
Pink Floyd | The Wall (1979)
L'autopsicoanalisi di Waters, un percorso faticoso dall'oscurità alla luce.
Nonostante sia, tra le opere dei Pink Floyd, una delle più controverse, delle più amate ed insieme odiate, The Wall e’ certamente un disco che, nel bene o nel male, ha segnato un’epoca. La sua storia è segnata in gran parte dall’evoluzione dei rapporti interpersonali tra i membri del gruppo. Dopo Dark Side of The Moon Waters ha preso il comando assoluto del gruppo, Wright è stato del tutto accantonato, (a proposito di questo Wright disse in un’intervista del 1986:”Tutto è partito da Animals, fu il primo album dove non scrissi nulla, Roger mi emarginò, riteneva ogni mia idea o proposta totalmente insignificante e non mi ascoltava nemmeno), Gilmour ha partecipato a tratti ma la sua presenza è stata determinante per il risultato finale. Nel complesso si ha l’impressione che Waters avesse già costruito un muro intorno a sè e che vedesse come un fastidioso ostacolo chiunque volesse intromettersi nel suo lavoro.
Che genere di rock è? Psichedelico, no di certo, progressivo men che meno. The Wall è un disco di Waters e basta, quel tipo di rock che Waters ha iniziato con Animals, proseguito poi, con minore successo e ispirazione, con The Final Cut, Radio Kaos e Amused to Death. Io lo definirei rock psicoanalitico. The Wall è anche un inno al ribaltamento della cultura pop degli anni sessanta-primi settanta, da rivoluzionaria ed aggregante a reazionaria ed alienante.
La Mamma ama il suo bambino ed anche il Papà ti vuole bene, il mare puo sembrarti caldo piccolino, il cielo può sembrarti azzurro
Il pericolo è comunque in agguato.
Se vai a pattinare sul ghiaccio sottile della vita moderna non sorprenderti se una crepa nel ghiaccio ti si apre sotto ai piedi.
Con Another Brick in The Wall pt.1, il protagonista Pink, comincia a costruire il suo muro. E’ ancora un bambino e capisce che non vedrà mai suo padre perchè morto in guerra prima della sua nascita. Il bambino pensa:”Papà è volato al di là dell’oceano, lasciando solo un ricordo, un’istantanea nell’album di famiglia”. Quindi si chiede:”Papà cosa altro mi hai lasciato? Papà, cos’hai lasciato per me?”
Alla fine, non potendo ottenere una risposta, la soluzione autoconsolatoria è:”Dopo tutto è stato solo un altro mattone nel Muro“. La morte del padre è, quindi, uno dei primi mattoni del muro che sta crescendo.
In The Happiest Days of our Lives e la commerciale Another brick in the Wall pt.2 viene descritto l’ingresso a scuola di Pink. Gli insegnanti vengono definiti come violenti, deboli che fanno i forti con gli studenti su cui scaricano le loro frustrazioni. Tutto fino a quando non tornano a casa….
Quando crescemmo e andammo a scuola, c’erano certi insegnanti che volevano ferire i ragazzi in ogni maniera possibile. Quando loro tornavano a casa la sera, le loro grasse e psicopatiche mogli li avrebbero picchiati fino a farli a pezzettini. La scuola è ancora un altro mattone nel muro.
Con Mother inizia la descrizione del rapporto con la madre iperprotettiva. Pink fa alla mamma le domande che potrebbe fare un ragazzo. “Mamma, pensi che sganceranno la bomba? Mamma, pensi che gli piacerà la canzone? Mamma dovrei candidarmi come presidente? Mamma dovrei fidarmi del governo? Mamma mi manderanno in prima linea?”. La risposta della madre non aiuta Pink a crescere:”Silenzio, ora piccolino, non piangere. Mamma farà avverare ogni tuo incubo. Mamma ti inculcherà ogni suo timore. Mamma ti terrà al sicuro sotto la sua ala, non ti farà volare, mamma terrà il suo bambino al caldo e coccolato. Mamma controllerà tutte le tue amichette per te. Mamma non permetterà che si avvicini nessun malintenzionato. Mamma ti aspetterà alzata finchè non rincaserai e riuscirà sempre a scoprire dove sei stato. Mamma terrà sempre il suo bambino sano e pulito”.
Goodbye blue sky è il primo brano che parla di guerra, sono i pensieri sul padre morto, come si vede dal video.
Il protagonista cresce ma non riesce ad avere alcun rapporto serio con chi gli sta vicino, in particolare le donne. In One of my turns (una delle mie crisi) parla del rapporto, ormai logoro, con la moglie. Dopo la madre un altro mattone nel muro. Sconsolato Pink chiede alla moglie di non lasciarlo, nonostante le sue crisi. Però ancora non riesce a capire i veri motivi sul perchè il rapporto sia finito, quindi dice alla moglie frasi insignificanti o le ricorda dettagli ininfluenti, tipo pensa a quando ti ho regalato i fiori o banalità del genere (Don’t leave me now).
Ormai il muro è completato, arriva Goodbye Cruel World, Pink ha messo l’ultimo mattone, è totalmente solo. “Addio mondo crudele, ti lascio oggi, addio, addio a voi tutti, non c’è niente che possiate dire per farmi cambiare“.
Finisce il primo cd, inizia il secondo, comincia la psicoanalisi di Pink/Waters.
