
King Crimson | Lark's Tongues in Aspic (1973)
L'album mette in risalto la svolta radicale compiuta dalla band rispetto a quanto scritto e creato in precedenza, con una netta predominanza delle qualità artistiche di Robert Fripp, con importanti contaminazioni classiche (Béla Bartók, Vaughan Williams e Igor Stravinskij) nelle due parti in cui è divisa la title track e con forti influenze di sonorità heavy metal, il nuovo stile che si andava affermando proprio in quel periodo.
Terza formazione completamente nuova per i King Crimson che all’inizio del 1973 pubblicheranno Lark’s Tongues in Aspic, per l’Island Record, primo capitolo della trilogia progressive composta da quest’album insieme con Starless and Bible Black e Red. Un lungo tour aveva visto la band impegnata durante la prima parte del 1972, conclusosi poi con la pubblicazione, nel luglio di quell’anno, del disco dal vivo Earthbound: quell’esperienza tuttavia portò allo scioglimento di quella line-up a causa di forti contrasti interni maturati tra i vari componenti. Robert Fripp riprende quindi i contatti, sviluppati proprio durante quel tour, con Bill Bruford (il 27 marzo 1972 nella tappa di Boston), l’allora batterista degli Yes, che aveva già chiesto di far parte dei King Crimson, scegliendo con questo atto la novità rispetto al successo. In poco tempo si aggiunse il bassista-cantante dei Family, John Wetton, che aveva terminato gli impegni con quel gruppo ed era libero di accettare quell’offerta che aveva già ricevuto nel 1971. Wetton portò con sè il paroliere Richard Palmer-James, conosciuto ai tempi del college e membro fondatore dei Supertramp che sarebbe stato autore “per corrispondenza” dei testi di tutti e tre gli album della trilogia; si aggiunsero in poco tempo il percussionista Jamie Muir ed il violinista/violista David Cross, già componente degli Waves.
Professionisti di grande livello, intrapresero subito un altro tour che i fans accolsero con grande entusiasmo e la stampa dell’epoca con rinnovato interesse e che mise in risalto la svolta radicale compiuta dalla band rispetto a quanto scritto e creato in precedenza, con una netta predominanza delle qualità artistiche di Robert Fripp, con importanti contaminazioni classiche (Béla Bartók, Vaughan Williams e Igor Stravinskij) nelle due parti in cui è divisa la title track e con forti influenze di sonorità heavy metal, il nuovo stile che si andava affermando proprio in quel periodo. Qualcosa rimaneva anche del passato prossimo della band, il mellotron e qualche ballata, ma le novità erano tali da cancellare qualunque impressione vissuta fin lì ascoltando la loro musica: si avvertivano soprattutto nella forte impronta sonora di Jamie Muir, che trasformava qualsiasi cosa in strumento musicale, dalle trombette per bicicletta ai giocattoli e nello stile aspro e asciutto di Wetton, che influenzerà anche Fripp, spinto ad un uso maggiore del distorsore per la sua chitarra.
Fu Jamie Muir a dare un titolo all’album (che in italiano suonerebbe più o meno come “lingue d’allodola in gelatina“) e che secondo lui doveva rappresentare il tipo di musica che suonava con i King Crimson e cioè qualcosa di estremamente delicato immerso in una sostanza densa e gelatinosa una sorta di Yin e Yang tra l’altro ben rappresentati nella copertina dove Sole e Luna sono indissolubilmente legati. Il fantasioso percussionista purtroppo abbandonerà il gruppo dopo quest’unica esperienza a seguito di una profonda crisi spirituale e personale che lo vide rinchiudersi in un monastero tibetano in Scozia. C’è ancora una curiosità prima di passare all’analisi dei brani contenuti nell’album: recentemente David Cross, costretto ad abbandonare la formazione a stesura ultimata del secondo album della trilogia, Starless and Bible Black, ha smentito recisamente la voce secondo la quale l’assolo di violino di Lark’s Tongues in Aspic Part One sia stato mutuato dal brano The Lark Ascending di Ralph Vaughan Williams, che, dice, al momento della composizione di quel frammento non conosceva o quanto meno non consciamente visto che era molto diffuso in Inghilterra. Rimangono, naturalmente, sorprendenti le somiglianze tanto da stupirci ancora oggi.
