
Mahavishnu Orchestra | Bird of Fire (1973)
Con Bird of Fire siamo ancora nella struttura del jazz (tema, sviluppo, assoli, ritorno al tema, chiusura) ma profondamente permeata da nuovi linguaggi e stili, dal già maturo rock progressive al fusion fino alle chiare influenze di musica orientale.
“Hey John è ora che cominci a pensare al tuo gruppo”.
Miles Davis si rivolse così al giovane John McLaughlin dopo averne saggiato le possibilità in due collaborazioni avute con lui in sala di registrazione a New York in occasione delle sessioni di In a Silent Way e Bitches Brew. Considerato uno dei maggiori chitarristi viventi e dei primi guitar-hero nel mondo del rock, John McLaughlin fonderà nel 1971 la Mahavishnu Orchestra insieme con il grande batterista Billy Cobham, tra i pochi musicisti ad aver ricevuto il “World Class Master” premio alla carriera per quegli artisti che con passione hanno contribuito all’arte della musica, anche lui presente in quelle sessioni con Davis nella Grande Mela. Nella Mahavishnu Orchestra, oltre ai già citati John McLaughlin alla chitarra elettrica e Billy Cobham alla batteria, troveranno posto musicisti tra i più dotati e ricchi di talento di quell’epoca: Jan Hammer alle tastiere, neo-laureato al Berklee College of Music; Jerry Goodman, violinista di estrazione classica e Rick Laird, al basso che, una volta terminata la sua esperienza con la band andrà a suonare con il grande Chick Corea.
Questa prima formazione troverà la sua consacrazione in due capolavori, Inner Mounting Flame, del 1971, e il successivo Birds of Fire, del 1973, album ricco di molte novità stilistiche e tecniche come l’impiego della Gibson SG 6/12 Double-Neck, una chitarra dal doppio manico (già usata da Jimmy Page, ad esempio, nella celeberrima Starway to Even) scelta da McLaughlin per ottenere la massima enfasi nei suoi arpeggi ampi ed elaborati sempre sostenuti dai ritmi inarrestabili e rutilanti di Cobham, spesso intrecciati ai lampi del violino elettrico di Goodman, che si sovrappone su tonalità e colori molto simili; oppure quando egli si rende finalmente protagonista usando la tastiera inferiore per assoli stellari, dove la velocità dell’esecuzione è tale da regalare alla chitarra elettrica un suono diverso, quasi ci fossero note nuove nascoste nel magnete dello strumento.
Lo stile prodigioso di Mahavishnu John (“Meraviglioso Vishnu” è il nome indiano di John, dopo il suo avvicinamento alla dottrina induista del religioso indiano Sri Chinmoy) consiste, fisicamente, in muscoli e tendini dell’avambraccio particolarmente sviluppati e potenti che gli permettono, a polso fermo, di snocciolare un’infinità di note singole a velocità strabiliante tanto da rendere indistinguibili le scale esotiche che usa, le melodie che si raccolgono lungo i tasti della sua chitarra e le eleganti e complesse armonizzazioni che riesce ad immaginare. Siamo ancora nella struttura del jazz (tema, sviluppo, assoli, ritorno al tema, chiusura) ma profondamente permeata da nuovi linguaggi e stili, dal già maturo rock progressive al fusion fino alle chiare influenze di musica orientale.
Billy Cobham, dal canto suo, è musicista di grande talento e raffinato compositore con un’imponente discografia al suo attivo e collaborazioni in tutto il mondo; a partire dall’inizio degli anni Settanta, sarà riconosciuto come il più influente batterista jazz e fusion, uno dei più virtuosi per potenza e tecnica, e la sua dirompente energia creativa sarà tale da modificare il modo di concepire la struttura della ritmica, riconoscendo quella centralità che tutt’oggi possiede. Il bassista irlandese Rick Laird riusciva, fin dove possibile, a rifinire quella ritmica, mentre spettava a due straordinari solisti, il violinista americano Jerry Goodman (già con i Flock) ed il pianista ceco Jan Hammer, dialogare agili e veloci con il leader. Cinque grandi musicisti, insomma, che riescono ad amalgamarsi perfettamente soprattutto nel secondo disco, Bird of Fire, un caleidoscopio di atmosfere mutevoli e complesse, uno stile rigoroso ed un’esecuzione nitida e senza incertezze.
