
Intervista a Devid Strussiat, leader dei SaliCi (2014)
Il progressive-folk italiano che guarda alla natura e alla psichedelia
Oggi abbiamo il piacere di parlare con Devid Strussiat, cantante e leader dei SALICI, band progressive-folk originaria dell’estremo Nord Est. Ecco una loro breve biografia.
I SALICI sono una band originaria dell’estremo Nord Est, da sempre terra di confini fisici e culturali e per questo aperta a visioni nuove e contaminazioni.
La band è formata da un gruppo eterogeneo di musicisti accomunati da una particolare sensibilità per la natura e la mistura in musica di generi diversi. La ricerca di un’identità sonora propria porta I SALICI a confrontarsi con molteplici sonorità che vanno dalla musica popolare, il rock anni ’70, la musica psichedelica, la musica medioevale e recentemente anche latino americano, indie e jazz.
Il gruppo si è esibito in riserve naturali, cantine, feste medioevali e di strada oltre ai più tradizionali locali e festival, performando in acustico, elettrico o improvvisando degli strumenti nel luogo dove si trovano. Si trovano particolarmente a proprio agio in situazioni intime e quando possibile intrecciando la musica con danze, video proiezioni e degustazioni.
Nel 2012, dopo un lavoro di produzione durato circa 1 anno, esce Nowhere Better Than this Place Somewhere better Than this place, che in pochi mesi riceve buone recensioni da parte della stampa locale e nazionale e permette a i Salici di esibirsi come spalla agli Ozric Tentacles, al festival Imola in Musica e in diverse altre location.
Attualmente il gruppo si sta preparando per registrare il seguito del primo disco.
La band è composta da
Devid Strussiat : voce, chitarre acustiche, lap steel, flauti, tar
Stefano Razza: Batterie
Marco Fumis: chitarre elettriche, percussioni ed effetistiche
Marco Stafuzza: viella, mandola, ghironda, crota
Simone Paulin: tromba, flicorno, harmonium e percussioni
Stefano Rusin: contrabbasso, basso elettrico e occasionalmente Bassotuba
Valerio D’Onofrio: Ciao Devid. I Salici nascono nel nordest dalla tua collaborazione con Marco Fumis. Puoi parlarci dei vostri esordi e delle vostre progetti iniziali?
Devid Strussiat: Come quasi sempre accade le persone simili si attraggono e così è stato per noi. Ho conosciuto Marco su un palco, poco tempo dopo esser ritornato da un lungo periodo passato a studiare e viaggiare… mi avevano prosto di suonare qualche pezzo da solo ad un piccolo festival della zona. Anche gli Atma, un progetto di improvvisazioni etniche (tra l’altro ancora attivo con costante ricambio di musicisti) suonava a quel festival… durate una cover di Acros the Univers, mentre suonavo, mi si avvicina questa figura che mi chiede se poteva accompagnarmi alle congas e da li il resto… Per ogniuno c’è una storia. Prima de I SALICI c’erano altri gruppi… gli OR uno strano ensamble che variava da 3 a 9 elementi in cui c’eravamo sia io che Simone Paulin (con cui condividiam esperienze musicali sin da bambini) e gli Atma… Tempo dopo alcuni di noi sono stati coinvolti in un progetto musicale curato da Marco Stafuza che si occupa ri ricostruzioni di strumenti musicale medieoevali e come repertorio le Cantigas di Santa Maria dai codici miniati del XIII secolo… il fascino della ricerca della musica antica e popolare credo ci abbia profondamente influenzato, sian in alcune ritmiche che nell’uso/ricerca di accordature aperte. Tutto era studio, improvvisazioni e sopratutto cene davanti a fuochi di caminetto in inverno e lunghe serate tra i boschi e i gretti del fiume Isonzo. Il primo concerto de I SALICI si è materializzato all’interno di un festival che al tempo noi stessi organizzavamo presso il Centro visite della Riserva della Foce dell’Isonzo… progressivamente come il limo si deposita e si stratifica sul fondo dell’acqua anche i brani passavano da ampi e improvvisati a composizioni sempre più concrete. L’organico è cresciuto per affinità. Dapprima Stefano Rusin al contrabbasso e poi Stefano Razza alle percussioni hanno permesso di definire sempre meglio l’identità del suono e accrescere di molto il divertimento: si sa, ad una festa più si è più ci si diverte!
Valerio D’Onofrio: Quali sono le vostre maggiori influenze musicali?
