
Fred | Fred (1971)
Sul Proto-Progressive americano (2)
I Fred nacquero in Pennsylvania, nel circuito delle università locali; il nucleo originario della band era formato da studenti della Bucknell University, di Lewisburg. Joe De Christopher e Ken Price, chitarrista e tastierista dei Fred, iniziarono a suonare nel 1967 aggregando via via gli altri componenti della nascente band: David Rose, violinista e all’occorrenza tastierista e chitarrista; Mike Robinson, bassista, chitarrista e cantante; Bo Fox, batterista; Gary Rosenberg percussionista, paroliere; Peter Eggers, batterista e pianista (dopo la realizzazione del primo album e l’abbandono di Rosenberg). Può farsi risalire la loro nascita come Fred tra il 1969 e il 1970. Hanno all’attivo un 45” (Salvation Lady/A Love Song) e 3 album (“Fred” e “Notes On A Picnic”, usciti rispettivamente nel 1971 e nel 1974, un “Live At The Bitter End NYC”, inciso nel 1974). Non si conosce l’origine del nome. L’ipotesi più suggestiva è che si rifaccia al germanico *Friþuz ‘pace, amicizia, rifugio’ dalla radice *fri- ‘amore, amicizia’, il quale ha dato, tra l’altro, il tedesco Frieden, l’islandese Friður, nonché appunto il norvegese, danese e svedese Fred ‘pace’. Ipotesi suggestiva – dicevo – e nemmeno tanto peregrina considerato che si sposerebbe perfettamente con l’ambiente “hippy intellettuale” in cui la band si formò. Nondimeno, resto convinto che fino a prova contraria si debba privilegiare l’ipotesi più semplice e magari casuale e accontentarsi, se proprio ci si pone il problema, di un qualunque Fred, personaggio letterario o reale, legato chi sa come alla band e/o alla sua musica. Quello che sappiamo dei Fred, dalla loro scarna discografia e da qualche rara intervista, è che si trattò di un esperimento piuttosto avanzato ma pur sempre episodico e incompiuto di progressive americano – ragione per cui parlo di proto-progressive –, con un background in parte dichiarato (da Joe DeChristopher), in parte intuibile all’ascolto. La parte intuibile dei loro riferimenti musicali è comune un po’ a tutte le band di pop-rock sperimentale formatesi negli USA tra fine anni ’60 e inizio anni ’70: Byrds, Jefferson Airplane, meno i Grateful Dead (For Fearless Few), forse Buffalo Springfields e C.S.N.&Y (Soft Fisherman). Da notare, però, che come le band più prettamente psichedeliche della East Coast, i Fred “masticarono” molta psichedelia e folk-rock californiani ma espressero, nei loro momenti psichedelici, un sound piuttosto “inglese” (Four Seasons). Più interessante è la parte dichiarata, che introduce virtualmente sulla scena americana riferimenti musicali tra i più significativi del proto-progressive e del progressive inglesi veri e propri: Traffic, Procol Harum, Jethro Tull, King Crimson, ai quali si aggiungono The Band, le Mothers Of Invention e soprattutto la Mahavishnu Orchestra, l’influenza della quale sarebbe diventata predominante nel percorso successivo della band. Qua e là, troverete commenti e recensioni che accostano i Fred alla scena di Canterbury e soprattutto ai Caravan. Personalmente non dissento, ma è probabile che una certa “coloritura canterburiana” possa derivare dai legami che l’esperimento progressive dei Fred conserva con la psichedelia da un lato e col proto-progressive e il folk-rock dall’altro, mentre secondo me manca, ai Fred, la dimensione più sperimentale e visionaria tipica di Soft Machine & Co. A ogni modo, è indubbio che “Fred” sia un’opera prima già abbastanza matura, stilisticamente definita; un percorso d’ascolto fluido e godibile, a tratti brillante ma privo della potenza e delle “ambizioni colte” (sinfoniche, jazz, d’avanguardia sperimentale ecc.), che contraddistinsero ab origine i loro maestri inglesi. Soprattutto in alcuni brani (Salvation Lady, By The Way, Windwords e A Love Song) si prefigura una via americana al progressive che tuttavia pochissimi avrebbero percorso fino in fondo… neppure gli stessi Fred. Non è un caso, credo, che subito dopo questa promettente opera prima, i Fred abbiano cambiato piuttosto bruscamente direzione orientandosi verso la corrente jazz-rock del progressive e la jazz-fusion dei primi anni ’70. Questa, purtroppo per il progressive americano, è già un’altra storia…