
Mogwai | Atomic (2016)
"Atomic" sfrutta a pieno le potenzialità del sound tipicamente Mogwai senza aggiungere alcuna novità sostanziale a tutti i "marchi di fabbrica" degli scozzesi.
Dopo un ottimo album, “The Rave Tapes” (2014), tornano i gli scozzesi Mogwai, uno dei gruppi più noti del panorama post-rock passato, presente e presumibilmente futuro. Anche nel 2016 mostrano un’elevata capacità di ricreare una musica molto evocativa e visionaria che li ha resi, negli ultimi venti anni, molto apprezzati e richiesti come compositori di colonne sonore. Dopo la riuscitissima soundtrack della serie TV francese “Les Revenants” (2013) ecco la nuova colonna sonora per il documentario “Atomic: Living In Dread And Promise” della Bbc, dedicato al settantesimo anniversario del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki.

Mogwai
I Mogwai si trovano molto a loro agio all’interno della struttura già precostituita del cinema o del documentario, anche se questo gli costa qualcosa nello sviluppo dei brani che molto spesso si trovano stretti dentro la rigida durata di quattro-cinque minuti imposta dal contesto “soundtrack”, rendendo alcune idee anche interessanti e potenzialmente da approfondire, appena accennate. “Atomic” sfrutta a pieno le potenzialità del sound tipicamente Mogwai senza aggiungere novità sostanziali, ma cercando di ricorrere a tutti gli espedienti tecnici e a tutti i “marchi di fabbrica” che hanno creato il mito e il sound Mogwai. I migliori brani appaiono quelli di grande impatto epico e visionario, come l’iniziale “Ether“, grandioso inno alla vita la cui comparsa sulla Terra non sarebbe potuta avvenire senza il calore del Sole; indubbiamente il momento più riuscito ed evocativo dell’intero Atomic. Fiati ed elettronica ricreano la tristezza e il dispiacere per quanto accaduto a Hiroshima e Nagasaki, elementi che però convivono con un’epicità solenne e ricca di pathos e speranza, caratteristica che i Mogwai hanno dimostrato di possedere in svariate occasioni nell’arco della loro carriera. “Ether” rimanda chiaramente ai migliori momenti di Vangelis.
Altro momento di grande solennità è il monumentale brano “Bitterness Centrifuge“, ispirato al tipico Mogwai Sound degli ultimi anni.
Tutti i brani sono sempre quello che devono essere, né più né meno. I Mogwai danno sempre l’impressione di raggiungere una sorta di perfezione tecnica invidiabile, sfruttando fino all’osso tutte le proprie caratteristiche e qualità. “U-235” rimanda all’elettronica dei tardi Tangerine Dream, “Prypiat” riacquista l’epicità che si era persa nelle distorsioni di “SCRAM“.
Nella seconda parte i toni cambiano e diventano più mesti e deprimenti, ci si avvicina allo sgancio della bomba sui cittadini inermi. “Weak Force” inizia con toni che rimandano ai timbri sonori di William Basinski per poi svoltare rapidamente verso allucinazioni cosmiche. “Little Boy” ha un lento andamento malinconico, mentre si sentono persino cenni folk con sonorità orientali in “Are You A Dancer?“.
“Fat Man” è il nome che gli americani diedero alla bomba che distrusse Nagasaki; questo è anche il nome dell’ultimo brano di “Atomic”, il momento più triste e cupo, che abbandona quasi del tutto ogni aspetto di grandezza e magniloquenza per ridursi, nella sua gran parte, alle sole note di piano.
Atomic mostra una band in buona forma, con ancora enormi capacità comunicative, che continua a sfruttare tutti gli elementi che li hanno resi riconoscibili; album perfetto ma che non segna alcuna novità nella splendida storia dei Mogwai.