
Luigi Milanese | Equinox (2013)
Quando la chitarra acustica parla al cuore
“Equinox per me è come un figlio, il mio primo album solista nato in età matura. Equinox è la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i Led Zeppelin e J.S.Bach possono convivere serenamente all’interno dello stesso album senza litigare ma anzi compensandosi l’un l’altro, purchè abbiano un punto in comune, un qualcosa da condividere alla radice, altrimenti sarebbero veramente degli estranei l’uno accanto all’altro. Questo elemento di condivisione, in Equinox, è dato dal fatto che tutti i brani sono rigorosamente acustici e quindi il suono che arriva al nostro orecchio è sempre uno ma con tutte le varie sfumature del caso, di genere e di stile”.
Cosi Luigi Milanese, al suo esordio discografico da solista, ci ha parlato del suo primo album in una recente intervista su Psycanprog. Chitarrista di talento, genovese, una vita passata a studiare musica, Lugi Milanese non potrà che essere orgoglioso del suo lavoro. Come lui stesso dice nell’intervista è riuscito nella non facile impresa di far convivere insieme i monumenti dell’hard rock, i Led Zeppeilin, con un gigante della musica classica, Bach. A questo si aggiungono rivisitazioni di brani classici del musicista brasiliano Heitor Villa-Lobos e dell’irlandese Turlough O’Carolan.
E se questa sfida poteva essere alla portata per un chitarrista tecnico e preparato come lui, non era altrettanto scontato il risultato nei brani originali. Luigi non è un chitarrista freddo e senz’anima ma mostra una passione per la musica e per il suo strumento che è palpabile sin dal primo ascolto. Il suo amore per le sei corde viene trasmesso all’ascoltatore in modo lento ma costante, non c’è una distanza enorme tra chi suona e chi ascolta, è come se Luigi fosse insieme all’ascoltatore, al suo stesso piano. In questo sta la forza dell’album, è un messaggio di condivisione e di amore per la musica.
I brani migliori sono quelli più complessi, dove alla chitarra acustica si aggiungono violino, violoncello, oboe e piano. Splendida Little Modal Dance, probabilmente il vertice di Equinox, dove tutti gli strumenti sopracitati si susseguono l’uno all’altro creando un’atmosfera certamente classica ma mai scontata o datata. Al suono cupo del violoncello segue successivamente quello dolce dell’oboe creando un contrasto estremamente gradevole. Africa è il brano dove sono più presenti il piano e le percussioni. I due strumenti sempre presenti ma mai invadenti ci trasportano in un sereno viaggio nella variegata natura africana.
Rende omaggio al blues e quindi alle origini del rock e probabilmente agli albori della sua formazione musicale, Flower of Lust, energica, ritmata e coinvolgente.
Cosmic Revolution, lunga e complessa è il brano che più si avvicina all’idea di un progressive acustico.
Il resto dei brani sono perfette esecuzioni di classici quali la Sarabanda di Bach (trascrizione dal liuto), il Preludio di Villa Lobos (il N° 4) e Si Beag Si Mhore di T. O’Carola dove Luigi Milanese mostra la sua preparazione tecnica e la sua cultura musicale. Infine si segnala la cover di Tangerine del terzo album dei Led Zeppelin, ma il brano più Zeppeliano era forse Flower of Lust.
Dopo questo esordio promettente restiamo in attesa del prossimo lavoro di Luigi Milanese che, a quanto ci dice, vedrà interpretazioni di brani dell’immenso John Fahey e addirittura di Erik Satie. Insomma, l’ambizione non manca, a noi non manca la voglia di ascoltarlo.