
Jefferson Airplane | After Bathing at Baxter's (1967)
I Jefferson Airplane superano il formato canzone di tre-quattro minuti per addentrasi in territori sperimentali che fino ad allora gli erano stati estranei.
L’aeroplano psichedelico Jefferson sorvola, pieno di colori, la società consumistica grigia e infelice, ormai tramutata in una sorta di grande discarica di prodotti bramati con ardore, subito rinnegati e rapidamente sostituiti da altri ansiosi di farsi possedere. Un mondo in bianco e nero dove l’uomo ha venduto la propria anima e la propria felicita per poter “consumare” senza limiti. Il messaggio dei Jefferson Airplane era chiaro fin dalla copertina e diventò sempre più coerente con le idee di tutto il movimento che – in breve tempo – riuscì a incarnare.
L’idea che l’aeroplanino Jefferson sorvoli la società consumistica per andare in un “altrove” ignoto, a sottolineare con forza la propria ostentata diversità, poteva apparire contraddittorio se si pensa al fatto che i Jefferson Airplane erano stati la prima band psichedelica a esordire – già nel 1966 – con un album prodotto da una major, lungimirante quanto si voglia, ma pur sempre una major, la RCA. La stessa major che si sfregava le mani a vedere White Rabbit e Somebody to Love nella top ten delle vendite dei 45 giri, che godeva dell’inatteso successo di Surrealistc Pillow e del ruolo di primissimo piano dei Jefferson Airplane al leggendario Festival di Monterey, vero inno di un rock ancora (per poco) trionfante. E fu forse questa contraddizione, molto difficile da negare, a creare quella contrapposizione e quell’attrito tra Slick e compagni e la RCA, che getterà le basi per la registrazione di uno dei migliori album acid-rock-psichedelici mai prodotti. La RCA, conscia delle potenziali vendite, trattò i musicisti come vere e proprie star; mise a loro disposizione un’enorme villa a Los Angeles, con studio di registrazione annesso e persino un maggiordomo giapponese. La villa venne trasformata – non senza un certo imbarazzo da parte della RCA – in un sorta di “stazione di partenza” per viaggi lisergici; un ambiente perfetto per la registrazione di una decina di brani pronti a “sfondare” le classifiche del nuovo anno. Almeno queste dovevano essere le ambizioni della RCA; certamente quando i suoi dirigenti sentirono After Bathing at Baxter’s dovettero restare a dir poco delusi, se non proprio scioccati. Si trovarono di fronte l’album più sperimentale dei Jefferson Airplane, con forti influenze free-form, con brani uniti tra loro – quindi difficilmente inseribili in programmi radiofonici – di lunghezza che arrivava sino ai dieci minuti; un disco che superava per la prima volta nella storia dell’aeroplanino il formato canzone, non scritto con l’idea di essere ascoltato in una radio in quanto privo di singoli “forti”, ma diviso in cinque lunghe parti da ascoltare per intero, quasi fossero cinque brevi concept o cinque lunghi brani (troppo lunghi per una radio): un vero incubo per la RCA. La contraddizione di essere i paladini di un movimento anti-consumistico e l’essere prodotti da una major si concluse con uno schiaffo alla RCA e con la pubblicazione dell’album della definitiva maturità artistica.
After Bathing at Baxter’s era in effetti sorprendente da tanti punti di vista; intanto mostrava ancora una volta una tecnica dei musicisti sopra la media, qui in modo ancora più evidente. Era inoltre il primo album, non solo dei Jeffersonn Airplane – forse si potrebbe estendere l’idea a tutto il movimento californiano – che mostrava una marcatissima influenza di Frank Zappa, musicista che fino ad allora si era mosso quasi in un universo parallelo. E’ proprio nella prima delle cinque parti – Streetmasse – che si sentono momenti che potremmo definire più zappiani dello stesso Zappa. La magnifica accoppiata A Small Package Of Value Will Come To You, Shortly/Young Girl Sunday Blues mostra segni evidenti di quanto Freak Out! sia stato ascoltato e riascoltato. Ballad Of You And Me And Pooneil è un brano ancora con reminiscenze folk ma segnato dall’alternarsi delle tre voci di Slick, Balin e Kantner.
La seconda parte – The War is Over – è ancora sotto il segno di Kartner che scrive sia il psych-folk etereo e intimista di Martha che l’acid-rock assolutamente nuovo per i Jefferson Airplane di Wild Tyme.
La terza parte – Hymn to an Older Generation – inizia con Jorma Kaukonen che mostra la sua tecnica con la delirante The Last Wall of the Castle, e si conclude con Grace Slick che ci porta letteralmente in un’altra dimensione con il piano di reJoyce – dedicata all’Ulisse di Joyce. Il brano inizia con le programmatiche parole “Chemical change” e non si fa mancare inattesi intermezzi arabeggianti.
La quarta parte – How Suite It Is – è segnata dal capolavoro lisergico Spare Chaynge. Scordiamoci i brani brevi di Take Off e Surrealistic Pillow. Qui siamo di fronte a nove minuti che avvicinano per la prima volta i Jefferson Airplane alla psichedelia dei Grateful Dead e dei Quicksilver; un lungo trip che preannuncia lo space-rock, la psichedelia britannica e i primi corrieri comici tedeschi; un capolavoro assoluto senza genere e confini. Resta il brano più psichedelico di tutta la gloriosa storia dei Jefferson Airplane.
Grace Slick continua con la descrizione delle sue esperienze lisergiche nella quinta e ultima parte – Shizoforest Love Suite – col brano Two Heads, il cui titolo fa riferimento alla scissione mentale causate dall’uso dell’LSD. Won’t You Try/Saturday Afternoon chiude l’album con l’ennesimo inno generazionale di Kartner, sempre conteso tra folk, blues e acid-rock.
After Bathing at Baxter’s è l’album della maturità dei Jefferson Airplane, uno degli album inno di un’intera generazione, doppiamente rivoluzionario; nella musica per l’influenza dei collage zappiani, le strizzate d’occhio all’avanguardia, la dissonanza e la melodia, il superamento del formato canzone di tre-quattro minuti. Nei testi per i sempre più espliciti riferimenti all’uso dell’LSD che – secondo idee allora condivise – “apriva” la mente a nuove percezioni. Tutta un’altra storia rispetto a quella che, nell’altra costa americana, stavano raccontando Lou Reed e i Velvet Undeground, testimoni non dei “sogni” da LSD ma degli incubi da eroina.