
Intervista a Luigi Milanese, chitarrista e compositore genovese
In attesa della pubblicazione del suo primo album, Equinox, parliamo con l'autore Luigi Milanese. Una riuscita miscela di musica folk, classica e rock.
Oggi abbiamo il piacere di parlare con Luigi Milanese, chitarrista e compositore genovese, che a Settembre pubblicherà il suo primo album con la casa discografica americana Melodic Revolution Records. L’album si chiama Equinox e noi abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo in anteprima. L’album, interamente acustico, è un interessante connubio di musica classica, folk, rock e jazz. Per una sua biografia si rimanda al sito della Melodic Revolution Records.
Valerio D’Onofrio: Ciao Luigi, complimenti per il tuo album Equinox, credo piacerà moltissimo agli appassionati di chitarra acustica. Parlami degli inizi della tua carriera, sei un autodidatta o hai studiato in un conservatorio, a che età hai iniziato a studiare musica?
Luigi Milanese: Ho iniziato a suonare la chitarra intorno ai 13 anni da autodidatta, letteralmente fulminato dal sound dei Led Zeppelin. Non potrò mai dimenticare la prima volta che ascoltai, in casa di un amico, un loro 45 giri “Whola Lotte Love”, era il 1973, appunto. Ho quindi imparato molto sul Blues e sul Rock direttamente dai dischi (a quei tempi non esistevano le youtube lesson, libri didattici, video, ecc .. non c’era assolutamente niente) e si imparava affinando l’orecchio direttamente dai vinili . Penso di essere stato fortunato ad aver sviluppato il mio orecchio musicale in quel modo e in quegli anni d’oro per la musica Rock! Poi, in età “adulta”, mi sono diplomato in Chitarra al Conservatorio “G.Cantelli ” di Novara e in “Didattica della Musica” al Conservatorio A.Vivaldi di Alessandria . Sempre ad Alessandria ho conseguito il “Diploma Accademico di II Livello in Didattica Strumentale”. Mi interessavo alla musica classica affascinato (ancora una volta) da un suono, quello di un chitarrista classico, John Williams, che alla radio suonava i preludi di Villa Lobos, anche li fu amore a primo ascolto !
Valerio D’Onofrio: Ho letto che hai avuto varie collaborazioni con tanti artisti, puoi parlarci di quelle che ti sono sembrate più importanti per la tua formazione?
Luigi Milanese: Ho sempre suonato con chiunque, dal grande professionista fino al semplice dilettante. E con alcuni gruppi (ad esempio con la “Big Fat Mama”) si aprivano i concerti di artisti del calibro di Max Roach, degli America, Roberto Ciotti, Trevers Blues Band, ecc. Ricordo una bella Jam con Francone Mussida così come i concerti con l’Orchestra del Conservatorio “Nicolo Paganini”, qui di Genova o la tanta musica da camera suonata un pò dappertutto e come chitarrista mi piace ricordare i concerti con “l’ensamble Janua Coeli” del teatro Carlo Felice. Ma altrettanti, passionali, ricordi li ho delle mie varie cover band, avute anno dopo anno e Zeppelin tribute band in giro per locali, piazze e quant’altro a suonare, appunto, il repertorio degli Zeppelin ma anche tutto il resto e cioè Cream, tanto Hendrix, rock psichedelico USA e tanta, tanta altra roba.
Valerio D’Onofrio: Il disco risente di varie influenze, tutte ben amalgamate tra loro. Direi dal folk, alla musica classica, al rock, al jazz. Concordi?
Luigi Milanese: Assolutamente! Equinox è la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno che i Led Zeppelin e J.S.Bach possono convivere serenamente, all’interno dello stesso album senza litigare ma anzi compensandosi l’un l’altro. Certo che però devo avere un punto in comune, un qualcosa da condividere sotto, alla radice, se no sarebbero veramente degli estranei l’uno accanto all’altro e questo elemento di condivisione, in Equinox, è dato dal fatto che tutti i brani sono rigorosamente acustici e quindi il suono che arriva al nostro orecchio è sempre uno ma con tutte le varie sfumature del caso, di genere e di stile .
Luigi Milanese: Equinox, per me, è come un figlio, il mio primo album solista nato in età matura. Sono molto soddisfatto del risultato e il fatto che un’etichetta USA, dopo aver ascoltato il master, mi abbia arruolato nella sua scuderia conferma il valore artistico di questo lavoro. Tengo a precisare che in Equinox non sono, volutamente, presenti tecniche chitarristiche funamboliche molto diffuse tra i chitarristi acustici odierni (4 mani sulla tastiera, tapping, percussioni sulla chitarra ecc .. ) o perlomeno molto poco. Ho voluto fare un disco basato sulla Musica quindi sull’armonia e sulla melodia, elementi facilmente rintracciabili in pezzi come ad esempio “Africa” , “La mia Stella”, “Little Modal Dance” che qualcuno ha definito come un moderno canone. In Equinox ci ho messo tanto amore e tanta passione e questi elementi, credo, si possono cogliere facilmente già dal primo ascolto.
