
Cinque album del 2017 consigliati da Antonello Cresti

Antonello Cresti
Da qualche anno i miei ascolti seguono traiettorie più circostanziali: a causa dei miei lavori editoriali per un paio di anni ho ascoltato solo musica sperimentale italiana e gli ultimi mesi sono stati invece impiegati all’ascolto di musica tedesca dei settanta, in vista del mio “Solchi Sperimentali Kraut”. Questo per dire che quando devio dagli ascolti “di lavoro”, lo faccio spesso per prendermi un pausa e – indubbiamente – rischio di perdermi qualche novità, preferendo ripiegare su vecchi amori o certezze confortanti.
Questi sono i miei cinque consigli del 2017:
- Linda Perhacs – I’m A Harmony
- Peter Hammill – From the Trees
- Camerata Mediolanense – Le Vergini Folli
- Sandro Mussida – Ventuno costellazioni invisibili
- Lino Capra Vaccina – Metafisiche del Suono
- Linda Perhacs – I’m A Harmony

Linda Perhacs – I’m A Harmony
I’m A Harmony è forse il lavoro che più mi ha colpito in questi ultimi mesi. E’ una pietra miliare in senso assoluto nella carriera della folk singer statunitense ed è anche un brillante tentativo di declinare sonorità in acustico in un magma di suoni più astratti, indistinti. Un bellissimo ponte tra passato e futuro, denso di melodie emozionanti e arrangiamenti di gran classe. Purtroppo ho visto scarso interesse nei confronti di questa nuova uscita, ed è un vero peccato.
- Peter Hammill – From the Trees

Peter Hammill – From the Trees
From the Trees rappresenta un ritorno alla essenzialità più francescana da parte del grande autore britannico. Ed è un lavacro minimale che giova alle capacità di sintesi compositiva di Hammill: melodie centratissime, ricche di pathos ed una qualità interpretativa che ad una età che inizia ad essere veneranda appare davvero sbalorditiva. Voce, piano, chitarra, e la capacità di distillare oltre mondi con pochissimi tocchi.
- Camerata Mediolanense – Le Vergini Folli

Camerata Mediolanense – Le Vergini Folli
Le Vergini Folli segue in qualche maniera il ripiegamento intimista di Hammill, con brani privi della tipica epicità della formazione. Ma si tratta di una “riduzione” espressiva densa di straordinari rivoli, dal pianismo novecentesco, alla musica barocca, dalla melodia rinascimentale a vaghissimi echi post punk. Uno straordinario album di nuova musica cameristica, che meriterebbe di entrare nei repertori dei Conservatori.
- Sandro Mussida – Ventuno costellazioni invisibili

Sandro Mussida – Ventuno costellazioni invisibili
Ventuno costellazioni invisibili è stato per me una bellissima scoperta e sorpresa. Dopo tantissimo tempo anche l’Italia ha ritrovato un autore capace di porsi nell’alveo postminimalista e immaginare una forma sua propria di contributo. Un lavoro per ensemble dotato di un equilibrio spirituale, quasi magico, in cui ogni sfumatura risulta congeniale al tutto immaginato.
- Lino Capra Vaccina – Metafisiche del Suono

LINO CAPRA VACCINA – Metafisiche del Suono
Ho atteso sino all’ultimo istante a stilare questa mia classifica perché volevo fortemente ascoltare prima il nuovo lavoro di Vaccina. Mai attesa fu più fruttuosa poiché ci troviamo di fronte ad un lavoro magistrale di musica primordiale, capace di una profondità che il pur ottimo “Arcaico Armonico” non aveva ancora raggiunto. Qui Vaccina è capace davvero di ricondursi agli augusti inizi della sua carriera, arricchendoli però una capacità musicale all’epoca non ancora così affinata. Altro lavoro irrinunciabile…
Mi permetto di citare altri due album che mi hanno fatto compagnia nell’ultimo periodo: STACKRIDGE – The Final Bow, atto di addio live di una formazione davvero troppo poco conosciuta nel nostro paese e ANATHEMA – The Optimist, altro tassello di una formazione che – caso raro – continua ad emozionarmi quasi sempre.