
Cinque album del 2015 consigliati da Donato Zoppo
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta degli album più interessanti del 2015; stavolta ad aiutarci è il saggista Donato Zoppo, ormai da anni punto di riferimento per tanti appassionati di rock progressivo ma non solo. Donato è autore di svariati testi che potrei tranquillamente definire fondamentali; ricordo in particolare Prog. Una suite lunga mezzo secolo (2011), King Crimson. Islands. Testi commentati, Premiata Forneria Marconi. 1971-2006 35 anni di rock immaginifico o ancora Cotto e suonato. La musica immaginifica in cucina. I suoi cinque consigli sono:
TIM BOWNESS, Stupid Things That Mean The World
BIXIGA 70, III
BASSEKOU KOUYATÈ & NGONI BA, Ba Power
NIK TURNER, Space Fusion Odyssey
SACRI CUORI, Delone
Valerio D’Onofrio: Il 2015 ormai sta finendo, come possiamo giudicarlo complessivamente da un punto di vista musicale?
Donato Zoppo: Ciao Valerio, mi è sembrato un anno molto ricco musicalmente. Come sai mi occupo nello specifico di prog-rock su Audio Review e di tutto il resto su Rockerilla e soprattutto nel mio radio show RCN, quindi il mio è un osservatorio abbastanza ampio e privilegiato. Quest’anno i titoli importanti a mio avviso sono stati numerosi e te ne nomino alcuni che non ho menzionato nella cinquina, li cito senza ordine di importanza, i primi che mi vengono in mente: Calexico, Mercury Rev, Songhoy Blues, Kamasi Washington, Zun Zun Egui, Sleater-Kinney, Sycamore Age, Sir Richard Bishop, Max Fuschetto, Gavin Harrison, Scisma, Warren Haynes, Fjieri, Marcus Eaton, Popa Chubby e Graziano Romani (due live album tostissimi), Osanna, Hugo Race, Battles e potrei continuare…
Proprio oggi prima di risponderti ho ascoltato in anteprima due album in uscita nel 2016: il nuovo degli High Llamas per Drag City, delizioso come sempre, e l’imminente debutto del trio Mute Gods (Beggs-King-Minnemann), anche loro molto interessanti: l’anno nuovo promette bene!
Valerio D’Onofrio: Nelle tue scelte che aspetti hai voluto privilegiare?
Donato Zoppo: I cinque titoli che ho proposto a te, i dieci che ho segnalato a Rockerilla per la top ten di fine anno e quelli che comporranno il listone che faremo ascoltare a Radio Città BN tra qualche settimana sono diversi per genere, estrazione e storia, ma hanno un elemento comune: la qualità. Qualità nel disco finito, nelle intenzioni, nello sviluppo, nell’incisione e in generale nella proposta complessiva. Cerco di fare riferimento a una serie di fattori a seconda del nome: se si tratta di artisti storici o attivi da tempo, con una discografia alle spalle, mi interessa capire se aggiungono qualcosa di nuovo a quanto hanno già detto, se si tratta di uscite furbette senza sincerità o se hanno davvero ancora qualcosa da dire, se si tratta di album pregevoli per scrittura, arrangiamenti, sonorità, produzione. Con gli esordienti contano anche la compiutezza della proposta, la credibilità e la personalità.
Valerio D’Onofrio: La tua prima scelta è l’album di Tim Bowness, artista che begli anni ha collaborato con Steve Wilson, King Crimson, ecc. Perchè questa scelta?
