
Matching Mole | Little Red Record (1972)
L'ultimo album di Wyatt prima della paralisi, il disco più ideologico di Canterbury, se la copertina oggi ci appare datata, tutto il resto è ancora splendidamente attuale.
Agli inizi degli anni settanta tutto sta cambiando, il periodo d’oro dei sessanta è ormai agli sgoccioli, gli ideali della Summer of Love si sono scontrati contro un muro che appare indistruttibile se non con cambiamenti radicali di mezzi e proposte. Il passo è breve, si passa dai fiori californiani a Robert Wyatt che imbraccia un mitra.
Little Red Record è l’ultimo album che Robert Wyatt suonerà da batterista, l’ultimo prima della paralisi, causata dalla caduta dal terzo piano, dell’anno successivo. Le intenzioni di Wyatt sono evidenti, diffondere le sue idee politiche. Proprio in quegli anni inizia la sua passione politica che si svilupperà successivamente sino all’iscrizione al partito comunista inglese. La scelta della copertina è chiara, Robert Wyatt vestito da combattente, con un mitra in mano, intento a liberare Taiwan, Bill MacCormick con il libretto rosso di Mao ben in mostra, tutti gli altri con lo sguardo verso l’orizzonte come a mirare futuri radiosi.
L’immagine è ripresa da quelle di tipo propagandistico tipiche cinesi, come potete vedere nell’immagine di fianco. Se oggi l’immagine ci appare datata e non ci dice molto, lo stesso discorso non può farsi per la musica, che è splendida, e per i testi. Se l’intento di Wyatt è politico, esaminando bene i testi, è chiaro che il comunismo di Wyatt non è affatto una pregiudiziale difesa di un qualunque regime politico, non troviamo elogi di stati o di leader politici (per fortuna). Volendo dirla tutta, l’album è meno ideologico di quanto non farebbe apparire la copertina ed il titolo. Il comunismo di Wyatt è più umano, uno sguardo di benevolenza verso gli ultimi della Terra, verso i quali prova compassione ma che crede possano organizzarsi per ottenere un riscatto. Proprio da questa idea scaturirà il suo successivo impegno politico.
L’album, prodotto da Robert Fripp dei King Crimson, vede la partecipazione di Brian Eno. Wyatt si concentra solo sui testi e sui suoi esperimenti vocali, la musica è di Dave MacRae, Bill MacCormick e Phil Miller. Proprio gli esperimenti di Wyatt, uniti a quelli di Eno e all’elegante jazz-rock canterburiano, sono le cose più interessanti dell’album, che se forse potrebbe considerarsi lievemente inferiore all’esordio, appare rispetto a quest’ultimo un’opera più unitaria, più di gruppo rispetto a Matching Mole che è quasi un album solista di Wyatt.
Il primo brano è caratterizzato dalla strana voce di Wyatt, che qui si atteggia quasi a tenore, accompagnato da brevi note di piano.
I brani più tipici del prog rock di Canterbury sono quelli della prima facciata, Marchides, Nan True’s Hole, Righteous Rhumba e Brandy as in Benj, in pratica un’unica lunga suite dove ogni brano mantiene proprie caratteristiche ben bistinte. Tutto è ben fatto, dal piano jazz della bellissima Marchides, ai dialoghi surreali di Righteous Rhumba che ricordano con due anni anni di anticipo gli esperimenti vocali dei Residents, al riff tenebroso di Nan True’s Hole. Una vera perla sconosciuta.
Brian Eno appare, col suo sintetizzatore, in Gloria Gloom. L’intro, con le sue spaventose sirene in lontananza, ricorda più la musica cosmica tedesca che Canterbury, ed infatti si disperde in un cantato di Wyatt, per poi ritornare in territori più vicini ad Eno.
God Song è il momento più politico dell’album, un semplice brano acustico dove Wyatt può chiedere a Dio il perchè di tutte le ingiustizie a cui assiste impotente. Non può intendersi come una preghiera, ma quasi un teso rimprovero, uno sfogo di rabbia, una richiesta di spiegazioni.
Cosa diavolo stai facendo, Dio? È questo una specie di scherzo? Forse è perchè non preghiamo?
Beh, non riesco a vedere l’utilità della parola se manca l’azione
E’ divertente guardare tutti noi? Dov’è tuo figlio? Noi lo vogliamo di nuovo!
Poi Wyatt, pentito di tanta durezza dice: Perdonami Dio, sono molto ubriaco!
Ma so quello che sto cercando di dire. Dacci un segno, per l’amor di Dio!
Flora Fidgit è un bel brano a metà tra jazz-rock e psichedelia, mentre Smoke Signals è un riuscito esperimento dove riappare il sintetizzatore di Eno, che anche qui ci trasporta in mondi cosmici lontani.
Anche con questo album Robert Wyatt dimostra di essere un artista immenso, siamo nel 1972, lui non lo sapeva ma già con quello che aveva pubblicato fino ad allora poteva di diritto entrare nell’empireo della musica rock e non solo.