
Intervista a Maurizio Pustianaz (Gerstein)
Da pochissimi giorni è disponibile il nuovo libro di Antonello Cresti, Solchi Sperimentali Italia. Purtroppo, per un errore tecnico di impaginazione, nella prima edizione la scheda di Maurizio Pustianaz (Gerstein) non è compresa e sarà inserita nella prossima edizione. In attesa della già preventivata ristampa pubblichiamo in esclusiva il testo integrale della scheda mancante.
Qui potete scaricare il documento word. Gerstein
[1] Gerstein Phlegmaticus – 1987
[2] Gerstein The Death Posture – 1987
[3] Gerstein La pomata delle femmine – 1989
Maurizio Pustianaz durante la sua avventura sonora iniziata nel 1984, ha dimostrato di essere, tra gli artisti di una certa area espressiva, quello dagli orizzonti espressivi probabilmente più ampi, capace di non autorelegarsi ad un unico ambito creativo, e reinventarsi spesso, con risultati invariabilmente molto buoni e abbracciando in tempi più recenti anche una ipotesi di musica pianistica dalle strutture melodiche più tradizionali, ma animata dalla medesima sensibilità oscura degli esordi. Nel solco aperto dalla ondata esoterica inglese dei primi ottanta, soprattutto dai primissimi Current 93, Gerstein sembra incarnare una prospettiva molto personale, in cui tesi affreschi orrorifici classicheggianti riescono a unire in un’unica sintesi la ruvidezza harsh industrial con parti suonate e stratificazioni sonore dall’evidente sapore ritualistico. [1] e [2] sono monolitiche spirali di suono, fortemente differenziate, capaci di evocare il frastuono industriale, e subito dopo di riportare ad una atmosfera arcana, dai tratti persino psichedelici. L’effetto è quello dei lavori ritual ambient nella loro essenza più intima, sui quali è stata deliberatamente innestata una componente di rumore, creando una alternanza di registri dai profondi effetti ipnotici. In [3] la componente pianistica diviene preponderante, in una sorta di sonata lo-fi, tra dimensione orrorifica e percussivismo rituale.
La grande curiosità di questo artista è senza dubbio sottolineata anche dalla molte delle collaborazioni intraprese con vari personaggi della scena nazionale, dimostrando una necessità di affrancamento dalle logiche di auto ghettizzazione davvero ammirabile.
Intervista a Maurizio Pustianaz
A cura di: Ferruccio Filippi
Quanto ha significato partire da una fanzine e da una label nella produzione della tua musica?
Non ha avuto nessun significato particolare, perché le due cose andavano avanti in parallelo. Era in generale l’amore per la musica ed il bisogno di “buttare fuori” a dare l’energia e la motivazione a fare le cose. Non avevo mezzi se non il mio pianoforte e quindi creare delle suite al piano con sottofondi rumorosi riprodotti da registratori mono è stata una sorta di forzatura che ha fatto sì dovessi inventarmi qualcosa di personale che mi soddisfacesse.
Quali sono i capisaldi attorno a cui ruota la tua esperienza musicale con Gerstein?
La cosa principale sulla quale ruota la musica composta come Gerstein è l’improvvisazione. Non mi è mai capitato di fare qualcosa di buono partendo da un’idea. La musica deve fluire libera e molte uscite come La pomata delle femmine o il nome stesso Gerstein, sono nate dalla casualità. In questi due ultimi casi, ho aperto il “Libro dei morti dell’antico Egitto” ed una raccolta di Poe ed ho scelto passi casuali per contestualizzare il tutto. Gerstein è una contrattura di Metzengerstein.
Quale è il senso delle numerose collaborazioni e progetti paralleli che hai fatto nel corso degli anni?
Le collaborazioni sono nate unicamente a causa della stima reciproca provata verso le persone con le quali ho creato o ho condiviso un’uscita. Persone come Massimo Mantovani, i Sigillum S, Ain Soph, Simon Balestrazzi, Gregorio Bardini sono nomi che penso non abbiano bisogno di presentazioni particolari, perché sono riconosciuti da anni come capisaldi di vari generi, in Italia.
Quali sono state e sono, le difficoltà per portare avanti un progetto come Gerstein?
Fortunatamente non ho mai avuto ambizioni particolari con Gerstein, quindi il non avere fatto molti live o avere le vecchie uscite ambite nell’ambito del collezionismo non è che mi preoccupi. Gerstein ha trenta anni e, per i primi venti, è stata la mia cura e la mia espressione. Per questo motivo la precisione dell’esecuzione inizialmente non ha avuto molta importanza. La musica fluiva e certe volte veniva fuori come un conato di vomito, un atto di disintossicazione.
Quali sono i tuoi progetti per l’avvenire?
Non ho progetti stabiliti in vista, faccio quello che viene. Ad esempio per i trenta anni di carriera, a Dicembre 2014, ho suonato dal vivo improvvisando col piano e synth una colonna sonora per le foto scattate in Islanda da Oflorenz ed ho registrato un CDr durante le prove. Cercate “Artico Culto” su Youtube. Adesso è tutto molto libero e fortunatamente mi arriva quello che mi interessa e diverte. Il resto, si vedrà.
P.S. La foto di copertina è di Anna Alciati