
Yes | Fragile (1971)
Dopo l'arrivo di Wakeman, ecco il primo album con la formazione "perfetta", Howe-Wakeman-Bruford-Anderson-Squire.
Fragile è il primo disco degli Yes con la formazione classica, quella “perfetta”, autrice dei grandi classici del progressive targati Yes. Già l’arrivo di Steve Howe (ex Tomorrow) al posto di Peter Banks, l’anno precedente, aveva dato una prima svolta classicheggiante, una maggiore ricerca di composizioni lunghe, complesse ed articolate. Con l’arrivo di Wakeman (ex Strawbs) la formazione “classica” è pronta. I cinque nuovi Yes riusciranno a trovare tra loro la perfetta combinazione ed armonia di tutti gli strumenti e diventeranno i capostipiti del progressive sinfonico mondiale.
Gli Yes, nella loro lunga storia, hanno incarnato, forse più di altri, tutti i paradigmi del genere progressive. Una tecnica assolutamente superiore alla media, la ricerca di suoni ed atmosfere epiche ed immaginifiche, il superamento del classico formato canzone di 4-5 minuti con lunghe suite di più di venti minuti (non furono i primi ovviamente), la presenza centrale, non marginale, del ruolo del tastierista che si appresta a diventare una figura quasi carismatica (inutile ricordare la diatriba tra Emerson e Wakeman), ed in generale un approccio alla musica più cerebrale, più colto, meno fisico.
Fragile è un pagina importante della storia degli Yes e del progressive tutto. Diciamo che quello era il periodo della crescita esponenziale della qualità degli album degli Yes. Dopo un esordio ancora immaturo, dopo due buoni album, eccoci nel pieno della loro maturità artistica. E’ una salita continua che va da Fragile fino a Close to the Edge, vera summa delle aspirazioni dei cinque musicisti e in certo senso vertice assoluto di un certo modo di vedere o sentire il progressive (etereo, sognante, descrittivo di paesaggi immaginari quali quelli disegnati nelle splendide copertine di Roger Dean).
Questi sono i migliori album degli Yes, dopo Close to the Edge non si raggiungeranno più questi livelli, anche se, escludendo alcuni clamorosi tonfi, riusciranno a registrare alcuni ottimi lavori, ad esempio Relayer. La differenza che balza subito agli occhi tra Fragile e Close to the Edge è che mentre il secondo è molto più compatto, quasi un unicum (specie nei primi due brani), il primo appare molto più frammentato, abbiamo nove brani di cui addirittura cinque sono brevi idee personali di tutti i musicisti. A mio avviso questo penalizza lievemente il giudizio finale dell’album, che deve essere considerato un gradino sotto il suo successore. Fragile contiene alcuni grandi classici degli Yes, uno su tutti l’immenso capolavoro Heart of Sunrise, uno dei migliori brani di tutto il progressive rock, in cui coesistono in modo quasi magico virtuosismo e melodia, durezza ed influenze classiche. In particolare l’iniziale alternarsi di chitarre velocissime che si interrompono per dare spazio, prima alle tastiere di Wakeman e poi ad un assolo di basso di Squire non possono che fissarsi in modo indelebile nella mente di tutti gli appassionati del rock progressivo e non solo. Ma il tutto non reggerebbe senza la presenza di un incredibile Bruford che tiene letteralmente il brano in piedi dall’inizio alla fine, dimostrandosi uno dei più grandi batteristi della storia.
Roundabout e Long Distance Runaround sono grandi classici del genere, brani emblematici del nuovo corso Yes.
South Side of the Sky ci regala atmosfere più cupe ed inquiete ed alterna momenti duri a notevoli intermezzi di piano.
Il resto dei brani sono brevi esperimenti dei singoli musicisti, Wakeman (Cans and Brahms) prova una rivisitazione della quarta sinfonia di Brahms, Steve Howe ci propone Mood for a day, un interessante sfoggio di tecnica con chitarra acustica, Bill Bruford scrive Five Per Cent For Nothing, brevissimo “dialogo” tra basso, batteria in controtempo e piano (forse il più riuscito dei cinque), Chris Squire con Fish scrive una breve appendice a Long Distance Runaround, mentre Anderson si dedica alle sue sovrapposizioni vocali (We Have Heaven) ma il risultato è, tutto sommato, dimenticabile.
Concludendo, Fragile è un classico imperdibile e rappresenta un esempio tipico di quel tipo di progressive creato dagli Yes, che si discosta in modo abbastanza deciso dai “fratelli” King Crimson, ELP ed altri. L’apice è quasi raggiunto, mancano pochi mesi a Close to the Edge.