
Loscil | Endless Falls (2010)
La pioggia senza fine di Loscil, elettronica e malinconia
Il canadese Loscil (il vero nome è Scott Morgan) è uno degli autori più apprezzati di quel floridissimo gruppo di musicisti che rientrano nel grande calderone della musica ambient, elettronica, drone, quella che ritengo essere la più originale e innovativa prodotta negli ultimi anni, la vera colonna sonora del nuovo millennio (almeno per ora). Già autore di svariati album tra cui Submers (2002), First Narrows (2004), l’osannato Plume (2006), il recente Sea Island (2014), tanto per citarne alcuni, Loscil attraverso una rielaborazione dei maestri della musica elettronica (più Harold Budd o Basinsky che Brian Eno) e le influenze dei protagonisti contemporanei, crea mondi meno claustrofobici delle nebbie di Tim Hecker, delle apocalissi di Rafael Anton Irisarri o delle notti nerissime di William Basinsky, ma molto più tristi e malinconici di Eluvium o Pan American. Dopo i sottomarini di Submers e l’oceano di First Narrows, è ancora l’acqua a essere protagonista.
Chi non ha mai provato, sopratutto da bambino, il piacere di guardare dalla finestra quelle giornate di forti piogge e di ascoltare il rumore (forse anche la musica) delle gocce d’acqua che cadono violentemente. Una sensazione che contiene in sé malinconia e piacere di essere in casa, col senso di protezione che questa da. Endless Falls inizia e termina proprio col suono della pioggia registrata nell’abitazione di Loscil, ma la pioggia è solo un pretesto per la creazione di un clima malinconico che, nonostante la poggia sia “senza fine”, lascia spazio alla speranza.
Si inizia subito con la title track che, con il violinista Kim Koch, ricorda i brani ambient del duo Nick Cave, Warren Ellis e mette insieme elettronica e musica classica. Il suono della pioggia ci introduce in un coinvolgente viaggio lungo un’ora, a momenti triste ma mai pauroso, in altri persino romantico e accogliente.
Altri brani ribadiscono in maniera più rigida i concetti di minimalismo e di ripetizione come l’atmosferica Estuarine, l’evocativa Shallow Water Blackout con i suoni elettronici simili ai rintocchi di un vibrafono o i loop di Showers Of Ink.
Lake Orchard aggiunge una sorta di soffio elettronico in un lungo tappeto ripetitivo mentre Dub For Cascadia è, come fa intendere lo stesso titolo, il brano più ritmato dell’album.
L’elemento voce giunge totalmente inatteso alla fine, in The Making Of Grief Point, cosa mai successa nei dischi di Loscil. La voce narrante si perde infine dove l’album era iniziato, in una lenta pioggia che descrive uno stato d’animo ma anche il piacere di perdersi nei suoni e nella musica che ogni giorno la natura ci regala.