
Intervista a Massimo Martellotta, chitarrista dei Calibro 35
I Calibro 35, il gruppo che rende omaggio ad una irripetibile stagione del cinema e della musica italiana.
Amo i poliziotteschi italiani degli anni settanta, amo il cinema italiano di genere, amo la trilogia di Fernando Di Leo, amo Mario Adorf, Tomas Milian, Luc Merenda, Pasquale Squitieri, Umberto Lenzi, amo Milano Calibro 9 quando Gastone Moschin chiede ad una bellissima Barbara Bouchet di fuggire a Beirut. Potrei continuare per ore. Proprio per questo non posso non amare i Calibro 35, magnifico gruppo italiano che dal 2007 si prefigge un unico scopo, interpretare il repertorio delle soundtracks italiane cercando di farle proprie ma al contempo rimanendo fedeli e rispettosi all’opera dei grandi Maestri (frase ripresa dal loro sito). Il merito che dobbiamo dare a Martellotta e compagni credo sia molto grande, il loro omaggio ad un periodo memorabile del cinema e della musica italiana è assolutamente da elogiare e apprezzare. Ho avuto la fortuna di vederli recentemente in un live a Milano, dove hanno presentato il loro ultimo lavoro, Traditori di Tutti, e devo dire che l’obiettivo è pienamente centrato. Oggi abbiamo l’onore di parlare con Massimo Martellotta, polistrumentista, chitarrista dei Calibro 35.
Valerio D’Onofrio: Ciao Massimo, piacere di conoscerti, da tempo vi seguo con interesse essendo un appassionato di musica e di cinema, due passioni che abbiamo indubbiamente in comune. Da quando risale la tua passione per i poliziotteschi italiani? Credi si tratti di una stagione unica e irripetibile?
Massimo Martellotta: In realtà i polizieschi sono solo una fetta dei nostri riferimenti. Tutto il cinema di genere a cavallo tra gli anni 60 e 70 regala milioni di spunti da tutti i punti di vista, a cominciare da quello musicale ovviamente. E’ stata una stagione sicuramente unica, per molti aspetti difficilmente ripetibile per l’Italia.
Valerio D’Onofrio: Quali sono le caratteristiche con cui definiresti la vostra musica e in generale quella del cinema di genere?
Massimo Martellotta: Domanda difficile. Sulla nostra recentemente siamo arrivati alla dicitura “Crime Funk” per far capire all’estero che tipo di funk proponiamo e secondo me sintetizza abbastanza bene le caratteristiche: un funk più tosto e meno ammiccante di quanto ti aspetti. Sulla musica di genere in realtà è quasi impossibile generalizzare, l’esplorazione è stata completa. Si va dal barocco al garage beat.
Valerio D’Onofrio: Avete rapporti col maestro Franco Micalizzi, quanto i Calibro 35 devono
Massimo Martellotta: Sicuramente il secondo disco è quello cui ci siamo ispirati di più alla scrittura di Micalizzi. In particolare, mi ricordo che quando scrissi “Eurocrime!” avevo ben in testa il suo modo ritmico caratteristico di usare i fiati. Se ascolti il brano in questione vedrai che l’apertura è molto Micalizziana, declinata a nostro modo ovviamente.
Dino Ruggiero: Traditori di Tutti è il vostro quarto album ma il primo che contiene tracce originali tutte vostre, disco liberamente ispirato all’opera di Scerbanenco: sembrerebbe un cambiamento molto radicale rispetto al passato in cui avete rielaborato brani di musiche da film nel vostro stile personalissimo.
Massimo Martellotta: Per noi è il terzo disco di inediti, sicuramente il primo dove ci sono esclusivamente brani originali. E’ vero però che l’immaginario di riferimento si sposta un pò di più sul noir, e questo ci ha permesso di usare alcune sonorità che fino ad oggi non avevamo ancora affrontato. Non abbiamo messo brani dei maestri del passato perché nel concept del disco ( sonorizzare un film immaginario realizzato sul romanzo di Scerbanenco ) non avrebbero trovato spazio, ma la vera differenza è quella di aver avuto questa volta un tema ben preciso da sviulppare e la cosa, come tutti i limiti, ci ha semplificato molto il lavoro.
