
Homunculus Res | Come si diventa ciò che si era (2015)
I siciliani di Canterbury. Tra prog alla Canterbury, jazz rock melodico ed una marea di musicisti che li apprezza e presta la propria collaborazione, c’è solo da dire che è un piacere ascoltarli e riascoltarli.
Il progetto Homunculus Res nasce alla fine del 2009 grazie ai fratelli Davide e Daniele Di Giovanni che si uniscono con Dario D’Alessandro. La loro è voglia di fare del buon prog, ma che percorra una strada tra Canterbury e pop psichedelico barocco, che li porti a realizzare un concentrato di jazz-rock melodico di facile ascolto e che giochi soprattutto con l’ironia.
Il primo lavoro di questo gruppo esce nel giugno 2013 per conto dell’etichetta milanese Altrock, un esordio questo che viene positivamente accolto sia dalla critica che dagli appassionati.
I cambi di formazione però non fermano la voglia creativa degli Homunculus Res che per il 2014 e fino al novembre 2015 li vedono costantemente impegnati per la produzione del secondo lavoro in sala d’incisione, fatica che termina con l’uscita del secondo disco “Come si diventa ciò che si era” dopo l’appassionato “Limite all’eguaglianza della Parte con il Tutto” pubblicato, appunto, nel 2013.

“Limite all’eguaglianza della Parte con il Tutto”
Già dai titoli dei brani realizzati si capisce quanto questi Homunculus Res siano canterburiani progrock per eccellenza. E non mancano nemmeno i tempi lunghi di brani come “Ospedale civico” che prende diciotto minuti di suoni.
Certo che dall’esordio del 2013, ad appena tre anni da quella produzione, questa band dimostra di sapere bene dove andare a colpire; infatti, questa nuova produzione offre all’ascoltatore ed al pubblico più attento un rock tecnicamente unico, completato da tanta leggerezza e creatività, un po’ come il buon vecchio sound canterburiano.
Se poi volessimo fare anche un paragone con band più o meno gloriose beh, a questi ragazzi fanno da riflesso i sempre cari Picchio dal Pozzo band della scena musicale italiana degli anni ’70, e band del calibro dei Soft Machine, National Health, Henry Cow e così via.
Gli Homunculus Res sono cresciuti così tanto che per questo loro secondo lavoro hanno chiamato alla propria corte gente del calibro di David Newhouse dei Muffins, Aldo De Scalzi (tanto per non essere diversi – Picchio dal Pozzo), Alco Frisbass, Regal Worm, Wyatt-Moss-Wellington, Paolo “Ske” Botta.
“Come si diventa ciò che si era” è una produzione leggera che ha nella stessa la capacità di essere una grande costruzione sonora, giocata con autorevolezza tra equilibri di note ed il classicismo del prog di Canterbury, una proposta, insomma, unica per una grossa band cresciuta artisticamente come ben poche.
Sin dalla copertina, si parla di prog; l’opera risulta curata in ogni dettaglio, sia nei testi che, in particolare, nelle musiche. Il titolo poi riporta alla mente l’ultima opera di Nietzche “Ecce homo, come si diventa ciò che si è”, perché non si può tornare al passato ma, appunto, siamo ciò che siamo.
E quando poi ascolti attentamente il tutto, ti rendi conto davvero di come e di cosa sei diventato, perché la musica degli Homunculus Res ti coinvolge sin da subito con sprazzi di jazz-rock e la tecnica indiscussa di questi musicisti (e che tecnica).
Operazione simpatia, brano di apertura, ti fa subito capire che bastano due minuti strumentali a proiettarti dalla Sicilia nel regno del Kent grazie ad una dinamicità musicale di cui gli Homunculs Res fanno sfoggio. Un tempo composto di 7/8 sembra creare una sorta di incrocio tra i Soft Machine dei primi album e quei prodotti dei Camel o dei Caravan che con Doppiofondo del Barile rafforzano il concetto fin qui espresso.
