
Velvet Underground | Velvet Underground & Nico (1967)
Un album che ha segnato la storia del rock, nessuna speranza di mondi migliori, solo droga, incubi da eroina, decadenza, aneliti di morte, quadri di vita vissuta.
L’influenza che i Velvet Underground hanno avuto sui musicisti rock è immensa. Il loro album d’esordio è talmente innovativo e pionieristico, sia nella musica (influenze di avanguardia, minimalismo, musica indiana) che nel linguaggio decadente e pessimista in un’epoca di ottimismo (più simile al futuro linguaggio punk), da essere considerato da tutti i critici musicali uno dei dischi fondamentali della storia del rock.
Così Lou Reed ricorda i suoi anni giovanili: “Ho vissuto i primi anni della mia vita nella bambagia più nera. I miei genitori erano molto ricchi e perciò mi hanno tenuto il più possibile lontano dalla vita della strada. Ma quando ho compiuto venti anni li ho salutati, li ho ringraziati per tutto quello che avevano fatto per me, e me ne sono andato a vivere con un negro alcolizzato (l’unico amico vero che avevo allora) nel Villagge. Nel breve giro di 12 mesi ho scoperto una realtà allucinante, malata, forse marcia. Però era realtà, non favolette per bambini idioti. Ho dovuto lottare per poter vivere, per imparare in fretta le regole del gioco. Per evitare il servizio militare, si andava dritti in Vietnam a quei tempi, mi sono preso volutamente una “sana” epatite virale e così li ho fregati tutti quanti quelli dell’ufficio reclutamento. Poi è iniziato il “viaggio” con i Velvet Underground e la mia amicizia con Warhol. Sono stato attaccato per i testi, alcuni li hanno definiti indecenti e falsi, ma ti assicuro che non ho fatto altro che descrivere la vita della New York sconfitta, sofferente, che non ha il diritto di partecipare all’opulenza generale degli Usa. Canzoni come “Heroin”, “Waiting for my man” io le definisco quadri di vita vissuta, non c’è niente di mio, di inventato. I giornalisti, il pubblico hanno iniziato a creare un’immagine di Lou Reed che fosse aderente con quello che cantava. Così sono diventato il drogato, il pazzo scatenato, il litigioso, l’animale selvaggio. Ti assicuro che all’inizio non ero come mi si dipingeva, ma poi alla fine lo sono diventato sul serio, forse anche perché un tipo come me negli States non altre possibilità. Volevo descrivere semplicemente ciò che vedevo nella strada. All’epoca, non mi spiegavo la reazione della gente, l’odio, gli attacchi di cui siamo stati vittime. Ci assimilavano alla perversione, alla violenza… mentre noi non facevamo altro che raccontare ciò che avevamo sotto gli occhi, a New York. Più tardi, abbiamo capito fino a che punto eravamo arrivati. Come Andy Warhol, siamo arrivati in anticipo.“
In queste frasi di Lou Reed c’è già quasi tutto quello che hanno rappresentato i Velvet Underground. C’è in pratica la conferma che la psichedelia di New York non è stata produttrice di sogni, di speranze da LSD, quale poteva definirsi, a grandi linee, la psichedelia di San Francisco, a New York si assiste alla descrizione degli incubi da eroina, atmosfere cupe, decadenti, ciniche, egoistiche e senza speranza. La speranza non è nemmeno richiesta in quanto non necessaria, il tossicodipendente descritto dai Velvet Underground non chiede aiuto, non cerca la salvezza, vuole solo avere la possibilità di continuare il viaggio nel suo sogno/incubo, senza che nessuno glielo impedisca. Egli non cerca aggregazione come facevano gli hippie californiani, è invece un solitario alienato.
Quello che Lou Reed non descrive è l’importanza della musica. Velvet Underground & Nico può essere quasi considerato un disco d’avanguardia vista l’enorme influenza che il minimalismo di La Monte Young ha avuto su Cale. E’ un lavoro talmente importante da essere difficilmente inquadrabile in un genere specifico come la psichedelia. Proprio John Cale, musicista e studioso d’avanguardia è stato il personaggio chiave della musica dei Velvet, quanto Reed lo è stato per i testi. Il suono della sua viola, le sue lunghissime note ripetute ossessivamente (ad esempio in Heroin) sono l’ingresso prepotente dell’avanguardia nella musica rock. Anche l’originale batterista Maureen Tucker, che suonava la batteria in piedi, con un modo di suonare più africano che occidentale, ha contribuito a rendere unico lo stile Velvet. A loro si aggiunge la cantante/attrice tedesca Nico (aveva recitato una piccola parte ne La Dolce Vita di Fellini). Sponsorizzata da Andy Warhol venne accolta con entusiasmo dai quattro Velvet che in più di un’intervista la descrivono come un esempio di bellezza assoluta.
Il primo brano sembra dare un avvio innocuo ad un album che è invece rivoluzionario. E’ chiaramente un inganno. La famosissima Sunday Morning inizia con un tranquillo tintinnio di campane che descrivono il ritorno a casa, in una New York deserta, di Lou Reed dopo una notte di bagordi, alcool e droghe di ogni genere. Si descrive perfettamente quello stato, che tutti abbiamo provato, di leggero dormi veglia, quando non è chiara la differenza tra la realtà ed il sogno.
