
Nick Cave | The Good Son (1990)
L’album della svolta e della rinascita del re inchiostro.
E’ il 1989 quando Nick Cave decise di disintossicarsi dal suo passato, archiviando la via di un proto-punk rivoluzionario iniziato con i Birthday party (agli arbori chiamati Boys next door) e passando infine ai fedeli Bad Seeds (cattivi semi). La musica di Cave dei primi anni è lo specchio dell’animo inquieto e autodistruttivo esternato da testi carnali e diabolici e melodie oscure. Nel 1990 muore il vecchio Cave e nasce il nuovo Nick, dall’animo sempre tormentato, ma capace di identificare una luce di speranza nascosta tra le tenebre. La tenue luce è quella del sole brasiliano, nuova casa dell’artista e dei Bed Seeds anch’essi rinati dopo la disintossicazione, atto che creerà un legame che dura fino ad oggi seppur con qualche cambio di formazione con perdite e nuovi acquisti. Cave pulito ed innamorato abbandona il suo fondo oscuro dando alla luce un album di rinascita musicale ed umana.

Nick Cave
Ad aprire è Foi na cruz “fui in croce”, la traccia è basata su un inno brasiliano dove un coro di anime perse acclama e richiama il proprio predicatore oramai redento dopo le pene passate in croce o sulla cruna di un ago. Cave è il Cristo uscito dal sepolcro della droga. Degli archi, chitarre e poche semplici note di piano accompagnano il canto.
La title track presenta nuovamente un coro che conduce e richiama il Good Son, la ritmica nei tratti di Cave risulta più aggressiva indicando la rabbia del “buon figliolo” contro tutto e tutti in un crescendo di collera ed incomprensioni che solo un figlio può sentire. La musica accompagna questo racconto di ribellione, pungendo nel caos per rivolare sopra agli archi nel ritornello, unici momenti di quiete in cui il coro a cappella, tratto da un canto africano enuncia che: One more man gone, One more man is gone, un altro uomo andato, un altro uomo è andato. Che sia Nick Cave? O semplicemente il vecchio e Caino Cave che ha lasciato il suo posto ad uno nuovo?
Una voce spettrale introduce Sorrow’s child (figlio/figlia del dolore) in una delle tracce più suggestive dell’intero album, in cui gli scambi di microfono tra la voce e il re inchiostro vengono accompagnati sempre da alcuni archi e da una tenue batteria che sembra voler contenere questo malinconico dialogo in una camera o in un corpo. Il testo e il piano di Cave descrivono la tristezza dei figli in un’ultima preghiera disperata.
Note che piovono come lacrime aprono The Weeping song, creando un fiume su cui padre e figlio navigano insieme. Un tenero dialogo sulla vita scandito dal battito di mani che smuovono il fiume e il tempo; tra interrogativi e finte certezze create da un padre e crude verità sbattute in faccia al figlio, che nota però il volto umido del padre. Che stia piangendo per le disgrazie che i suoi occhi devono raccontare al figlio o pianga proprio per le disgrazie commesse dal good son non ci è dato saperlo.
La speranza e la luce alla fine del tunnel di Cave sembra apparire più concretamente nel secondo side dell’opera. The Ship song è una tenera ballata tra la dichiarazione d’amore e il messaggio d’addio, il piano accompagna la voce di Cave fino alla conclusione in un finale puro e vergine quasi bambinesco.
The Hammer Song si contrappone alla ballata precedente, le atmosfere cupe che hanno accompagnato la prima parte della carriera di Nick Cave ricompaiono suonate dai fidi Bad Seeds, che riescono ancora a terrorizzare l’ascoltatore.
In Lament Cave gioca con l’ascoltatore tra teatro e musical di Broadway con un’interpretazione magistrale e un testo ermetico da scoprire:
I’ll miss your urchin smile, your orphan tears
Mi mancherà il tuo sorriso da monella, le tue lacrime da orfana
Your shining prize, your tiny cries
Il tuo premio splendente, i tuoi piccoli pianti
Your little fears
Le tue minute paure
I’ll miss your fairground hair, your seaside eyes
Mi mancherà la giostra dei tuoi capelli, i tuoi occhi di mare
Your vampire tooth, your little truth
I tuoi denti da vampiro, la tua piccola verità
And your tiny lies
Le tue minime bugie
So dry your eyes
Così asciuga i tuoi occhi
And turn your head away
E volta la testa da un’altra parte
Now there’s nothing more to say
Al momento non c’è nient’altro da dire
Now you’re gone away
Ora che te ne sei andata via
I Bad Seeds fanno da colonna sonora perfetta lungo tutto l’ansiogeno monologo del frontman. L’atmosfera tra l’apocalittico e il gospel spianano la scena per il ritorno del predicatore folle in The Whitness song in cui tutti i Bad Seeds propongono una scalmanata messa nera inchiostro. Il coro di anime perse continua a domandarsi: Now, who will be the witness there, when you’re blind and you can’t see, Ora, chi sarà il testimone, quando sarà cieco e non potrai vedere? Siamo tutti testimoni e mentitori allo stesso tempo e la verità è celata sotto le urla predicatrici di Nick Cave.
La fine del viaggio di redenzione corrisponde forse anche all’inizio; una morte corrisponde anche alla vita quindi? Lo scenario da requiem mescolato al tenebroso ricordo di Lucy compongono un amarcord di amore passato o futuro. Il miele amaro tra le note di piano e la voce di Cave corrispondono agli occhi di chi ha visto davvero la luce, molta luce che porta gli occhi ad un ultimo sforzo facendoli lacrimare.
The Good son è il capolavoro di Nick Cave nella dicotomia tra il passato nero e un futuro che spetta solo a noi colorare. Cave e i Bed Seeds delineano il disegno, starà all’ascoltatore scegliere quali colori usare e vedere; spenti e bui per ritornare nelle tenebre o più accesi per illuminare il cammino.