro primo CD. Ciò è stato possibile solo con la formazione che è arrivata in sala di registrazione sia per affinità e disponibilità artistica sia per capacità prettamente tecniche. E’ stato un parto lungo e difficile, ma siamo orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato!
Valerio D’Onofrio: Quali sono le band da cui trai ispirazione. Solo neo prog o anche il progressive metal, tipo i Dream Theater, o il prog classico?
Yuri Abietti: Ascolto prog classico, neo-prog, alcune cose di prog-metal o prog-folk… ma non solo prog! Mi piace il folk, ascolto alcuni prodotti del pop internazionale, alcune cose (poche) della musica italiana, musica elettronica, world music… Tra le mie band preferite, di fianco a Marillion, Genesis, Fish, Jethro Tull, Peter Gabriel, Mike Oldfield, i Queen, i Pink Floyd e gli Alan Parson’s Project, potrei citarti i Wolfstone, James Taylor, Paul Simon, Cat Stevens… ma anche i Blues Brothers, Sergio Caputo, Claudio Baglioni, Elio e le Storie Tese, i Subsonica… oppure Porcupine Tree, IQ, Dream Theater, Iron Maiden, oppure John Denver, Lucio Dalla… Insomma, mi piace ascoltare un po’ di tutto a prescindere dal genere o dalle etichette. Quello che mi emoziona e mi ispira, per quanto mi riguarda, è “buona musica”. Anche gli altri componenti della band hanno gusti eterogenei che vanno dall’hard-rock ed heavy metal fino alla musica classica passando per il blues, il grunge, il jazz o la fusion.
Valerio D’Onofrio: Chi ha disegnato la copertina?
Yuri Abietti: La copertina del CD è stata realizzata da Claudio Bergamin, un autore italo-cileno che vive a Santiago del Cile e che ha già realizzato molte altre copertine di album per artisti del calibro di Arjen Lucassen. E’ stato proprio tramite una maglietta promozionale dell’ultimo CD di Lucassen, che indossava Viviano Crimella – il nostro batterista – che mi sono messo in contatto con Claudio. Abbiamo discusso a lungo sul concept e tramite diversi sketch che ci ha inviato siamo poi arrivati alla realizzazione della copertina definitiva. Sono molto contento del risultato, soprattutto del fatto che riesce a riassumere e illustrare così bene le tematiche e i testi delle canzoni.
Valerio D’Onofrio: L’album è un concept?
Yuri Abietti: Non esattamente. La lunga suite interna è, ovviamente, un mini-concept, e anche le altre canzoni sono in qualche modo collegate. Tuttavia i brani non sono legati strettamente tra di loro da un’unica storia o un’unica idea, quindi non possiamo dire che si tratti di un concept vero e proprio. Stiamo lavorando, tuttavia, ad alcune idee per realizzare un concept-album, in futuro.
Valerio D’Onofrio: In “Millennium” ci sono riferimenti all’undici Settembre. Me ne parli?
Yuri Abietti: L’idea di “Millennium” è che, dagli anni ’60 in poi, siamo cresciuti con il mito dell’Etа dell’Acquario… con la convinzione che presto, magari nel Ventunesimo Secolo, le cose sarebbero cambiate radicalmente e che saremmo stati travolti da una Nuova Era positiva in cui la guerra, la fame e i problemi del mondo sarebbero stati solo lontani ricordi… Un’era di cui gli Hippy si sono resi profeti e che avrebbero semplicemente anticipato, come una sorta di preludio a un cambiamento più vasto e duraturo. Sfortunatamente, l’11 settembre del 2001, a pochi mesi dall’inizio di questo Nuovo Millennio, è successo quello che tutti sappiamo e non è stato che l’inizio di una nuova ondata di guerre, violenze, distruzioni… E tutto ciò ha portato, oltretutto, ad un inasprimento dei fondamentalismi religiosi e nazionalisti. E ora, passata più di una decade, vediamo una crisi economica a livello globale, interi Paesi che vanno in bancarotta, milioni di persone senza un lavoro o una casa… Diciamo che se il buongiorno si vede dal mattino, questi primi anni del Ventunesimo Secolo hanno dimostrato una tesi totalmente opposta a quella dei Figli dei Fiori. Sembra che le tenebre siano sempre più fitte e l’intolleranza e l’insicurezza la facciano da padroni. Questo è il commento della canzone: dove è finita la nostra Etа dell’Acquario? Chissа… E’ anche vero che le ore più buie della notte sono quelle appena prima dell’alba…
Valerio D’Onofrio: Ho visto che in alcune foto ti trucchi come facevano gli Osanna, avete preso spunto da loro o è un caso?
Yuri Abietti: Più che altro ho preso spunto da Peter Gabriel e, soprattutto da Fish. Mi truccavo ispirandomi a Fish quando la band era una tribute-band dei Marillion del primo periodo. Non escludo di utilizzare costumi e trucchi anche per quanto riguarda i nostri brani, ma per ora ho abbandonato il make-up.
Valerio D’Onofrio: Hai ragione, non so perchè, ma quando vedo volti truccati, il primo gruppo che mi viene in mente sono gli Osanna.
Tutto l’album mi è piaciuto molto e nei prossimi giorni ne parlerò, in alcuni momenti la suite finale di 26 minuti è davvero splendida, tipo Gaunt Man, Dim Carcosa, The Loss Of The Silver Key, The Guardian of the Seventh Seal. Ma ritengo sia inutile citare un brano piuttosto che un altro, il livello è sempre molto alto.
Yuri Abietti: Ti ringrazio del giudizio positivo e sono molto contento che l’album sia stato di tuo gradimento! Personalmente, credo che la mia canzone preferita sia “The Guardian of the Seventh Seal”, ma sono particolarmente affezionato anche a “The Running Kid”, “Dim Carcosa” e “Learn to Let Go”.
Valerio D’Onofrio: Concludendo, c’è un significato particolare, qualcosa che volevate dire con In The Land of Dreams?
Yuri Abietti: L’album si intitola “nella Terra dei Sogni” e la suite parla della Chiave d’Argento che è la chiave magica che permette di accedere alle “Dreamlands”. La mia idea era seguire la storia di un personaggio – ispirato al protagonista delle storie di Lovecraft – che perde la Chiave d’Argento e si ritrova sperduto in un mondo minaccioso e oscuro. La suite – ma anche le altre canzoni, in fondo – seguono questo viaggio e ci portano attraverso vari momenti, varie “prove” di iniziazione, fino ad arrivare a un finale che voglio credere essere positivo e con un tono di speranza. Credo che siamo noi stessi la Chiave d’Argento e che questo sia il Mondo dei Sogni, e che stia solo a noi trasformarlo in un sogno meraviglioso oppure in un incubo. Ci sono molti riferimenti a lavori letterari, cinematografici (il Settimo Sigillo), musicali, poetici, fumettistici e della cultura “pop”. Spero che sia un viaggio interessante e gradevole per chi ascolta quanto lo è stato per noi che lo abbiamo scritto e composto!
Ciao e grazie dello spazio che ci hai dedicato!
Valerio D’Onofrio: Grazie a te per la disponibilità. Ovviamente l’acquisto del cd è consigliatissimo.
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