Nei brani Hey You e Is There Anybody Out There il protagonista cerca qualcosa o qualcuno al di fuori dal muro. Pink è solo, ma non vorrebbe esserlo. Nessuno lo aiuta, resta isolato da tutti (Nobody Home). La solitudine lo fa impazzire, la follia raggiunge i massimi livelli, cominciano i deliri. Bring the boys back home è un brano antimilitarista che Pink aveva ascoltato da bambino.
Il delirio lo porta inevitabilmente in ospedale, dove un medico, che lo vede come un numero, non come una persona, pensa di risolvere i suoi problemi con una iniezione. Ecco uno dei brani più famosi di The Wall, Comfortably Numb (Piacevolmente insensibile) dove Pink descrive gli effetti dello psicofarmaco. Anche la medicina non può aiutarlo, il medico fa parte del potere che vuole annichilirlo e pensa solo a curare i suoi sintomi ma è totalmente disinteressato a capire le cause della sua disperazione.
La solitudine, l’isolamento e l’alienazione fanno il loro lavoro. Pink comincia ad avere pensieri razzisti, di odio verso il prossimo, vorrebbe uccidere chiunque sia diverso, chiunque non la pensi come lui. In In The Flesh urla:”C’è qualche checca in platea oggi? Metteteli contro il muro! C’è uno lì sotto al riflettore che non mi piace, mettetelo contro il muro! Quello mi sembra un Ebreo! E quell’altro è un negro! Chi ha fatto entrare tutta questa marmaglia qui dentro? Quello si sta facendo una canna! Ed un altro ha i brufoli! Fosse per me, vi farei tutti fucilare!” Sta trasformandosi, come si vede nei live, in un dittatore fascista, ovviamente solo nella sua mente.
A un certo punto cerca di scacciare questi pensieri (Run like Hell), cerca la fuga con la mente, ma non riesce, ormai è dentro un vortice che lo risucchia.
Arrivano i vermi.
I vermi rappresentano la decomposizione fisica e morale. La solitudine e l’alienazione hanno trasformato l’alter-ego di Waters che è diventato razzista, fascista, violento. L’equazione è fascismo/razzismo=morte. Morte intesa come disfacimento, degradazione del corpo e della mente. Waiting for the worms è uno dei brani migliori, Waters è vestito da dittatore ed ha svariati seguaci immaginari che lo osannano e attendono. “In attesa di tagliare i rami secchi. In attesa di ripulire la città. In attesa di seguire i vermi. In attesa di indossare una camicia nera. In attesa di sterminare i deboli. In attesa di sfondargli le finestre e sbattere giù a calci le loro porte. In attesa della soluzione finale che rinforzi la stirpe. In attesa, di aprire le docce e accendere i forni. In attesa dei froci, dei negri, dei comunisti e degli ebrei.”
Ad un certo punto tutto finisce, Pink crolla, non riesce più a sopportare tutto l’odio che è cresciuto dentro di lui e che lo sta uccidendo. Inizia il brano Stop. “Basta! Voglio andare a casa. Togliermi questa divisa e abbandonare lo show.”
Pink capisce che deve autoprocessarsi. Inizia il famosissimo brano The Trial. E’ la fine del viaggio dentro se stesso. Il giudice è chiamato Vostro onore il verme, simbolo dei vermi che lo stavano distruggendo.
Ecco il reato che gli viene imputato:”Buongiorno, Vostro Onore Verme. L’accusa dimostrerà chiaramente che il detenuto fu colto in flagrante mentre ostentava sentimenti di natura quasi umana“. Intervengono il maestro di scuola (Ho sempre detto che avrebbe fatto una brutta fine, Vostro Onore, se mi avessero lasciato fare lo avrei sistemato a dovere, ma avevo le mani legate, i cuori teneri e gli artisti lo hanno lasciato impunito), la madre (Vieni dalla mamma piccolino, fatti stringere tra le mie braccia, Milord, non ho mai voluto che si cacciasse nei pasticci, perché mi ha lasciato?), la moglie (Piccolo stronzo sei al fresco ora, spero che buttino via la chiave, avresti dovuto parlare con me di più di quanto hai fatto, ma no! Dovevi andare per i cazzi tuoi, hai distrutto altre famiglie di recente?).
Alla fine il giudice emette la condanna:”Sentenzio che tu sia consegnato ai tuoi simili. Abbattete il muro!”
L’autoprocesso/psicoanalisi è terminato, Pink ora è libero di uscire. L’ultimo brano, Outside the Wall, da un’aria di ottimismo, quasi di lieto fine. Il mondo ora appare come piacevole e sereno.
“Da soli o in coppia, gli unici che realmente ti amano passeggiano su e giù fuori dal muro. Alcuni mano nella mano, altri radunati insieme in gruppi.” Tutto è pacifico e tranquillo ma l’imprevisto e la paura sono sempre dietro l’angolo. “Alcuni barcolleranno e cadranno, dopo tutto non è facile, sbattere il cuore contro un muro.” Tutti noi abbiamo un muro, piccolo o grande, con cui dobbiamo fare i conti, alcuni barcolleranno, altri cadranno, altri riusciranno a superarlo.
Si chiude così The Wall, con un clima di speranza “incerta”, una speranza appesa ad un filo che può rompersi da un momento all’altro. Il giudizio complessivo è buono, sarebbe ottimo per i testi e sufficiente per la musica, alla fine è comunque un disco epocale, un’opera rock che resisterà al peggiore dei tiranni, il tempo.