
Frank Zappa | Hot Rats (1969)
Un sontuoso inno alla bellezza della musica che si erge sopra ogni altra cosa.
In Hot Rats c’è solo musica, nient’altro. Non ci sono più sberleffi alla società americana, operette rock satiriche, ghigni beffardi, ironiche parodie, descrizioni amare della famiglia moderna incapace di rendere felici i propri figli. Hot Rats è un sontuoso inno alla bellezza della musica, un inno elegante, raffinato e colto. Come dice Michele Pizzi, esperto conoscitore di Frank Zappa, Hot Rats è la musica sopra ogni cosa. Eddy Cilia nel suo blog lo definisce giustamente, il Frank Zappa che piace a quelli cui Frank Zappa non piace. