
King Crimson | Lizard (1970)
Il ponte ideale tra le fiabe degli esordi ed il successivo Islands.
Lizard è il terzo album dei King Crimson, pubblicato pochi mesi dopo, sempre nel 1970, il precedente In The Wake of Poseidon. Siamo di fronte alla prima svolta della storia dei Re Cremisi. La prima di una lunga serie di evoluzioni e cambiamenti che faranno diventare la band di Fripp un punto di riferimento assoluto, non solo per la musica progressiva ma anche per tutti quei musicisti che non si compiacciono dei loro successi rimproponendoli senza sosta. Fripp ha dimostrato più volte di sapersi innovare in modo radicale mantenendo livelli artistici sempre elevatissimi.
Se Poseidon era stato una prosecuzione senza troppe variazioni dell’esordio, con Lizard le cose cambiano. Innanzitutto la formazione, Greg Lake è ormai a tempo pieno col supergruppo Emerson Lake and Palmer, Gordon Haskell al basso e alla voce è adesso parte integrante dei KC, il batterista Andy McChulloch sostituisce Mike Giles. Ci sono inoltre degli ospiti tra i quali spicca il cantante Jon Anderson degli Yes che presta la sua voce nella suite che da il titolo all’album ed il canterburiano Keith Tippett al piano.
La svolta sta nel fatto che vengono abbandonate parzialmente le atmosfere fiabesche per sperimentare sonorità più complesse ed evolute, l’influenza del jazz è nettamente superiore. Lizard è un vero ponte che unisce la fase fiabesca con Islands e con la trilogia di Lark’s Toungues in Aspic, Starless and Bible Black e Red. Fripp tende a superare senza rinnegare l’idea di melodia con un suono che diventa più sofisticato e intellettuale, di più difficile approccio. Il mellotron non crea più paesaggi magici e incantati ma rende un clima più oscuro, pur non raggiungendo i vertici da incubo della successiva trilogia. Dopo aver “creato” il progressive, Fripp adesso ce ne propone un’altra versione, un nuovo “free jazz progressivo” estraniante che guarda un pò a Miles Davis, un pò alla Canterbury che Fripp conosceva alla perfezione. I magnifici testi di Sinfield completano il quadro e creano una continuità con i primi King Crimson.
Già dal primo brano si vede la svolta, Cirkus inizia con un piano leggiadro per poi interropmpersi nel mellotron di Fripp, mai sino ad allora cosi inquietante.
Indoor Games è uno dei brani dei KC più accostabili al jazz-rock canterburiano, Happy Family riprendendo il jazz dissonante di Cat Food e il mellotron acido di The Devil’s Triangle, preannuncia anch’esso qualcosa delle idee future di Fripp, mentre Lady Of The Dancing Water è una toccante ballata che ha nel flauto di Mel Collins il protagonista assoluto.
Lizard copre l’intero lato B del vinile ed è ovviamente la parte migliore. E’ in pratica la vera suite dei King Crimson, nel senso di un brano lungo (23 minuti) suddiviso in varie parti, Prince Rupert Awakes, Bolero: The Peacock’s Tale, The Battle of Glass Tears e Big Top. Questa suite è forse l’esperimento di musica totale più riuscito nella lunga carriera di Fripp. Si inizia con la splendida prima parte, Prince Rupert Awakes cantanta dalla voce cristallina di Jon Anderson degli Yes, sono i minuti più melodici dell’intero album, con un magnifico piano di Keith Tippett e il mellotron sognante di Fripp.
Con Bolero: The peacock’s Tale fanno ingresso i fiati. C’è sempre un clima sognante che evolve minuto dopo minuto verso il jazz e poi sempre più verso il free-jazz. Si giunge dal minuto undici alla terza parte, The battle of glass tears che inizia con un oboe che descrive un’alba impaziente di mostrarsi e che preannuncia l’imminente battaglia (Dawn song). Il clima diventa sempre più cupo sino alla battaglia vera e propria (Last skirmish) e al pianto del principe Rupert simulato dalla chitarra elettrica di Fripp (Prince Rupert’s Lament). L’atmosfera è più da requiem che da opera rock e si scioglie nel breve finale Big Top. E’ musica totale che tra jazz, classica, bolero, swing inserisce tutto perfettamente in un unico calderone. Purtroppo Andy McChulloch e Gordon Haskell lasciarono i KC subito dopo la pubblicazione di Lizard per incomprensioni con Fripp e questo impedì di suonare dal vivo l’album. Questo ha forse contribuito a dare l’idea che Lizard fosse un lavoro minore dei King Crimson. Forse, se escludiamo la suite, potrebbe essere vero in quanto è certamente un disco di transizione, ma ciò non toglie che in alcuni momenti i livelli raggiunti sono degni dei migliori album dei Re Cremisi.