
Tuxedomoon | Half Mute (1980)
Una delle ondate più colte della new wave
Contesi tra musica classica, free jazz, avanguardia, elettronica, cenni di Canterbury, con visioni degne del cinema espressionista tedesco, i Tuxedomoon hanno rappresentato l’ondata più intellettuale e più originale della new wave. Nacquero a San Francisco e non furono in pochi ad accorgersi che qualcosa di nuovo stava nascendo. I primi furono i Residents, veri padri tutelari, che li scritturarono con la loro casa discografica, la Ralph Records. Nonostante ciò la loro musica è molto diversa da quella dei Residents, molto più fredda e strutturata, meno surreale ma più alienante, segnata dall’alternarsi dal suono classico del violino, da strazianti sax e clarinetti, dal suono meccanico basso e della tastiera. Sono in certo senso figli del progressive ormai decaduto, per le loro ambizioni colte e per la ricercatezza dei suoni, in parte delle visoni dei film di Friedrich Wilhelm Murnau, Fritz Lang o James Whale, in parte della psichedelia, per la creazioni di atmosfere che in molti casi sono veri e propri viaggi nell’ignoto. Ad ogni modo il loro approccio culturale è più vicino all’Europa che non a San Francisco, motivo per cui si trasferirono. Se invece esaminiamo la strumentazione rock, qui suonata in modo totalmente diverso dai canoni classici del rock, potremmo forse dire che Half Mute sia il primo album post-rock della storia.
Nati nel 1977 dall’incontro di due polistrumentisti, Blaine L. Reininger e Steven Brown, appassionati di cinema e di avanguardia (in particolare John Cage), dopo alcuni cambi di formazione, dopo essersi fatti notare con alcuni EP e come gruppo di supporto di uno dei cardini della new wave, i Devo, nel 1979 si stabilizzano con l’ingresso del bassista Peter Principle e sono pronti per il loro primo LP, quello che sarà il magnifico Half Mute. A differenza della new wave europea i Tuxedomoon esternavano una maggiore passione per teatro e cinema. I loro live erano sorprendenti spettacoli multimediali che negli anni in cui venivano proposti erano addirittura pionieristici. Ad ogni modo abbandonarono presto gli Stati Uniti per trasferirsi in Europa, che pensavano più adatta alla loro musica.
I migliori brani dell’album sono segnati dal suono straziante del sax degno del miglior Canterbury, in particolare Fifth Column con le sue tastiere deprimenti che ricordano Brian Eno e il sintetizzatore che sembra riprendere il verso chew chew gum del quarto movimento di Six Things to a Cycle dei Residents è un perfetto biglietto da visita per l’esordio dei Tuxedomoon. Sulla stessa linea l’ipnotica Nazca, dedicata all’omonima civiltà vissuta in Perù in epoca pre-Incas.
Volo Vivace è musica classica da camera con strumentazione rock se si eccettua il violino che domina il brano dall’inizio alla fine.
Tritone (Musica Diablo) è una decadente dedica al cinema espressionista tedesco, anch’esso un collage di classicismo e innovazione.
James Whale è invece dedicata al regista dei due capolavori horror, il primo Frankenstein del 1931 e al secondo e osannato prosieguo, La Moglie di Frankenstein. Le atmosfere orrorifiche create da sintetizzatori e musica concreta sono le più cupe dell’album.
7 Years è un pop d’avanguardia, 59 to 1 ricorda una danza robotica, mentre What Use? sembra un brano di David Bowie. Si chiude in bellezza con la lunga KM / Seeding The Clouds dove è ancora il sax, accompagnato da un basso martellante e da brevi note di un piano jazzato, a farla da padrone.
Half Mute è un album che segna l’ingresso di una musica colta negli anni ottanta, una musica che coniuga l’avanguardia col pop, cosa certamente non nuova per gli anni sessanta e settanta, ma qui è aggiornata ad un nuovo mondo che stava per nascere e sopratutto ai nuovi obiettivi che la musica si stava prefiggendo.