Dino Ruggiero: Tra voi di milanesi non ce ne sono, eppure Milano fornisce sfondo e materia per la vostra ispirazione artistica, per le vostre ambientazioni noir, forse non a caso visto che quella città è stata spesso teatro di eventi malavitosi e terroristici di alto livello…
Massimo Martellotta: Milano è da sempre un crocevia di eventi di respiro internazionale, non a caso molta della letteratura e del cinema di un certo tipo scelgono la capitale lombarda. Inoltre e soprattutto è la città dove facciamo base ormai da più di dieci anni quasi tutti. Dopo lo shock iniziale abbiamo imparato a conoscerla ed apprezzarla. Ha molti lati decisamente interessanti, e si muove di continuo. Cosa rara per una città italiana.
Dino Ruggiero: In Italia il filone delle musiche da film ha visto compositori di altissimo “calibro” (passatemi la battuta): con che spirito avete affrontato il confronto?
Massimo Martellotta: Secondo me la base di tutto è un sano approccio artigianale e il rispetto del materiale musicale. Una volta che ti approcci alla musica con rispetto e un minimo di competenza è difficile “sentire” il peso del confronto. Anche perché presumerebbe una gara, e le gare in musica non servono a fare musica, ma a scrivere gli articoli di giornale. Noi facciamo il nostro dopo aver ascoltato e digerito milioni di ore di musica da cinema di tutti i tipi, e lo facciamo sempre nel modo più onesto possibile. Ovvio che rifare un Morricone beat è molto diverso che un Morricone orchestrale ma il tutto sta nell’essere il più onesto possibile. A volte funziona meglio e a volte peggio.
Dino Ruggiero: Riguardando i vostri materiali mi è capitato tra le mani un cofanetto Calibro 35 – dischi da asporto, “incartato” in un cartone della pizza: non avete mai temuto, soprattutto nel vostro lavoro all’estero, lo stereotipo dell’italiano “pizza-e-mandolino” o peggio ancora del mafioso, visti i temi che affrontate con la vostra musica?
Massimo Martellotta: Secondo te, se facciamo un cofanetto fatto come una pizza ci spaventa lo stereotipo dell’italiano mangiaspaghetti? Lo usiamo molto invece, in maniera più o meno conscia. La cosa che dà credibilità al tutto è la musica che proponiamo. Ovvio che la stessa operazione se facessimo musica melodica in dialetto sarebbe molto meno efficace.
Dino Ruggiero: Traditori di tutti è un album strumentale, se si eccettuano i cori di Serena Altavilla, ora licenziosi come in “The Butcher’s Bride”, ora spirituali in “Miss Livia Ussaro” e nella vostra musica di oggi sono più marcati i riferimenti a gruppi prog illustri come le Orme o gli Osanna: è dunque questa la vostra nuova rotta dopo aver abbandonato (sembra definitivamente) le musiche da film?
Massimo Martellotta: Non abbiamo abbandonato nessun aspetto delle musiche da film. Il disco è infatti una ipotetica colonna sonora del film mai girato sul romanzo di Giorgio Scerbanenco. Detto ciò, è sempre interessante sentire il parere di chi ascolta i dischi.
Valerio D’Onofrio: Concludo facendoti tantissimi complimenti e chiedendoti, tornando al cinema poliziottesco che conoscerai benissimo, se vuoi consigliare ai lettori due-tre film che ritieni imperdibili.
Massimo Martellotta: Te ne dico uno, che sarà pure scontato e non è un poliziottesco ma è da sempre uno dei miei preferiti: “La decima vittima” di E.Petri. Colonna sonora insuperata, un misto di ironia e classe su una trama fanta grottesca come quella è a mio avviso fenomenale. Piccioni super maestro. Grazie.
Valerio D’Onofrio: Grazie a te Massimo e complimenti.