
My Sleeping Karma | Moksha (2015)
I nuovi testimoni del groove rock psichedelico
Band tedesca del tutto dedita nel proporre eccellenti sonorità a cavallo tra rock psichedelico e metafisica induista, i My Sleeping Karma, nati nel 2006, sono – a mio avviso – una rivelazione europea del panorama underground contemporaneo. Il loro ultimo lavoro in studio è “Moksha“, parola sanscrita direttamente derivante dalla religione indiana e indicante un cammino superiore di liberazione.
Il genere, sorta di krautrock dark-psichedelico immerso in una suggestiva e caustica dimensione hippie ben calibrata e mai nostalgica, reinterpreta il cosiddetto stoner rock delineando atmosfere un po’ oscure ma fascinose, cosmiche ma grintose, senza mai sconfinare nella jamming psichedelica fine a se stessa e neppure nel solito hard rock trito e ritrito. (L’adesione alle filosofie orientali è certamente palesata a partire da tutte le copertine dei loro album, compresa quella di “Moksha”.) La band – costituita da Matte (basso), Seppi (chitarra), Steffen (batteria) e Norman (soundboard) – è certamente giovane e questo si percepisce ma il talento c’è e nonostante la strutturazione relativamente semplice dei brani, il risultato finale è alquanto accattivante ed efficace.
L’album, quasi interamente strumentale e scandito in ben undici brani, scorre con una musica solidamente concepita senza voler sorprendere a ogni costo, bensì con l’intenzione di evocare scorci musicali in modo lucido e consapevole, con un occhio ai primi Gila ma con un approccio rock moderno ed equilibrato. Non troveremo dunque arzigogolati arrangiamenti prog né interminabili elucubrazioni psichedeliche; accordi piuttosto standard, sì (specie in minore), ma con un occhio attentissimo all’esecuzione, alla scelta degli strumenti e degli effetti, al risultato finale.
A un ascolto più attento, poi, – al di là degli immediati accostamenti con band odierne come Samsara Blues Experiment – si potrebbero intuire vaghe tracce ispirative dei primissimi Alan Parsons Project, degli ultimi Pink Floyd e forse anche dei Foo Fighters; ma probabilmente è solo un’impressione. Più verosimile comunque la vicinanza, in certi brani, ai Cluster e agli Hawkwind, ma non troppo. Insomma, davvero bravi e meritevoli di ascolto, specie per la lodevole cura del sound e degli energici stacchi musicali. Abbastanza interessanti anche i precedenti album. Vediamo in futuro che cosa ci riserveranno.