Con I´m Waiting For The Man si entra nel vero mondo della New York sporca, povera e corrotta. Con due-tre accordi ripetuti ad oltranza senza alcuna difficoltà tecnica, abolito ogni concetto di strofa o ritornello, ecco la descrizione cruda della vita quotidiana di un tossicodipendente, di cui Lou Reed era testimone sia diretto che indiretto. Lou Reed è in strada a cercare il suo uomo (lo spacciatore), in un quartiere malfamato dove i bianchi vanno solo per acquistare la loro dose di eroina. La semplicità del brano e la durezza dei testi sono avanti decenni rispetto ai tempi della pubblicazione.
Sto aspettando il mio uomo, ho 26 dollari in mano
fino all’angolo tra la Lexington e la 125esima
mi sento malato e sporco, più morto che vivo aspetto il mio uomo
Ehi ragazzo bianco che ci fai in questo quartiere?
ehi ragazzo bianco stai facendo il filo alle nostre donne
ah, scusi, signore non mi passava neanche per la testa
sto solo cercando un mio carissimo amico
Eccolo che arriva, tutto vestito di nero
scarpe da portoricano e un gran cappello di paglia
non è mai in orario, è sempre in ritardo
la prima cosa che impari è che devi sempre aspettare.
Altro brano fondamentale è Venus in Furs, perfetta miscela di musica indiana e atmosfere psichedeliche. Anche qui i testi sono duri e furono criticati aspramente all’epoca per la descrizione realistica di un rapporto sadomaso tra schiavo e padrone. Decadenza, voglia di sottomissione ed autodistruzione.
Lucidi, lucidi, lucidi stivali di cuoio, schiocco di frusta di una donna-bambina nel buio
arriva veloce il tuo servo, non lo abbandonare, colpisci, padrona cara, e cura il suo cuore
Severin Severin è li che ti aspetta
Sono stanco, sono esausto, potrei dormire mille anni
Bacia lo stivale di cuoio lucido lucido cuoio nel buio
lecca le cinghie, la cintura che ti aspetta
colpisci, padrona cara, e cura il suo cuore
Severin, inginocchiati
assaggia la frusta, in amore non si risparmia
assaggia la frusta, ora sanguina per me.
Il brano più controverso dell’album e probabilmente di tutto il rock è certamente Heroin. Mai si è sentita la descrizione tanto dettagliata delle sensazioni vissute da un eroinomane. Da alcuni ritenuto un elogio all’uso delle droghe, da altri la descrizione della autodistruzione e della decadenza, per Lou Reed la semplice descrizione della realtà, per me un’opera d’arte senza bisogno di altre etichettature. Le droghe non servono più – come pensavano gli hippie – per aprirsi al mondo, per aprire le porte di nuove percezioni; qui servono per stordirsi, alienarsi, dormire, non pensare, magari morire. Le atmosfere ipnotiche e dilatate, rese perfettamente dalla viola di Cale, sono uno dei vertici assoluti del rock. Lou Reed riuscì durante l’esecuzione del brano (vari anni dopo) a iniettarsi una dose di eroina, provocando un vespaio di polemiche (vedi foto).
Ho preso una grande decisione
proverò ad annullare la mia vita
perché quando il sangue comincia a scorrere
quando sale il collo della siringa
quando mi sto avvicinando alla morte
E non potete aiutarmi, certo non voi, ragazzi
né voi, ragazzine con le vostre dolci parole.
Vorrei essere nato mille anni fa, vorrei aver navigato per mari oscuri su un grande veliero, navigare da una terra all’altra
Lontano dalla grande città dove un uomo non può essere libero, lontano dai mali di questa città.
I brani cantati da Nico sono tre, Femme Fatale, All tomorrow’s parties e I’ll Be Your Mirror. In Femme fatale, Lou Reed fece riprovare il brano a Nico centinaia di volte, fu quasi un maltrattamento, tanto che Nico cantò piangendo nella versione originale, in certi tratti si percepisce la voce strozzata dal pianto. Lou Reed voleva proprio quello, una voce triste e sofferta. All tomorrow’s parties è il brano migliore dei tre di Nico, quasi un elogio funebre, perchè le feste di domani sono le feste alle quali non parteciperemo se non in un sudario annerito.
The Black Angel’s Death Song è un brano estremamente sperimentale dominato dalla stridente viola di Cale. Una psichedelia rumoristica poco accettabile nel 1966, tanto che gli ancora sconosciuti VU, quando suonarono per la prima volta dal vivo questo brano furono buttati fuori dal proprietario del locale.
Tra gli altri brani segnalo European Son, il brano più duro, distorto e sperimentale, sorta di free-rock cacofonico che all’epoca doveva proprio essere un pugno nello stomaco.
Velvet Underground & Nico è uno di quegli album molto avanti coi tempi, tanto da non poter essere compresi facilmente dai contemporanei. Per anni il disco fu praticamente sconosciuto se non in ambienti ristrettissimi, all’interno dei quali era già una leggenda. Si dice che i pochi che nel 1966 comprarono l’album (furono circa un centinaio) diventarono tutti o critici musicali o musicisti. Non so se questo sia vero o sia solo una leggenda ma ciò dimostra la sua grandezza e lungimiranza.