
Cinque album del 2015 consigliati da Antonello Cresti
Antonello Cresti non ha bisogno di presentazioni nelle pagine di Psycanprog. Autore di vari saggi di approfondimento musicale tra cui “Fairest Isle”(2009), “Lucifer over London” (2010), “Come to the Sabbat” (2011), “Solchi sperimentali” (2014) e il nuovissimo e imperdibile “Solchi Sperimentali Italia”, come l’anno scorso, anche quest’anno ci consiglierà cinque nuovi album. Gli album scelti sono:
- LINO CAPRA VACCINA – Arcaico Armonico
- PAOLO TOFANI – Real Essence
- ANDREA CHIMENTI – Yuri
- BILL FAY – Who is the Sender?
- RICHARD BENSON – L’Inferno dei Vivi
Valerio D’Onofrio: Ciao Antonello, il 2015 è stato un anno molto difficle, attentati, conflitti sempre crescenti e un generale clima di pessimismo e paura per un futuro che appare sempre più difficile. Che opinuioni ti sei fatto? Vedi ancora speranze? Pensi che questo si ripercuota nella musica contemporanea?
Antonello Cresti: La storia insegna che la follia del nostro tempo non sempre ha delle ripercussioni sulla creatività… Certamente, cambia il clima di un’opera creativa, ma resta forte la volontà di intendere la musica, l’arte come una grande via di fuga (non di “distrazione” come promulga la vulgata). E così se nutro ben poche speranze in cambio di paradigma per quanto riguarda il quadro politico e sociale (anche se il fallimento del Capitalismo è oramai evidente), mi sento ben più ottimista nei riguardi di tutto quel sottomondo che può esibire una propria alterità attraverso il Suono.
Valerio D’Onofrio: Ti abbiamo chiesto di consigliarci cinque album del 2015. Quali sono stati i criteri della tua scelta, c’è un aspetto che hai voluto premiare maggiormente?
Antonello Cresti: Ho passato grandissima parte dell’anno immerso negli ascolti che mi avrebbero condotto alla realizzazione di “Solchi Sperimentali Italia” e dunque si è trattato di ascolti abbastanza unidirezionali, almeno per i miei standard usuali. Per questa ragione ho cercato di inserire in questa lista album che per un motivo o per un altro non compaiono nel libro. Ho cercato. Secondo il mio stile, anche di sparigliare un po’ le carte. Tra i lavori che non ho potuto inserire menzionerei quelli di Ringo Starr, Brian Wilson e Peter Hammill. Tutti ascolti “affettivi”, insomma….
Valerio D’Onofrio: La tua prima scelta cade su Lino Capra Vaccina, tornato dopo vari dal suo capolavoro Antico Adagio col nuovo Arcaico Armonico. Immagino che questo ritorno non ti abbia deluso.
Antonello Cresti: Il ritorno di Lino Capra Vaccina era nell’aria e già lo avevo anticipato (di poco) tra le righe di “Solchi Sperimentali Italia”, ma nessuno poteva immaginare una chiusura del cerchio così potente. Il lavoro di Vaccina, bellissimo, credo sia necessario di questi tempi per una necessità di “pulizia acustica”. Un album per riallenare il nostro senso attivo al mondo del Suono. E un plauso va anche alla nuova etichetta Dark Companion, ennesima nuova avventura di questi mesi.
Valerio D’Onofrio: Il 2015 ha visto anche il ritorno dell’ex Area Paolo Tofani. Cosa vuoi dirci del suo ultimo album e in generale della figura di Tofani che ha anche collaborato proprio con Lino Vaccina?
Antonello Cresti: Quando ho ascoltato il nuovo lavoro di Tofani, subito l’ho associato a quei lavori di “raga rock” usciti soprattutto negli Stati Uniti tra anni sessanta e settanta, questo perché, pur nel genuina entusiasmo e nella evidente conoscenza della musicalità indiana esibita dal musicista, forte è la sensibilità occidentale esibita in queste composizioni. Mi verrebbe da dire che il nuovo album è forse la vetta solistica di Tofani dopo “Indicazioni” di quasi quaranta anni fa!
Valerio D’Onofrio: Andrea Chimenti è stato un esponente importante della new wave italiana. Nel 2015 torna con un nuovo apprezzato album Yuri. Cosa ti ha colpito dell’album ma anche della storia che ci racconta?
Antonello Cresti: Quando ho ascoltato “Yuri” sono due le cose che più mi hanno colpito: la volontà di immaginare un nuovo sviluppo concettuale per l’album, preceduto in questo caso da un romanzo con lo stesso nome, e l’incredibile lavoro sugli arrangiamenti, che pongono le canzoni di Chimenti in una felice terra di nessuno. Non è detto che le canzoni debbano esser fatte solo di banalità e Chimenti lo ha dimostrato brillantemente con questo nuovo lavoro.
Valerio D’Onofrio: Il quarto album è di una leggenda che non ha bisogno di presentazioni; cosa può dire ancora un gigante come Bill Fay alle nuove generazioni?
Antonello Cresti: Quando c’è stato il “ritorno” di Bill Fay con “Life is People” in molti hanno gridato al capolavoro. Si è trattato di un riconoscimento giusto ad un grande musicista, però io penso che quell’album fosse fin troppo strutturato per piacere. Il raccoglimento che si respira nel nuovo lavoro è secondo me ancora maggiore dunque invito tutti ad ascoltare il nuovo album perché potrebbero avere una seconda, definitiva, rivelazione.
Valerio D’Onofrio: Anche Richard Benson non ha bisogno di presentazioni, ma per altri motivi. Non è facile scindere la faccia trash del personaggio che si è creato negli anni da quella del vero musicista. Nella sua stranezza e anche nella sua follia qual’è – a tuo parere – il messaggio che Richard vuole davvero far passare?
Antonello Cresti: Mi ricordo una canzoncina dei Bluvertigo in cui Morgan tanto per darsi un tono parlava di “capire Battiato”. Capire Benson è ancora più difficile, poiché in questo gioco tra realtà e finzione, tra cazzata e serietà, tutti abbiamo perso un po’ il filo, lo stesso Benson. Resta il fatto che il suo ritorno discografico merita un grande plauso. Innanzitutto quanti altri prodotti italiani possono vantare qualche affinità con questo “Inferno dei vivi”? E siamo davvero certi che i testi di Benson siano da sbeffeggiare? Credo invece che l’autore abbia qui raggiunto alcune significative vette poetiche.