
Il Bacio della Medusa | Discesa agl'inferi d'un giovane amante (2008)
Album che racchiude armoniosamente tutti gli elementi di un progressive rock senza era.
Il Bacio Della Medusa, gruppo art-prog-rock, nasce nel 2002 grazie a Diego Petrini (Batteria, tastiere), Federico Caprai (Basso) e Simone Cecchini (Voce, Chitarra acustica). Nel 2003 entrano stabilmente in formazione Eva Morelli (Flauto Traverso, Sax Contralto e soprano, Ottavino), Simone Brozzetti (Chitarra elettrica) ed infine, nel 2005, il violinista Daniele Rinchi. La band vede all’attivo tre album, il primo, omonimo, che verrà pubblicato nel 2004, contiene brani, nati come demo, ma che di demo hanno ben poco, essendo infatti un lavoro abbastanza completo che mette in risalto le doti dei componenti del gruppo, una voce teatrale ed una chitarra, quella di Brozzetti, molto presente che definirà il suono dell’album come un progressive dalle sfumature hard.
Portate a termine le registrazioni nel 2006, solamente nel 2008 viene pubblicato Discesa agl’inferi d’un giovane amante, distribuito dalla genovese Black Widow.
Nel 2012, dopo l’abbandono di Rinchi, esce il terzo lavoro “Deus Lo Vult”, concept album, dalle sonorità parzialmente heavy, che narra le personali avventure del signorotto Simplicio durante la prima Crociata.
La band abbraccia totalmente lo stile seventies, le sfaccettature progressive toccano sia il versante anglosassone che quello mediterraneo. Testi ricercati, titoli prolissi e copertine immaginifiche per uno stile barocco tipico di un certo tipo di progressive rock.
Il Bacio Della Medusa, cavalcando l’onda d’ispirazione del primo album, inizia subito i lavori di quello che sarà, sin ora, il loro album più apprezzato, “Discesa Agl’Inferi D’Un Giovane Amante”. Si tratta di una vera e propria opera rock, un maturo, passionale e drammatico, concept album ispirato al V canto dell’inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. I suoni risultano essere più eleganti rispetto al precedente, grazie alla presenza del violino di Rinchi e alle tastiere di Petrini. Il lavoro è magistrale ma, data la densità, probabilmente, si dilunga leggermente nei tempi.
Gli arrangiamenti del Bacio sono ottimi. Si alternano perfettamente ed armoniosamente tempi e stili, tra esangui e trasognate ballate, accompagnamenti classici tipici del prog sinfonico ed incursioni hard-folk. Le interazioni tra gli strumenti si susseguono numerose, i testi aulici e poetici ospitano copiose figure retoriche e sono scritti ed interpretati con enfasi, grazie anche ad una ampia duttilità del canto che trasmette perfettamente le emozioni provate dai soggetti narrati.
Le note del triste e romantico “Preludio”, e la raffigurazione, ad opera del bassista Federico Caprai, in copertina, ci conducono repentinamente nell’atmosfera esoterica che accompagnerà la nostra anima per l’intero viaggio tra gli inferi. Questi ultimi intesi non solamente nell’accezione religiosa del termine.
La “Confessione d’un amante”, sostenuta dalla distesa malinconia degli strumenti, è quella del sofferente Paolo. Da notare la differenza rispetto alla versione dantesca, nella quale la parola viene data a Francesca.
Con “La bestia e il delirio” si alza subito il ritmo grazie ad un unisono basso-flauto, che più volte ritroveremo in tutto l’album. Una chitarra hard si alterna a musiche di chiara ispirazione popolare e gradevoli melodie si replicano sempre più velocemente.
In “Recitativo” il flauto, marciando con gli altri strumenti, apre ad una meravigliosa ed allo stesso tempo inquietante poesia che Cecchini interpreta vigorosamente mettendo i brividi nel crescendo finale.
Uno stacco ed un cambio di ritmo da dieci e lode introducono “Ricordi del supplizio”, uno dei pezzi più grintosi dell’album. Eva Morelli ci porta alla mente sempre più l’Anderson tulliano.
“Nostalgia pentimento e rabbia” ci rilassa inizialmente, attraverso sonorità di richiamo medievale, per poi rinvigorirsi. Mentre Paolo, attraverso la voce di Cecchini, sfoga il suo dolore dilettandosi in blasfeme domande retoriche (av)verso altissimi interlocutori.
Segue la strumentale “Sudorazione a freddo sotto il chiaro di luna”, nella quale si distinguono le tastiere e la batteria di Petrini. Ad un certo punto i ritmi si placano, lasciando spazio ad atmosfere maggiormente rarefatte, per poi riaccendersi sul finale.
Passiamo per la orientaleggiante, come attribuito ai mercati riportati dai versi di Cecchini, ed epica “Melencolia”, dove si stimano le sonorità acustiche di una chitarra che ritroviamo in parte in “E fu allora che dalle fiamme mi sorprese una calda brezza celeste”, col caleidoscopico Cecchini al sax tenore.
Si continua strumentalmente nelle tracce successive. “Nosce te ipsum – la bestia ringhia in noi”, in cui violino e percussioni si alternano a cavalcate di tastiere.
Volgiamo al termine con atmosfere tristi,malinconiche e dai tratti solenni, guidate dal violino di Rinchi che si esalta in questo finale. Mesti vocalizzi privi di parole accompagnano “Corale per messa da requiem” e in ”Epilogo – conclusione della discesa agl’inferi d’un giovane amante” viene ripreso, intriso di tristezza, il tema principale.
Formazione:
_ Simone Cecchini: voce, chitarra acustica 6 e 12 corde, chitarra classica, sax tenore, cori.
_ Simone Brozzetti: chitarra elettrica.
_ Federico Caprai: basso.
_ Diego Petrini: batteria, organo, tastiere, piano, vibrafono, percussioni.
_ Eva Morelli: flauto traverso, ottavino.
_ Daniele Rinchi: violino, viola.