Birds of Fire: la titletrack apre il disco con sonori colpi di gong, che continuano finchè tutti gli strumenti non sono entrati nel proscenio musicale; esotici riff di violino e chitarra che spesso suonano all’unisono e si sovrappongono; brevi spazi di improvvisazione e ingegneria del suono perfetta.
Miles Beyond (Miles Davis): è un tributo di McLaughlin a Miles Davis. Cobham vuole stordire con continui drum fill in stile progressive e complesse evoluzioni ritmiche, il brano fluisce a tratti trascinante, trasportato da un organo vivace e palpitante, a momenti più moderato ma sempre originale e mai ballabile.
Celestial Terrestrial Commuters: pezzo futuristico e ricco di dissonanze controllate, con gran lavoro di Billy Cobham, i musicisti si inseguono ciascuno sulla propria linea melodica ma senza generare rumore anzi creando un’armonia dai contorni moderni e godibilissima.
Sapphire Bullets of Pure Love: 24 secondi di pura schizofrenia.
Thousand Island Park: si vede con chiarezza la passione di McLaughlin per il flamenco, stile difficile che egli esplora con la consueta eccezionale dotazione tecnica e pulizia esecutiva. Scale su scale vengono frantumate in frazioni di secondo con un’abilità strabiliante come se accarezzasse con leggerezza lo strumento, ed in questo si nota l’impiego particolare delle dita della mano destra che gli permette una scelta migliore del tocco rispetto alla stragrande maggioranza dei chitarristi elettrici che usano moltissimo il plettro. Niente improvvisazione, dunque, ma grande rigore tecnico-espressivo.
Hope: breve brano in cui possiamo apprezzare soprattutto il soffice fraseggio del violino ma anche il drumming elegantissimo di Cobham che si muove nello spazio scenico con grande abilità. Ottima equalizzazione.
One Word: ruolo centrale della batteria con ritmo continuo e sinuoso che avvolge i tanti assoli di chitarra, di tastiere e violino che si rincorrono e corrono incontro per giungere infine ad una potente armonia collettiva. Splendido assolo di Cobham, pietra angolare per l’apprendimento dello strumento per qualunque musicista moderno e lavoro straordinario del basso di Rick Laird.
Sanctuary: atmosfera delicata e sognante, un pizzico psychedelica ma forse solo per gioco.
Open Country Joy: intro in stile country, il pezzo prosegue tra arpeggi di chitarra e una bella “voce” di violino; i numerosi cambi di tempo rivelano però aspri significati nascosti che si placano solo nel finale che ripropone l’incipit con un bell’arpeggio della sei-corde.
Resolution: sintesi di tutte le sensazioni provate nel disco e delle atmosfere create dai musicisti il brano si sviluppa in un crescendo da lasciare senza fiato.
Nel 1976 la Mahavishnu Orchestra si scioglierà dopo aver cambiato formazione alcune volte; negli anni, poi, McLaughlin tornerà su questo magnifico progetto e troverà il sistema di ricomporlo continuando a produrre quel sound così caratteristico che aveva riscosso molto successo tra la gente, ma Bird of Fire rimane un momento unico, insieme con Inner Mounting Flame, nella storia della musica rock contemporanea, per la grande energia che quegli artisti seppero mettere in campo e per la grande tecnica che il gruppo, ed i singoli, possedevano.
Nel 2005 è stato pubblicato il libro Power, Passion and Beauty: The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra che racconta la storia del gruppo.