
Garybaldi | Nuda (1972)
La copertina forse più bella del progressive italiano sigilla l'hard-prog hendrixiano dei Garybaldi e del suo leader Bambi Fossati.
La storia dei Garybaldi parte da Genova, come la spedizione dei Mille. Tutto inizia, però, intorno alla figura del chitarrista Pier Nicolò Fossati, detto “Bambi” in quanto, da piccolo, amava andare a giocare nei boschi da solo, talvolta senza ritrovare la strada di casa. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Bambi Fossati fonda i Gleemen assieme ai compagni di ventura Angelo Traverso (basso) e Maurizio Cassinelli (batteria). A completare la formazione, tra il 1967 e 1971, ci pensano una serie di personaggi destinati a raggiungere la gloria altrove, come il Fossati più famoso, Ivano (dapprima nei Delirium e poi solista) e Marco Zoccheddu (Nuova Idea, Osage Tribe). Dopo un misterioso singolo promozionale commissionato dal “Royal Hotel Paolino” di Cavareno, nel 1970 i Gleemen incidono il loro LP omonimo all’insegna di un visionario beat psichedelico. Il disco esce a pochi giorni dalla morte di Jimi Hendrix, mito di Bambi Fossati, il quale assimila fortemente la sua influenza sia sul piano musicale, sia sul lato fisico, con un’imitazione che a tratti si fa quasi idolatria. Tuttavia, a distanza di un paio di mesi dall’esordio, come il chitarrista di Seattle anche i Gleemen non ci già sono più. Dalle loro ceneri, nascono però i Garybaldi, mantenendo inalterata la formazione a quattro assieme al nuovo tastierista Lio Marchi.

Garybaldi
I Garybaldi si presentano ufficialmente con la pubblicazione del 45 giri di “Marta Helmuth/Corri corri corri“, dove sul retro-copertina compare l’avvertimento: “da oggi non ci chiamiamo più i Gleemen, siamo i Garybaldi“. Il singolo sarà di fatto il preludio a uno dei dischi più noti del progressive italiano, destinato a rimanere un’icona grafica all’interno del genere: stiamo ovviamente parlando di Nuda, pubblicato nel 1972, che passerà alla storia soprattutto per la bellissima copertina di un giovane Guido Crepax, il noto fumettista di “Valentina”. L’artwork originale apribile in tre parti, rivela una figura nuda e sensuale distesa come la “Maja desnuda” di Francisco Goya, una posa a sua volta ripresa dai grandi tonalisti della scuola veneta (Giorgione, Tiziano). Si tratta di “Bianca”, una naufraga che viene rappresentata distesa su un prato e circondata da esseri lillipuziani, che tentano in ogni modo di arrampicarsi sul suo corpo.
Proprio la figura della donna senza veli ispira la traccia d’apertura, Maya desnuda. Sin dalle prime note, si può notare il forte ascendente di Jimi Hendrix su Bambi Fossati, il quale lo imita quasi alle soglie del plagio, seppur non manchino tuttavia alcuni spunti originali. E’ un’emulazione che non si ferma al solo strumento, ma che passa anche attraverso la voce e l’atteggiamento del chitarrista, eppure l’inattesa buona riuscita dell’italico binomio voce/hard-rock e l’enorme talento di Fossati fanno dimenticare anche i momenti più manieristici.
L’ideale filiazione con Hendrix prosegue con Decomposizione, preludio e pace, una breve parentesi strumentale che rappresenta quasi una sorta di omaggio al maestro di Electric Ladyland, dove ci pensano le tastiere ad allontanare i Garybaldi dagli eccessi di mimesis di Bambi.
Con la drammatica 26 febbraio 1700 entriamo finalmente nel vero mondo dei Garybaldi, anche se le influenze summenzionate continuano a essere presenti, seppur in maniera più discreta. Chiude il primo lato l’allegra danza di L’ultima graziosa, facendo scorgere il lato più melodico della band.
Rovescia le carte in tavola e copre tutto il secondo lato Moretto da Brescia, suite dilazionata in tre parti. La prima sezione si intitola “Goffredo” e si sviluppa quasi in stile Procol Harum, con le tastiere che prendono il sopravvento verso la fine, aprendo così le porte alla seconda parte (“Il giardino del Re“) che, dopo un inizio solenne, viene scossa dalle scorribande di Fossati e dall’organo irrequieto di Marchi. La terza e ultima sezione “Dolce come sei tu” chiude la suite in maniera stranamente morbida e soffusa.
Nuda è un album molto insolito nel panorama italiano degli anni Settanta, un disco perfettamente bilanciato tra le tendenze psichedeliche di Jimi Hendrix e il nuovo rock progressivo, capace di far gridare al miracolo chi, sulla carta, pensava che queste due istanze fossero inconciliabili nella nostra lingua madre.