
King Crimson | Red (1974)
Il canto del cigno del progressive rock.
L’uomo che ha plasmato, formato, forse persino creato il rock progressivo, nel giro di due anni, dal 1973 al 1974, decide di chiudere questa esperienza e “uccide” il progressive. Questo è Red, il vertice di quella stagione musicale che il “dittatore illuminato” Fripp aveva iniziato nel 1969 con In the Court of Crimson King.
A voler essere precisi il progressive esisteva già o era perlomeno in una fase embrionale. Già i Procol Harum avevano pubblicato nel 1967 Shine on brightly e nel 1968 il disco omonimo, i Nice sempre nello stesso anno pubblicarono Ars longa vita brevis (definirei questi album di proto-progressive), ma soprattutto i Colosseum pubblicarono nel 1969 Valentyne Suite, disco progressive al 100%. In ogni caso In The Court fu pubblicato nell’Ottobre del 1969 mentre Valentyne Suite vide la luce il mese successivo.
Fripp crea, plasma, detta i canoni del progressive insieme ad altri gruppi storici quali Yes, ELP, Colosseum. Ad un certo punto matura la convinzione che continuare su quella strada sia un’inutile ripetizione di suoni già sentiti. Quindi “uccide” il progressive facendolo diventare una pagina di storia, cancellandolo ma allo stesso tempo seminando nuove idee per il rock futuro (Kurt Cobain riteneva Red l’album che più lo aveva influenzato).
Red è il vertice e la fine del progressive ma è anche l’apice conclusivo della terza fase dei KC. La prima fase che definisco “fiabesca” è la fase dei primi due album (In the Court e In the Wake of Poseidon), mitologie, personaggi fantastici, mondi immaginari. Poi arrivano Lizard (1970) e Island (1971) che caratterizzano la seconda fase più introspettiva, raffinata. Infine arriva la terza fase, di cui Red rappresenta l’apice nella quale Fripp ci trasporta dalla fiaba all’incubo. Cos’è la trilogia di Larks’ Tongues In Aspic (1973), Starless And Bible Black (1974) e Red (1974) se non un viaggio nell’incubo, in mondi paurosi, oscuri, in cieli senza stelle dove l’uomo è solo e impotente dentro un buio pesto. Questi tre album sono l’uno la continuazione dell’altro, quasi un triplo disco di cui Red rappresenta la massima evoluzione. Fripp lo sa e scioglie i KC subito dopo l’uscita dell’album, molti critici non lo capiranno.
La chitarra di Fripp è molto più presente rispetto ai dischi precedenti, una chitarra aspra, dura ed affilata, il basso di Wetton non emette note ma sciabolate che rimangono impresse già da un primo ascolto. Il primo brano è tipico della nuova svolta di Fripp, un lungo assolo di chitarra che apre nuovi orizzonti per la musica rock. Splendida e ipnotica Fallen Angel con un arpeggio di Fripp ossessivo e ripetitivo che rende il brano dolce ma inquieto. One More Red Nightmare è un brano atipico per i KC, una versione hardprog con un riff alla Deep Purple ma con atmosfere più contorte e tenebrose e soprattutto con una grande prova di Bruford alla batteria. Providence è un brano live che riprende le sonorità dei due album precedenti. Infine il capolavoro dell’album, forse il capolavoro dei KC, uno dei brani più importanti in assoluto di tutta la storia del rock, Starless. Ecco la traduzione.
Senza stelle.
Tramonto di un giorno abbagliante,
Oro che mi attraversava gli occhi,
ma i miei occhi sono rivolti indietro
e vedono
senza stelle e nera come la Bibbia
La carità di un vecchio amico
dal sorriso perverso e crudele,
Ma è un sorriso che indica solo vacuità,
per me,
senza stelle e Bibbia nera
Un cielo argentato e azzurro come il ghiaccio
sfuma nel grigio,
in una grigia speranza che anela ad essere
senza stelle e Bibbia nera.
Come vedete sono versi cupi e tenebrosi, indicano un mondo senza speranza, senza luce, dove l’uomo è solo nell’oscurità e anche qualora la luce ci fosse lui non potrebbe vederla perché i suoi occhi sono rivolti altrove e vedono solo un cielo senza stelle, di un nero assoluto. Anche il sorriso di un amico non da conforto, persino un cielo che non sia nero ma azzurro lo è accidentalmente perchè anche lui anela ad essere senza stelle.
La musica infine è di una bellezza davvero unica, si inizia lentamente col mellotron di Fripp che ci introduce in questo cielo senza stelle, poi la voce morbida di Wetton, poi una lunga parte strumentale che inizia con Fripp che parte lentamente accelerando sempre più, il tutto accompagnato da un basso che fende colpi come fossero martellate, infine l’apoteosi, il sax riprende le note iniziali ma con piglio molto più energico, il basso di Wetton e il mellotron di Fripp che accompagnano. Una delle più grandi suite della storia del prog e non credo sia poco.