Larks’ Tongues In Aspic Part One: lungo brano strumentale che sottolinea l’importanza dell’improvvisazione collettiva per questa nuova formazione e che in Starless and Bible Black come vedremo, diventerà essenziale per la composizione del disco. Brano fortemente intellettuale, con un bellissimo incipit affidato al vibrafono, vede un lento svilupparsi di suoni ed atmosfere sfigurate da un violino sgarbato ed irritante fino a quell’esplosione sonora che farà di Lark’s Tongues in Aspic il colosso criso-elefantino del progressive, un’emozionante astrazione elegante ed oscura, ricca di contaminazioni proto-metal e di avanguardia colta, suoni cupi ed evocativi di un romanticismo senza speranze. Dell’assolo di violino abbiamo già parlato e sarà proprio David Cross a dare il meglio in questo brano d’apertura.
Book of Saturday: lieve arpeggio di chitarra elettrica per questa ballata melodiosa intessuta sulla voce straordinaria di Wetton e sull’intreccio delicatissimo tra chitarra e violino che crea malinconiche suggestioni. Emozionante solo centrale di chitarra registrato “alla rovescia“.
Exiles: il brano ci ricorda certe sonorità dei King Crimson del 1969 e comincia in un’atmosfera spettrale e sgomenta per poi svilupparsi nelle tenuti melodie del violino mentre Wetton da prova consapevole delle proprie doti interpretative e drammatiche e della sua dizione cristallina. Due esecuzioni, una parte di piano, suonata da Wetton, ed una di flauto, eseguita da Cross, non furono mai accreditate sulla copertina.
Easy Money: inizia con un coro, l’opener del lato B del disco con Fripp protagonista di un lungo assolo e di tutta la seconda parte del brano; performance pregevole di Bruford e un’inquietante risata isterica nel finale. Easy Money è tuttavia noto perchè è uno dei grandi enigmi del rock: il 23 marzo 1973 usciva Larks’ Tongues In Aspic (registrato tra gennaio e febbraio e con materiali anche antecedenti); il giorno dopo, 24 marzo 1973, viene rilasciato The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (registrato tra giugno 1972 e febbraio 1973) contenente la conosciutissima Money. Titoli molto simili, molto simile anche la struttura ritmica, l’atmosfera e il messaggio: due capolavori per uno tra i casi più interessanti (ed irrisolti) del rock.
The Talking Drum: un vento lontano e percussioni etniche introducono il brano; violino orientaleggiante e basso incalzante di Wetton che alimenta un crescendo trascinate che si ferma di colpo nella deflagazione finale degli strumenti.
Larks’ Tongues In Aspic Part Two: il tema della chitarra elettrica che introduce il pezzo, “allude” come dice Fripp, alle battute iniziali de Gli àuguri primaverili – Danza delle adolescenti dalla Sagra della Primavera di Stravinskij; domina il riff della chitarra e le sue geometrie penetranti fanno crescere quel senso di irrequietezza che permea il brano con frequenti inserti di violino dissociato ad ingigantire l’impressione di disagio psichico che aleggia. Larks’ Tongues In Aspic Part Two rimarrà opera fondamentale per i King Crimson anche nel loro futuro artistico tanto da avere due successive incarnazioni Part III nel 1984 e Part IV nel 2000 diverse certamente, frutto di altri momenti della loro storia, ma in tutto simili nella poetica che ha animato tutte le formazioni (numerose) nei quali lo spirito cremisi ha preso vita e forma.