
Popol Vuh | Hosianna Mantra (1972)
Il "miracoloso" connubio di musica religiosa occidentale ed orientale. Una messa per il cuore, l'amore che si fa musica.
“Hosianna Mantra è una combinazione di due culture e due linguaggi diversi. Ha un doppio significato, “Hosianna“, che è una parola religiosa cristiana, e “Mantra” di origine indiana. Dietro questa fusione dei generi c’è la mia convinzione che in fondo tutte le religioni siano uguali in quanto vogliono tutte parlare al cuore. La musica di Hosianna Mantra vuole davvero toccare il vostro cuore. E’ una messa per il cuore. È amore che si fa musica ” .
Questa è la descrizione che Florian Fricke fa del suo album migliore, l’amore che diventa musica, uno degli album migliori del rock tutto e della musica in generale.
Dopo i primi due album elettronici, (Affenstunde-1970, In Den Garten Pharaos-1971), Florian Fricke decide una svolta radicale. Abbandonata l’elettronica, poco adatta al clima mistico-religioso che ha in mente, cambia strumentazione e propone una musica incentrata su pianoforte e strumenti acustici, chitarra elettrica, oboe, clavicembalo e violino. Ingaggia anche la soprano giapponese Djong Yun e il giovanissimo chitarrista Conny Veit. L’idea che ha in mente è rivoluzionaria, fondere sonorità religiose culturalmente differenti, creare un clima mistico, contaminare gli strumenti classici con la chitarra elettrica di Veit, che con gli Amon Duul II proponeva atmosfere totalmente diverse. Esperimenti del genere erano già stati proposti ma i risultati erano stati molto più immaturi (ad esempio la Mass In F Minor degli Electric Prunes).
Il risultato finale è incredibile, non si è mai sentito un album che crea, allo stesso tempo, un senso di enorme innovazione e di rispetto della tradizione. Queste dualità, classicismo ed innovazione, cristianità ed induismo, modernità e antichità, strumenti classici e strumenti rock, restano sempre in un perfetto equilibrio che non viene mai a mancare, dall’inizio alla fine.
Colpisce immediatamente la diversità di quest’album col krautrock di quegli anni, le atmosfere sono leggiadre, non ci sono i suoni cupi e claustrofobici della musica cosmica dei Tangerine Dream, le ambientazioni orrorifiche degli Amon Duul, le percussioni ossessive dei Neu. Qui siamo in altro mondo, qui viene descritto l’amore assoluto, l’amore non umano, è quasi come se a suonare non fossero uomini ma divinità, come se questa non fosse musica di questo mondo ma di mondi che ancora non conosciamo e che in vita non conosceremo. Almeno questa è l’intenzione di Florian.
Probabilmente il meglio sta nei primi tre brani, la splendida Ah! con la sua bellissima fuga pianistica finale.
Kyrie, preghiera cristiana, è il primo brano dove appare la meravigliosa voce della soprano Djong Yun.
Il capolavoro è proprio Hosianna Mantra, il brano fondamentale dell’album, dove la chitarra di Veit ed il piano di Florian raggiungono un equilibrio tanto elevato da essere difficilmente spiegabile a parole. E’ paradossalmente il brano dove è più presente la chitarra elettrica e dove si raggiunge la più alta spiritualità, una vera e propria “jam religiosa”.
La seconda parte, che si ispira al quinto libro di Mosè, contiene Abschied, segnata dal suono dell’oboe, Segnung, impalpabile e leggiadra, e Nicht Hoch Im Himmel con le sue improvvise accelerazioni pianistiche finali.
Hosianna Mantra è il capolavoro del rock religioso, nessun musicista che abbia voluto affrontare questo tema si è mai, neanche lontanamente, avvicinato ai livelli raggiunti da Fricke. I Popol Vuh hanno ormai abbandonato la musica dei loro contemporanei e dei loro coetanei per sperimentare uno straordinario rock da camera. Da questo punto di vista, il desiderio di Fricke si è realizzato, siamo proprio in un altro mondo.