
Robert Wyatt | The Animals Film (1982)
Il ritorno di Wyatt a brani originali dopo ben sette anni di pausa. La colonna sonora di un film denuncia terrificante. Non stiamo parlando di loro, ma di noi.
“Non stiamo parlando di loro, ma di noi”. Questo è l’incipit del terrificante film-documentario di Victor Schonfeld e Myriam Alaux, The Animals Film. Le immagini che ci vengono mostrate sono così crude e vere da essere difficilmente sopportabili per chi ha un minimo rispetto per la vita degli animali. Probabilmente è anche un sottaciuto senso di colpa che ci rende difficile la visione, tutto sommato sappiamo già quel che realmente succede nelle varie industrie che ci permettono di avere a tavola la nostra bistecca o gli hamburger di Mc Donald, di curarci con farmaci moderni o con cosmetici all’ultima moda, di far divertire i nostri figli nei vari circhi itineranti. Tutto questo succede di nascosto ai nostri occhi. Il sapere senza vedere è tollerabile, vedere è invece insopportabile.
E’ il 1981, i registi Victor Schonfeld e Myriam Alaux hanno terminato le loro riprese, contattano quindi Robert Wyatt che da ben sette anni non pubblica più un album di brani originali. L’ultimo suo album è Nothing can stop us, raccolta di vecchi brani politici scritti da vari autori e riveduti da Wyatt. In quegli anni l’interesse per la politica era superiore a quello per la musica, Wyatt era semmai interessato a unire le sue due passione, proprio come aveva fatto con Nothing can stop us. Wyatt aveva sempre pensato che la politica fosse la difesa di chi non può difendersi, di chi non ha gli strumenti per farlo. Quindi accetta volentieri la proposta dei due registi proprio per questi motivi. La difesa dei diritti degli animali diventa una parte del suo modo di fare politica. Così Wyatt parla del film: “Ci sono uomini e donne che hanno in casa animali che adorano e che trattano come fossero figli, ma usano allo stesso tempo ogni tipo di creme o cosmetici, prodotti di quell’industria che crea le peggiori sofferenze agli animali che pensano di amare. Fanno tutto questo senza rendersene conto, senza pensarci troppo. Trovo tutto ciò estremamente ingiusto, la visione del film potrebbe aprire gli occhi a molti”.
Dopo sette anni di quasi silenzio, Wyatt torna con grande entusiasmo, con un album d’avanguardia, innovativo, sperimentale e ricco di improvvisazioni, forse un’evoluzione del dadaismo o della patafisica degli esordi giovanili, in particolare parlo di The End of an ear, l’unico album di Wyatt a cui è possibile accostarlo. Scordatevi Canterbury, qui abbiamo sintetizzatori, musica elettronica che simula i versi strazianti dei vari animali, percussioni improvvise che ricordano i cingoli metallici di un mattatoio, piani da incubo associati alle tremende scene del film. La musica di Wyatt non accompagna semplicemente le immagini del film, le rafforza, le rende ancora più indigeribili. E’ un viaggio nella sofferenza che, come dice l’incipit, parla di noi, della nostra crudeltà o anche dei nostri silenzi.
The Animals Film è un disco duro, anticonvenzionale, difficile, proprio per questo è praticamente sconosciuto anche agli appassionati di Wyatt e della Scena di Canterbury. Direi a torto, considerato che è uno dei migliori album di Wyatt del dopo anni settanta.
Questo è il trailer del film, qui la musica è dei Talking Heads.