Donato Zoppo: Il nuovo album di Bowness mi ha convinto subito, anche se è il classico disco che va ascoltato a più riprese con la giusta calma per essere apprezzato in tutte le sue sfumature. Mi è piaciuto immaginarlo subito come il secondo atto di un progetto più ampio che comprende anche il precedente – egualmente ottimo – Abandoned Dancehall Dreams del 2014, infatti li ascolto spesso in coppia, senza soluzione di continuità, come ho scritto su Audio Review (dove l’ho segnalato immediatamente come una delle migliori uscite dell’anno). Tim Bowness è un ottimo interprete che si muove in quell’area di confine che seguo con grande interesse, anche le sue collaborazioni, dai Fjieri a Richard Barbieri e così via, lo confermano. Credo sia una buona evoluzione del linguaggio progressive, fuso con altri elementi che lo rendono più “giovane” ma al tempo stesso appetibile per i palati fini e i vecchi cultori.
Valerio D’Onofrio: Con i Bixiga 70 voltiamo pagina, come definiresti il loro album del 2015?
Donato Zoppo: Travolgente. E’ un titolo Glitterbeat e con loro si va sempre sul sicuro, vedi anche le pubblicazioni dell’ammiraglia Glitterhouse, penso subito a Hugo Race che con i True Spirit ha sfornato un Ep e un album rock davvero deliziosi. Di questo terzo album della piccola orchestra di San Paolo ho apprezzato molto la capacità di lavorare su ritmi di provenienze diverse e lontane, ipotizzando una fusione tra il classico e ipnotico afrobeat e la musica del Brasile dal quale provengono. Non li ho ancora visti in azione dal vivo ma se tanto mi dà tanto saranno un terremoto…
Valerio D’Onofrio: Con BASSEKOU KOUYATÈ & NGONI BA ci spostiamo in Africa, una scelta davvero originale.
Donato Zoppo: Ci spostiamo in Mali, una nazione che ha dato tanto alla musica internazionale partendo dall’indimenticato Ali Farka Touré per arrivare a suo figlio Vieux. Bassekou ha una storia fantastica, l’ho intervistato per Rockerilla in occasione dell’uscita di Ba Power e mi ha raccontato delle cose molto belle, in particolare il rapporto conflittuale con il padre, con il quale ha avuto una riappacificazione. Suo padre seguiva la musica Griot tradizionale, Bassekou invece amava Fela Kuti, Farka Touré, quel gigantesco uomo del ritmo che è Tony Allen, e per questo non veniva compreso. Ba Power è un ulteriore passo in avanti perchè ha un’ossatura elettrica e rock molto forte, ed è un ottimo album di gruppo, registrato a Bamako dal “gruppo-famiglia” Ngoni Ba. Consigliatissimo.
Valerio D’Onofrio: Dall’Africa voliamo addirittura nello spazio col nuovo album di Nik Turner che vede la collaborazione di tantissimi giganti del rock…
Donato Zoppo: Guarda, io non sono un cultore sfegatato di space rock e affini, mi piacciono i dischi storici degli Hawkwind, apprezzo gli Ozric Tentacles e gli Oresund Space Collective, però negli ultimi anni faticavo a trovare cose entusiasmanti, poi è arrivato questo Space Fusion Odyssey a farmi cambiare idea, è un’opera davvero accattivante. La presenza degli ospiti – Steve Hillage, Robbie Krieger, Billy Cobham etc. – la arricchisce e si respira un profumo di libertà e di rock errabondo come ai vecchi tempi.
Valerio D’Onofrio: Chiudiamo con la musica da film. Cosa ti ha colpito dell’album dei Sacri Cuori?
Donato Zoppo: Non definirei la musica dei Sacri Cuori da film, anche se i sapori morriconiani e la forza visiva del gruppo evocano chiare connessioni cinematografiche. I Sacri Cuori hanno lavorato sodo per ottenere un respiro internazionale, senza celare i riferimenti che vanno dal Tex Mex a certo desert rock. Prima parlavo di “credibilità”: ecco, Delone è un disco italiano assai credibile, che non sfigura con produzioni estere, e da questo punto di vista lo si potrebbe mettere accanto, tanto per fare due nomi al volo, ai dischi della PFM degli anni ’70 o alle Piccole iene degli Afterhours.