
Le Orme | Uomo di Pezza (1972)
Pur non essendo un concept album nel vero senso della parola, tuttavia il titolo e la copertina suggeriscono un’unica chiave di interpretazione dei testi, del mondo stupefacente e fiabesco che lasciano intravedere, di realtà parallele ed inafferabili che si scorgono al margine estremo della percezione e che pure vengono in qualche modo descritte, delle terribili verità che si nascondono dietro il disordine mentale.
Il gruppo musicale Le Orme nacque nella seconda metà degli anni Sessanta a Marghera, zona industriale vicino a Venezia, da un’idea del chitarrista veneziano Nino Smeraldi e del ventunenne Aldo Tagliapietra di Murano. Si unirono a loro il bassista Claudio Galieti e il batterista Marino Rebeschini che dovette abbandonare dopo poco tempo per assolvere agli obblighi di leva e fu sostituito da Michi Dei Rossi, proveniente dal gruppo degli Hopopi, una formazione che godeva di una certa fama nel mondo del beat italiano. Le Orme si esibirono spesso nel famoso locale di musica dal vivo Il Piper di Roma, uno dei luoghi cult del rock di quel fortunato periodo della musica italiana, guadagnandosi una discreta notorietà nell’ambiente. In quel periodo fu ingaggiato il tastierista Toni Pagliuca, in occasione di una partecipazione della band al concorso canoro Un disco per l’estate. Nel 1969 anche Claudio Galieti abbandona, sempre a causa degli obblighi di leva e fu sostituito al basso da Aldo Tagliapietra. In quello stesso anno con Dave Baker che sostituiva temporanemante Michi Dei Rossi alla batteria, la band incise il singolo Irene che molti considerano la genesi del rock progressivo italiano, sebbene fu pubblicato solamente nel 1973 perchè considerato inadatto al pubblico italiano. Quel singolo insieme con due provini ispirati alla musica colta, rappresentarono anche la svolta del gruppo che abbandonò definitivamente il beat per quel pop sinfonico che si andava affermando sempre di più in Inghilterra; la formazione vide anche la defezione di Nino Smeraldi per contrasti insanabili con Toni Pagliuca. Si era giunti alla formazione classica a tre: Tagliapietra al basso, chitarre e voce, Pagliuca alle tastiere e Dei Rossi alla batteria.

Le Orme nel 1973 con i Genesis
Nel 1971 Le Orme pubblicarono Collage, disco di matrice progressive e dalle tematiche complesse con il quale si affermano definitivamente sulla scena della musica italiana. L’anno successivo, nel 1972, Le Orme rilasciarono Uomo di pezza, per la Philips Records e prodotto da Giampiero Reverberi, album di grande successo e loro primo disco d’oro, da cui fu estratto il singolo molto noto Gioco di Bimba, che affronta il tema scabroso dell’abuso sessuale nei confronti di una ragazza molto giovane, di contrappunto a sonorità fiabesche ed un canto dai toni sognanti. Il brano sarà poi scelto come colonna sonora per la miniserie Il mostro di Firenze prodotta da Fox Crime nel 2009. Per la prima volta in Italia il layout della copertina verrà eseguito da un pittore, Walter Mac Mazzieri, che dipingerà personaggi favolistici ed immaginari in un’ambientazione sognante eppure tremendamente concreta e di grande effetto. Vera curiosità per collezionisti: la prima edizione di Uomo di pezza ha una copertina textured, con disegno a trama quadrata; nell’edizione immediatamente successiva essa, pur rimanendo apribile e con cartoncino lavorato, avrà una trama a buccia d’arancia. Le Orme, in questo lavoro, potranno finalmente usare il sintetizzatore, moderno strumento tecnologico da loro tanto desiderato e finalmente acquistato in Inghilterra.

