
Intervista a Bernardo Lanzetti, ex Acqua Fragile e PFM.
Un protagonista della prima ora del progressive italiano.
Gli inizi degli anni ’70 in Italia furono caratterizzati dalla nascita di molti gruppi musicali che cercavano di sviluppare, di personalizzare quella musica nuova che giungeva d’Oltremanica, quella novità progressive che in Inghilterra si andava affermando sempre di più anche con il lavoro di grandi gruppi storici della musica rock di tutti i tempi.
Gli Acqua Fragile, un quintetto di Parma formatosi nel 1971 da quel che restava di una formazione precedente, gli Immortali, iniziò a costruirsi una buona reputazione suonando come gruppo di spalla in numerosi concerti di gruppi blasonati come i Gentle Giant, i Soft Machine, Alexis Korner & Snape, Curved Air, Uriah Heep. Il loro stile senza dubbio presentava molte contaminazioni dal prog inglese, e soprattutto i Genesis dovettero influenzarli nella ricerca di una propria originalità artistica, e tuttavia dimostrarono di avere delle rare qualità nel panorama musicale italiano di quel periodo.
La prima di queste è senz’altro costituita da una componente vocale di gran pregio, quel Bernardo Lanzetti che poi andrà ad arricchire con la sua arte La Premiata Forneria Marconi, con cui inciderà ben tre album, una delle migliori voci rock italiane, con una impeccabile pronuncia inglese.
Dino Ruggiero: Bernardo, partiamo proprio da qui: una volta terminati i tuoi studi di chimica in America, nel 1971 torni in Italia e decidi di lanciare gli Acqua Fragile con cui poi farai due album, uno con il vostro stesso nome nel 1973 e l’anno successivo Mass-Media Stars. Cosa ti ha spinto a questo ritorno? Tanti nostri connazionali hanno cercato (e trovato) fortuna proprio negli States…
Bernardo Lanzetti: Mi sia permesso precisare che i primi artisti italiani che hanno trovato riscontro negli States sono quelli della PFM, appunto il gruppo di cui divenni il cantante e front-man nel ’75. Se invece ti riferisci al grande maestro Arturo Toscanini, il suo successo in USA è ben precedente il 1971. I motivi artistici del mio ritorno all’epoca erano il fatto che tutti i chitarristi americani suonavano la loro musica meglio di me e, d’altronde, i tempi non erano ancora maturi per la sperimentazione che storicamente sarebbe iniziata solo a breve con il progressive inglese. Un altro motivo non trascurabile era, come lo è tutt’ora, la difficoltà di ottenere il permesso di lavoro e l’iscrizione al sindacato musicisti USA.
DR: Terminata la tua esperienza con gli Acqua Fragile, dal 1975 al 1979 sarai il cantante della Premiata Forneria Marconi con cui inciderai tre dischi: Chocolate Kings (1976), Jet Lag (1977) e Passpartù (1978), ma soprattutto sarai presente dal vivo nei concerti che la formazione terrà a Tokyo, Osaka, Edimburgo, Londra e Los Angeles. Cosa ricordi di quel periodo?
BL: Dopo un numero zero in un palazzo del ghiaccio in Svizzera, il mio debutto è stato a Tokio. Ricordo quando, molto emozionato, saltai la presentazione di un brano in scaletta. In una registrazione live si sentono benissimo i colleghi imprecare al mio indirizzo ma poi la scaletta “sbagliata” si rivelò vincente e fu tenuta per tutto il tour. I ricordi sono tanti ma posso raccontare il dopo concerto a Huntington Beach, Los Angeles, l’ultima data del tour USA. Usciti dal locale trovammo il quartiere letteralmente circondato da un carosello di macchine che procedevano a passo d’uomo. Molti ragazzi e ragazze erano seduti sul cofano o sul tettuccio delle vetture e intonavano un accorato “PFM, don’t go home!”
DR: Per quale ragione è poi terminata la tua collaborazione con quel gruppo?
BL: Motivi artistici- per loro la voce non era importante – e anche economici – avevano smesso di retribuirmi.
DR: Tra il 1979 e il 1982 pubblicherai ben cinque album come solista: cosa ricordi di quel periodo che sembra essere stato tra i migliori e più ricchi di ispirazione?
BL: Le cosa più bella di quel periodo era poter frequentare Londra dove ho inciso almeno un paio di album con musicisti britannici. Curioso il fatto che la mia casa discografica scartò un brano con Vangelis alle tastiere. Solo pochi mesi dopo, egli infatti vinceva l’Oscar con le musiche di “Momenti di Gloria”
DR: Nel 1988 torni ad avere un tuo gruppo, i Cantautores, con cui pubblicherai due album, uno nello stesso anno ed uno l’anno successivo: tra i componenti di quella band fortunata vi furono anche artisti impegnati come Alberto Radius e Mario Lusini…
BL: I Cantautores non erano proprio un mio gruppo ma un’idea nata da Gianni Minà e sviluppata da Mauro Lusini e Alberto Radius.
DR: Siamo arrivati alle soglie del 2000 e da lì in poi tu svilupperai esperienze diverse, come solista o con una tua band: escono album di vario genere tra cui, da solista, nel 2008 Ecletilanz e nel 2010 Dylanz. Quali sono i tuoi programmi di oggi?
BL: Nell’anno in corso, celebro i miei quarant’anni di carriera essendo il mio primo disco, con il gruppo Acqua Fragile, del 1973. Per l’occasione sto preparando una serie di eventi come il “VOX 40”, un concerto che, con orchestra e tanti ospiti, ripercorrerà le tappe più significative delle mie musiche e della mia vocalità.
DR: Bernardo, grazie tante per la disponibilità, spero di poterti risentire presto.