
Rafael Anton Irisarri | The Unintentional Sea (2013)
La colonna sonora dell'apocalisse
Se c’è una musica che può rappresentare i periodi bui che stiamo vivendo questa potrebbe essere la musica elettronica e il suo versante più cupo e scuro, l’ambient drone, potrebbe definirsi la colonna sonora del nuovo decennio. Se, come diceva Brian Eno, la musica ambient dovrebbe essere come un quadro, un’immagine che descrive un ambiente, un luogo, uno stato d’animo, allora molti album del contemporaneo ambient drone rientrano perfettamente in questa classificazione. Tra i vari paesaggi descritti dall’elettronica nel 2013 c’è certamente il magnifico The Unintentional Sea del musicista americano Rafael Anton Irisarri. Irisarri sceglie uno dei paesaggi e una delle storie più sconvolgenti ed emblematiche che l’ambient abbia mai descritto, la terribile storia del lago Salton.
La storia del lago californiano Salton ha inizio nei primi anni del novecento quando questo si formò a seguito di un grande alluvione che, facendo esondare numerosi canali di irrigazione, inondò un’area desertica di poco meno di mille km quadrati. Alimentato da vari fiumi, alcuni provenienti dal Messico, mostrava una elevata salinità e, fin dai primi anni, alti livelli di inquinamento, che inizialmente non impedirono la formazione di una flora e una fauna che nell’arco di vari anni fecero diventare il lago una meta turistica per appassionati di canoa, pesca e per semplici turisti. In particolare gli anni cinquanta furono i suoi anni migliori, anni in cui vennero costruite case, ville, alberghi e campeggi. Purtroppo a causa dell’elevato inquinamento causato da varie fabbriche messicane e americane che riversavano nei fiumi affluenti del lago, questo venne sempre più abbandonato sino a diventare quello che è oggi: un deserto, un cimitero circondato da città fantasma. I paesaggi odierni del lago Salton sono la visione dell’apocalisse, le case e gli alberghi abbandonati, gli scheletri di vecchi edifici testimoniano quello che potrebbe essere un ipotetico futuro mondo post-umano. Oggi gli unici a far visita al lago sono turisti “estremi” o immigrati messicani che – in attesa di tempi migliori – occupano temporaneamente le spettrali abitazioni ormai fatiscenti.
Rafael Anton Irisarri ha un talento che pochi musicisti elettronici hanno dimostrato di avere, liberandosi da ogni forma di romanticismo alla Eluvium, appresa la lezione di Steve Roach e Brian Eno, prendendo in parte i paesaggi nebbiosi di Tim Hecker (In The Fog) o le oscure piogge di Loscil (Endless Falls), riducendo il piano ai minimi termini e usandolo solo quando necessario, descrive i paesaggi crudi dell’apocalisse con grande realismo. La scelta di un lago in particolare è solo un pretesto; le paure che Irisarri vuole descrivere sono quelle che l’uomo possa fare della Terra quello che ha fatto del lago Salton. L’album è quindi anche una denuncia perchè questo possa non accadere più.
L’ascolto dell’album è un inquietante viaggio nel lago californiano ma anche dentro noi stessi. Nei vari brani sono descritti ambienti ma anche sentimenti, quelli che negli anni devono avere provato i testimoni degli eventi e quelli che proviamo tutti noi di fronte alla paura delle fine. Il primo bano dell’album, Fear and Trembling (paura e tremore) è solo l’inizio, la paura che quello che stava succedendo potesse essere la prima fase di una tragedia a più ampia scala. L’elettronica scarna e i sottofondi rumoristici rappresentano l’anima più desolata dell’ambient drone odierno.
La bellissima Her Rituals mostra lievi luci emergenti dalle tenebre, ma sono piccoli barlumi che illuminano un paesaggio ormai morto. The Witness è di un’oscurità senza fine, il lago Salton è il testimone dell’apocalisse, niente e nessuno può salvarlo. Il brano descrive la notte del lago, nelle notti senza luna il buio ė assoluto.
Brevissime tracce di piano sono presenti in Daybreak Comes Soon che descrive l’alba del lago, mentre Lesser Than The Sum Of Its Part conclude l’album con un finale rabbioso, un sentimento che cerca di dare una consolazione all’assenza di un vero perchè questo sia potuto succedere. Un perchè non esiste, la rabbia è l’unico sentimento possibile.
The Unintentional Sea è una delle pagine più alte dell’ambient degli ultimi anni, un album che denuncia con forza la violenza dell’uomo verso la natura. E’ quindi una musica “per” la natura. Oggi l’apocalisse ha la sua colonna sonora.