Valerio D’Onofrio: Il disco si divide in alcuni brani scritti da te, tutti di ottimo livello, tra cui segnalo Africa con un perfetto connubio tra chitarra e piano, Cosmic Revolution, lunga e complessa, ma potrei segnalarli tutti. Poi abbiamo brani rivisitati, tra cui la Sarabanda di Bach, il Prelude n.4 di H. V. Lobos e Si Beag Si Mhor di T. O’Carolan. Spiegami il perchè della scelta di questi brani.
Luigi Milanese: Come moltissimi, sono un grande amante della musica barocca e di quella di J.S. Bach in particolare. La Sarabanda che ho registrato in Equinox, è una mia trascrizione dal Liuto, trascrizione che inizialmente avevo fatto per Chitarra e Flauto e poi adattato per chitarra sola , il fatto è che adoro incondizionatamente Bach !
Il Preludio di Villa Lobos (il N° 4) è quello che ascoltai, come ti dissi all’inizio, quando da ragazzo mi avvicinai alla chitarra classica . Ricordo che lo imparai da un disco (dopo averlo sentito alla radio mi scatenai nella ricerca del vinile) e poi lo feci sentire al mio Maestro del Conservatorio il quale, ricordo, mi disse : ” Bhè .. niente male per averlo imparato dalla radio ma adesso studiamolo sulla partitura e sistemiamo tutte le varie faccende!”. Probabilmente, queste due esecuzioni di brani classici (Bach e Villa Lobos) faranno saltare sulla sedia i “puristi del nylon” ma secondo me, suonare queste musiche con l’acustica è per certi versi (Bach sicuramente) più filologico che suonarli con le corde di nylon dato che nel ‘600, il nylon, non esisteva ancora.
Per quanto riguarda “Si Beag Si Mhor” devo dirti che la mia versione è chiaramente ispirata a quella del grande chitarrista americano David Bromberg e alla sua versione. In realtà, pare che esistano più di 700 versioni di questo Irish traditional. Quella di Bromberg è suonata , lentissima, praticamente tutta su un’unica corda. La mia versione è al 50% su un’unica corda e il restante 50% in arpeggio con melodia e accompagnamento in contemporanea come nella migliore tradizione finger picking !
Valerio D’Onofrio: Ascoltando l’album mi è venuto in mente John Fahey. Ti piace? Fa parte delle tue influenze?
Luigi Milanese: E’ veramente incredibile che tu mi fai questo riferimento al grande J.Fahey che io ho sempre amato e ascoltato in tutti questi anni !! Sicuramente fa parte delle mie influenze, non potrebbe essere diversamente dato che suono alcuni dei suoi pezzi e ascolto i suoi dischi da molti anni.
Luigi Milanese: Sto lavorando al secondo album che dovrà essere, obbligatoriamente, migliore del primo. Sicuramente ci saranno delle novità: un grande Blues (forse elettrico), un tributo acustico a J.Fahey in classico stile fingerpicking (col basso alternato), un’altro brano tipo “Little Modal Dance” (forse il mio preferito in Equinox) ma con una parte centrale più ricca di improvvisazioni dei vari strumenti, probabilmente un brano classico (questa volta solo uno) di Erik Satie che, come tutti sanno, è stato un geniale pianista-compositore francese del ‘900 e poi altre cosucce. E spero anche di trasferirmi, definitivamente, in Florida, dove sono già stato alcune volte, sto lavorando in questa direzione.
Valerio D’onofrio: Grazie Luigi per la disponibilità, chiuderei chiedendoti qualcosa sulla copertina dell’album che a me è piaciuta molto, e ovviamente facendoti i nostri migliori auguri per la tua carriera futura.
Luigi Milanese: Ti ringrazio molto, la copertina è in effetti molto bella ed è un disegno di un’artista molto creativa dello stato di Washington, USA : Isabel Montserrat. Mi ha concesso l’utilizzo del suo quadro e credo di aver azzeccato anche questo dato che in molti hanno apprezzato la scelta. Alcuni hanno fatto, secondo me, giusti riferimenti alle copertine prog degli anni ’70 ed era quello che io volevo dato che musicalmente arrivo da quella cultura e radice musicale.
Per chi volesse ascoltare i brani la Melodic Revolution Records permette l’ascolto sul suo sito.