Le Orme nella formazione storica
Pur non essendo un concept album nel vero senso della parola, tuttavia il titolo e la copertina suggeriscono un’unica chiave di interpretazione dei testi, del mondo stupefacente e fiabesco che lasciano intravedere, di realtà parallele ed inafferabili che si scorgono al margine estremo della percezione e che pure vengono in qualche modo descritte, delle terribili verità che si nascondono dietro il disordine mentale. Uomo di Pezza è l’album che forse rappresenta meglio la band, sempre in equilibrio tra la melodia italiana e la sfolgorante potenza progressive di certe escursioni selvagge soprattutto delle tastiere di Tony Pagliuca che si esprime con grande originalità e chiarezza stilistica. Uomo di Pezza è senz’altro più sofisticato del precedente Collage e privo dei lacci retorici che avviluppano certi momenti di Felona e Sorona, album per molti versi indimenticabile ma non del tutto sincero. Il disco propone sette racconti di donne tradite, abbandonate, amare e tristi, vittime di fantasmi che le raggiungono da un lontano passato di violenze ed abusi. Donne che hanno paura, perse nel vortice del tempo che le ha violate e che ancora sanguinano dolorose e impazzite, donne insomma a cui l’immaturità dell’uomo non ha davvero nulla da insegnare. Nelle musiche vi è grande inquietudine che si esprime con forti oscillazioni dell’umore, con tonalità piene e potenti e vuoti oscuri che si aprono improvvisi: è materia che piace a Le Orme, che hanno scelto con grande consapevolezza e che modellano con grande raffinatezza stilistica.
L’opener Una Dolcezza Nuova, si apre con l’hammond di Pagliuca che disserta sulla Ciaccona di Bach per dissolversi nei liquidi arabeschi del pianoforte di Giampiero Reverberi che meglio si adattano ai toni intimi e crepuscolari della voce di Tagliapietra.
Gioco Di Bimba è un brano che ha sempre diviso il pubblico dalla critica progressive e che spesso generava forti contestazioni nelle esibizioni dal vivo del gruppo, che veniva accusato di essersi “venduto alle multinazionali” o peggio ancora di “mercificazione della musica“. “Estrapolare Gioco di Bimba dal suo contesto – spiega oggi Pagliuca – non ha molto senso. Però se il brano ha avuto la fortuna di diventare popolare non vedo dove sia il problema…”. In realtà il brano è tenue e fragile, il tema tragico e amaro, morbidamente appoggiato su un tessuto sonoro medievale e fiabesco che solo riesce a rendere tollerabile il contenuto emotivo narrato.
Come ogni sera sei sola nel buio;
Il tuo candore ti fa compagnia.
Senti il fruscio sulla soglia e non sai chi sarà.
Posi il giornale e ascolti in silenzio
Chi sta bussando a quest’ora?
Vorresti aprire e non sai come mai.
Non hai aperto…perché?
Poteva essere “lui”.
La porta chiusa: nell’apertura violenta di mellotron torna l’ispirazione emersoniana così presente in Collage, ma qui viene espressa in maniera più personale da Pagliuca, affiancato dalla ritmica compatta di Dei Rossi in un alternarsi di emozioni discordanti e di incertezze. Emerge la voce ieratica di Tagliapietra tra le raffinate melodie del brano.
Breve Immagine: la voce di Tagliapietra abbellisce come non mai un brano dalle liquide e sognanti tastiere; molte emozioni nel ritornello che spicca il volo leggero.
Figure di cartone: ritorna per qualche momento un’atmosfera beat in un brano che scorre veloce e dalla bella lirica originale; tuttavia è l’unico a non essere proprio omogeneo con il resto del disco.
Un suono di chitarra
Un canto nella notte
C’era un fuoco sulla spiaggia aspettando l’alba
La ragazza scalza si specchiò
Aspettando l’alba: brano di grande fascinazione con preziosi inserti psichedelici che trascinano la nostra fantasia aldilà del reale mescolando ricordi e deja vu; spicca ancora una volta la voce diafana di Tagliapietra in un narrato sensibile e scarno.
Alienazione: brano strumentale inquietante e doloroso in cui si scarica tutta l’energia creativa del gruppo e la cifra del progressive che esprimono: tempi dispari a cascata, breaks improvvisi, tastierea a tutta manetta in cui emerge in pieno l’influenza emersoniana… insomma un brano che genera le più forti simpatie in chi ascolta e vero preludio ai loro lavori futuri.

Le Orme a Un disco per l’estate
Alla fine di quell’anno Le Orme partiranno per un lungo tour in cui parteciperà come ospite fisso il leader dei Van Der Graaf Generator Peter Hammill e porteranno al successo questo album che poi sarà presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 51.