
Mark Fry | Dreaming With Alice (1972)
L'adorabile affresco psich-folk di Mark Fry, un introvabile e ricercatissimo album di culto.
Il musicista e pittore inglese Mark Fry è stato una vera meteora nel firmamento del folk psichedelico britannico. Il suo album d’esordio del 1972, Dreaming with Alice, oggi praticamente introvabile, è diventato negli ultimi anni un oggetto di culto per collezionisti; nel 2013 un vinile originale è stato venduto alla cifra astronomica di circa quattromilacento dollari. Registrato durante i suoi studi italiani all’Accademia delle Belle Arti di Firenze è rimasto il suo unico album fino al 2014, anno della pubblicazione del suo secondo lavoro, quarantadue anni dopo l’esordio.
Mark Fry, quando giunge in Italia per studiare pittura nel 1970, è giovanissimo, ha appena diciotto anni. Nonostante la giovane età suona già benissimo la chitarra e si fa conoscere nell’ambiente fiorentino dove incontra il produttore discografico Vincenzo Micocci. Riconoscendo in Fry buone potenzialità lo presenta alla IT Dischi, una controllata della RCA. Nell’autunno del 1971 Fry è a Roma per un provino. Ecco cosa ricorda Mark di quella esperienza: “Ricordo di essermi seduto in un ufficio di fronte alcuni uomini molto seri, vestiti in giacca e cravatta e cominciai a suonare le mie canzoni. Quando finii mi chiesero di aspettare fuori. Pensai che la mia esperienza musicale fosse finita li. Pochi minuti dopo la porta si aprì e mi presentarono un contratto decennale”.
La musica di Fry, accostabile in parte a quella di Donovan ma con un’anima psichedelica più marcata, i testi surreali, la personale rivisitazione dell’opera di Lewis Carroll, che tanto affascinava la cultura psichedelica di quegli anni, creano atmosfere dolci, romantiche e senza tempo che meritano l’odierna, seppur tardiva, rivalutazione. Forse il vero accostamento da fare tra i protagonisti del folk revival britannico è quello con Duncan Browne. La strumentazione acustica è varia, il sitar crea quelle atmosfere orientali che non potevano mancare in un album di psich-folk, non mancano liuti, mandolini, flauti che donano all’album anche una certa complessità. Strana e originale l’idea di dividere il brano principale, Dreaming with Alice, in otto brevi parti alternate tra le restanti e più lunghe composizioni dell’album. Probabilmente il brano migliore è la sognante e onirica Roses for Columbus che ricorda i brani acustici dei primi Pink Floyd senza Barrett. The Witch ha invece, con l’uso ripetuto del sitar, atmosfere più oscure e inquietanti. Altri brani come Mandolin Man e Lute and Flute mostrano la buona tecnica dell’autore e un’ottima capacità compositiva. Tutti gli altri brani ripercorrono la strada di un eccellente album folk, convincente in ogni suo parte e meritevole di essere (ri)scoperto.