
Cinque domande sui Black Widow ad Antonello Cresti
I Black Widow, i precursori di un esplicito rapporto tra rock e temi horror. Ne parliamo con Antonello Cresti
Continuiamo la nostra rubrica di approfondimento sul rock britannico parlando stavolta dei Black Widow con lo scrittore e saggista Antonello Cresti. I Black Widow sono stati tra i precursori di un tipo di rock che aveva come caratteristica l’uso esplicito di temi quali magia, stregoneria, sabba, occultismo. Questo non fu affatto un furbo espediente commerciale per attirare una fetta di pubblico, fu invece da parte di Kip Trevor e compagni una scelta onesta e sincera. La scelta dei temi non dovrebbe nascondere il fatto che anche la loro musica fu originale, innovativa e colta, contaminata da varie influenze di cui parleremo. Chi fosse interessato a questi temi non potrà che trovare estremamente utile l’ultimo saggio di Antonello Cresti, Come to the Sabbath, di cui consigliamo caldamente l’acquisto.
Valerio D’Onofrio: Ciao Antonello, il tuo ultimo libro è intitolato Come To The Sabbath, stesso nome di uno dei brani più conosciuti dei Black Widow. Possiamo intendere questa scelta come un omaggio ad un gruppo che ha segnato la tua formazione musicale?
Antonello Cresti: Lo è senza dubbio. Ho scelto quel titolo proprio perchè emblematico del rapporto tra underground musicale britannico ed esoterismo. Anche se l’avventura di cui tratto nel mio saggio inizia ben prima dei Black Widow ritengo che quel brano, anche per il titolo emblematico, si davvero un “simbolo”…
Valerio D’Onofrio: I Black Widow, nati inizialmente come un band blues rock abbastanza tipica (i Pesky Gee), hanno una svolta radicale nel 1970, anno di pubblicazione di Sacrifice, usando in modo esplicito temi orrorifici legati all’occultismo. Quanto è forte questo legame tra musica, magia ed esoterismo?
Antonello Cresti: Nel momento in cui il rock, che già aveva incontrato le filosofie orientali e le forme di spiritualità eterodossa, scopre una vocazione all’oscuro, i Black Widow furono in grado di rappresentare un esempio fulgido di questa vocazione. E’ sostanzialmente l’inizio di una avventure che legherà in maniera sempre crescente artisti musicali e atmosfere occulte. C’erano e ci sono molti venditori di fumo in questo ambito, personaggi capaci di citare Crowley, LaVey, senza saperne assolutamente nulla, tanto per attrarre qualche giovane ribelle, ma per i Black Widow non fu così. Fu un sincero studio a creare la loro proposta musicale e visuale e questo si sente… In “Sacrifice” che è un prodotto che mostra tanta curiosità culturale come creativa c’è il tentativo, pur ancora naif, di creare una particolarissima sintesi sonora oscura capace di utilizzare linguaggi molto diversi tra loro, senza facili trovate ad effetto (che avrebbero fatto la fortuna di certo hard rock e, dopo, metal).
Valerio D’Onofrio: Una particolarità interessante erano i loro live truculenti, so che addirittura ad ogni loro concerto vi erano gruppi di genitori, credo anche preti, che cercavano di impedire l’ingresso ai ragazzi. Sai dirci in cosa consisteva in effetti il loro spettacolo? Perchè faceva così tanta paura?
Antonello Cresti: La band ebbe grosse difficoltà soprattutto negli USA, ancora scossi dal delitto Manson. Altrove lo show fu accolto con meno clamore ed addirittura un loro live tedesco venne filmato ed è adesso facilmente visionabile anche su youtube, giusto per farsi una idea… Nel live show dei Black Widow compaiono due anime: una prettamente teatrale, nata dalla collaborazione con Chris Sanford e la sua compagnia di base a Leicester, ed una, per così dire, rituale, nata dalla essenziale incontro con Alex Sanders, allora alto sacerdote della Wicca Britannica. Sanders avvicinò i Black Widow ad alcuni rituali e testi magici per creare lo show e la sua influenza fu determinante per creare uno spettacolo che mostrasse grande pathos senza scadere nel kitsch inutile. La moglie di Sanders, Maxine, addirittura si prestò ad interpretare Astaroth in molti live shows che culminavano appunto nella rappresentazione simbolica di un sacrificio umano. Si trattava di uno spettacolo forte, provocatorio, ma direi non truculento.
Valerio D’Onofrio: Sacrifice viene pubblicato l’anno successivo di In The Court of Crimson King, album ritenuto il capostipite del progressive rock. Ritieni che ci siano accostamenti possibili tra il progressive rock classico e i Black Widow?
Antonello Cresti: I Black Widow come dicevo sono un crocevia di influenze. Molto spesso, a torto, ci si è concentrati sul loro aspetto concettuale pensando ad una facile affinità col metal estremo, ma nella proposta della band inglese c’è molto di più… Jazz, il wall of sound spectoriano, ed addirittura qualche passaggio bossa-nova… Ben lontani dal tipico immaginario hard rock, chi l’avrebbe detto?!
Sono la curiosità, la volonta di affiancare fonti sonore diverse a sancire la vicinanza dei Black Widow col mondo progressive (ed i loro album post – “Sacrifice” vanno in effetti in questa direzione). Va poi detto che allusioni all’occulto, all’alchimia, a Jung sono presenti anche, ed eccome, nell’album di esordio crimsoniano (e Fripp di lì a poco si sarebbe avvicinato egli stesso alla Wicca) e che la durezza di una “21st Century Schizoid Man” fa impallidire molte cose dei Widow…
Valerio D’Onofrio: Se pensiamo all’aspetto esteriore dei Black Widow si potrebbe pensare che gli spettacoli live spettacolari, la violenza, il sangue potessero coprire una musica di scarsa qualità. E’ lecito pensarlo o invece i Black Widow sono stati degli innovatori?
Antonello Cresti: L’album “Sacrifice” è un album irripetibile e inimitato. Oramai possiamo dirlo… Emuli della band di Leicester ce ne sono stati eccome, ma davvero in pochissimi hanno saputo avvicinare quel sound così arcano e raffinato. In prospettiva il live show della band è stata una zavorra che troppo spesso non ha fatto cogliere i reali meriti del gruppo. Non saprei se definire i Black Widow degli innovatori, ma senza dubbio darei a loro la nomea di creatore di una sintesi senza precedenti.
Valerio D’Onofrio: Hanno avuto proseliti in Inghilterra o oltre manica?
Antonello Cresti: Tutto il movimento del cosiddetto “dark prog” deve molto ai Black Widow. Alcuni nomi? The Ghost, Monumentum, Zior, Dr. Z (soprattutto), Arcadium, tutti autori di ottima musica dalle atmosfere sinistre, ma anche più convenzionali dei maestri nello sviluppo compositivo e capaci di utilizzare l’occulto solo come “effettismo” o vaga allusione. In Italia credo di interpretare il pensiero di Steve Sylvester dicendo che i Death SS, soprattutto quelli “maturi”, tantissimo debbano ai Black Widow, tanto è vero che Clive Jones, fiatista della band compare anche in “The Seventh Seal” di Sylvester e compagni…
Le altre puntate di Cinque domande a.
Antonello Cresti: La psichedelia inglese.
Antonello Cresti: Third Ear Band
Antonello Cresti: Black Widow
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