Ma anche Vesica Piscis si proietta verso le sonorità tipicamente canterburyane alle quali abbiamo accennato; qui forse una matrice in più la si può trovare in un psichedelismo appena nato, ma la musica in questo lavoro è così ben concatenata che è facile perdersi in riflessioni cervellotiche che poco hanno a che fare con uno stato d’animo che si lascia facilmente trascinare. Impulsi sonori cuciti a menadito sono quelli che ti sovrastano catturandoti in un vortice di incroci sonori che si placano sul finire.
Dogface Reprise è solo una breve introduzione all’undicesima traccia di questo produzione, una sorta di canto primordiale gregoriano iniziale che esplode 49 secondi dopo in una miscela rock degli albori per spegnersi poi rocambolescamente in uno sparire inaspettato. Bozzetto alla Robert Wyatt!
E’ qui che arriva quel jazz-rock che ami! Gli Homunculus Res sanno il fatto loro anche su questo tema ed è lì che ti accorgi di quanto siano “musicisti” da apprezzare; Opodeldoc è un viaggio strumentale che sviluppa un’insieme di tematiche sonore che ti trasporta ai confini di una ipnotica realtà dove, suoni psichedelici e la miglior produzione di certo jazz rock si mescolano. Un connubio perfetto per questi strepitosi virtuosi del prog-jazz-rock, un pentagramma che non ha eguali sul territorio nostrano.
La Felicità ha un motivetto di base semplice, un falsetto immediato che ti scaraventa e ti sorprende ancora; ma come è semplice fare musica in questa maniera. Dal prog di Canterbury, al jazz rock più impegnato e poi ad una filastrocca (?) cucita ad arte per non essere interpretata come tale. Già perché la felicità non è una fiaba (?). E comunque se il brano lo riascolti più di una volta sembra un beat che ti porta a viaggiare in un proto prog alla Soft Machine prima maniera.
Ottaedro ed Egg soup, brevi e concise hanno nella potente espressività che gli viene attribuita, un’architettura melodica strutturalmente forte che proietta in una atmosfera surreale preludio al brano seguente. Ma Egg soup sa anche di USA, ed infatti il paragone con certe orchestrazioni dei Muffins ci sono; ma non reggono poi molto a causa della consistenza di questi ragazzi che dal sud hanno guardato oltre i propri confini, a completamento di una ricerca sonora iniziata con “Limite all’eguaglianza della Parte con il Tutto”.
Con Belacqua le sonorità scivolano lentamente verso un sound concepito per regalare spazio all’apporto dei fiati regalato da un certo David Newhouse che con i Muffins, riconosciuti solo negli anni novanta come gli antesignani del prog-rock, rappresentò e rappresentarono i maggiori seguaci americani dei Soft Machine.
Ospedale civico è il brano di certo più ambizioso. In questo “pentagramma” tutti gli artisti presenti in studio riversano le loro idee, le mescolano, le riproducono, le ricostruiscono in una fusione geniale, come mai mi era capitato di ascoltare. E come ha recentemente dichiarato Dario D’Alessandro a Prog “il fatto di non prenderci troppo sul serio fa parte del nostro modo di essere. L’ospedale un “non luogo”, ha sempre qualcosa di surreale”: Già, il surrealismo in apparenza drammatico che gli Homunculus Res tentano di scuotere paradossalmente.
Con Dogface, l’undicesima traccia, si ritorna a giocare e ne è consequenziale S invertita, altro gioco in falsetto, mentre Paum, pur sonorizzata con un bell’ intreccio di note, prelude già ad un finale che in un disco così non ti aspetti. Eh già, perché Schermaglie è jazz-rock allo stato puro, ma potremmo chiamarlo anche soft rock, nessuno avrebbe da dire nulla. In fondo se a questo gruppo le sonorità di artisti come Soft Machine, National Health, Henry Cow e così via, non disturbano, anzi spronano, non è cattiva abitudine.
A trovarne ancora altri gruppi così.
Una volta tanto Canterbury parla siciliano.