Devid Strussiat: Premesso che siamo in 5 e ognuno ha le sue radici sonore…
Se parliamo di cosa forma l’identità delle persone nella musica che proponiamo sento moltissima musica dei 60 /70… sicuramente i Pink Floyd, Hendrix, Jethro Tull, King Crimson e la Scena di Canterbury. A questa dimensione aggiungerei una certa irriverenza punk nel proporre improvvisazioni che a loro volta riprendono i tempi scenici del Jazz…
Quando suoniamo insieme sviluppiamo una grande affinità nel sentire dove andare e cosa fare in un certo punto.. sembra quasi che un dato colore o un ritmo nasca in modo spontaneo. Poi solo in seguito c’è un lavoro di sintesi e definizione delle composizioni. Da musicista oggi credo sia importate ascoltare con occhio critico tutto quello che il variegato mondo della produzione musicale offre. Le grandi trasformazioni del mercato della musica e della semplicità con cui oggi sia possibile organizzare i suoni stanno producendo un incredibile mole di stimoli. Cavalcare l’onda moderna è sicuramente un modo per mettersi in condizioni di costante crescita. Mescolare e mettersi in gioco tecniche e suoni… l’intensità dello stimolo è l’emozione. Il generi rispondono ad un bisogno di classificazione degli stimoli ma hanno poco a che fare col l’emozione che intendeva generare l’interprete.
Valerio D’Onofrio: Parlate di uno stretto contatto con la natura. Puoi spiegarci meglio?
Devid Strussiat: Tutti noi sin da bambini andavamo a giocare nel bosco e nelle rive dell’Isonzo. Certi luoghi danno conforto, consiglio, compagnia…
Suonare o lavorare in luoghi belli e sani ha evidenti ripecussioni sul quel che facciamo… Il nostro primo concerto è stato presso il centro visite della Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo per una serie di iniziative di sensibilizzazione artistica nella natura proposte ed organizzare da noi stessi… da li a breve l’esperienza si sarebbe estesa nel festival AESON arti nella natura dove la dimensione musicale era solo una parte di un percorso di interpretazione della natura insieme a opere di Land Art, performances, video e proiezioni, laboratori… è stato ricreato un bello spirito di comunità e questo è un concetto fondamentale per noi. Per essere felice nel tuo contesto devi contribuire ad immaginarlo e quando una visione è percepita e perseguita da più persone allora agire è più semplice. Significa essere individui politici.
Valerio D’Onofrio: Il vostro primo album del 2012 ha avuto ottime recensioni. Sei soddisfatto del risultato?
Devid Strussiat: Siamo molto soddisfatti! L’album è stato composto e sopratutto registrato con l’idea di poterlo ascoltare con piacere più e più volte… Spesso lo ascolto…
Una bella cosa dalle critiche e recensioni ricevute è che spesso chi ascoltava il disco ci diceva “Ehi questo mi ricorda quel gruppo o a quelle sonorità”… con soddisfazione e piacere buona parte dei gruppi a cui ci associavano non li conoscevo e la scoperta è stata eccitante! Ora sono pieno anche di demo e dischi di altri artisti con cui abbiamo scambiato il cd e anche questo non è male…
Le risorse economiche impiegate per promuove il disco sono state praticamente nulle e abbiamo avuto pochissimo supporto per la promozione e distribuzione… Oggi mi domando quali strumenti potremmo attivare per raggiungere sempre più persone affini alle nostre proposte.
Valerio D’Onofrio: Nel 2014 uscirà il vostro secondo album? Che differenze ci saranno col primo?
Devid Strussiat: Si, il 2014 è l’anno… ora siamo molto più “gruppo” rispetto al disco precedente. “Nowhere better..” è stato composto e registrato in modo frammetario le tecniche per registrarlo sono state a volte tormentate vista l’inesperienza. Credo che senza il supporto di Marco Beltramini nella produzione non avremmo raggiunto certi equilibri di suono. Ora ci conosciamo meglio, abbiamo organizzato meglio il nostro studio di registrazione e i brani sono più strutturati. Ascoltavo qualche settimana fa i demo viaggiando in automobile e il disco scorre molto bene, i brani sono più incisivi e compatti, ripuliti ed essenziali. Sono sicuro che sorprenderà chi ci ha già ascoltato e aprirà nuove prospettive.
Valerio D’Onofrio: Che musica ascolti solitamente?
Devid Strussiat: Ultimamente cerco molto il confrondo con le band emergenti che si possono trovare su bandcamp, reverbnation e sound clouds… cercare a caso musica su internet è davvero spassoso! Il mondo è pieno di geni nel proprio garage! Apprezo molto la scena new folk inglese e tra questi cito Johnny Flynn o Laura Marlin. I classici intramontabili naturalmente sono sempre li pronti in momenti di apatia… ascoltare un buon David Gilmour o un live dei Pearl Jam ti riassesta lo spirito e il ritmo.
Valerio D’Onofrio: Cosa ti auguri per il 2014?
Devid Strussiat: Come band di fare un bel disco, distribuirlo al meglio e fare dei bei concerti in posti speciali. Divertirci ma crescere musicalmente e umanamente ottimizzando al meglio la nostra fantasia e il tempo che abbiamo a disposizione.
08/01/2014