
Olan Mill | Cavade Morlem (2015)
Approda su Dronarivm il cammino atmosferico di Alex Smalley
Ripropongo una mia recensione tratta da Ondarock.
Soffici nuvole si muovono lentamente in un cielo azzurro, brezze leggere soffiano delicatamente su paesaggi incantati, pacifici scenari di natura incontaminata dall’aspetto paradisiaco; questi sono i mondi che Alex Smalley, alias Olan Mill, cerca di descrivere dall’inizio della sua carriera. Dopo le collaborazioni con Svitliana Samolyenko (“Pine”, 2010 – “Paths”, 2012), con Simon Bainton col progetto Pausal, e con Keung Mandelbrot (“Seismology”, 2014), Mill ritorna con un nuovo album singolo – pubblicato dalla mai troppo elogiata etichetta russa Dronarivm – nato da rielaborazioni di registrazioni dei suoi recenti live.
I suoni, rielaborati tramite campionamenti di chitarra, violino, voci e organo, creano eterei acquarelli di musica ambient che hanno nell’estrema serenità la loro principale caratteristica. Specializzato da anni in produzioni di suoni e note che sembrano dipingere paesaggi, Mill passa negli anni dal mondo marino di “Half Seas Over” (2014) alla terra di “Seismology” (2014), spaziando dai paesaggi ghiacciati di “Land Cycle” (2014) fino all’ambient con ambizioni orchestrali di “Hiraeth” (2013). “Cavade Morlem” esplora un nuovo elemento, l’aria; dieci composizioni eteree, incorporee, quasi diafane, che carezzano i nostri sensi. I collage di suoni e melodie di Mill danno pace alla nostra anima, indicano la strada verso una pace possibile e auspicabile.
Mai modifiche improvvise, mai scossoni, né particolari variazioni del mood. Questo differenzia palesemente Mill da gran parte della musica elettronica contemporanea, molto più spesso interessata alle paure del nuovo millennio. Gli accostamenti possibili sono quelli con Julianna Barwick o con gli Hammock – maestri dell’ambient più morbido e suadente – fino al recente progetto Slow Meadow.
I brani si susseguono come un’unica lunga e impalpabile contemplazione, ma tra questi spiccano i quattro minuti della suggestiva “Gurriva”, le celestiali “Byruck” e “Tallole”, la cosmica “Mussart”, i cori campionati di “Chort” e i sette minuti finali registrati dal vivo di “Live At The Millennium Barn”, che si differenza dalle tracce in studio per una maggiore solennità.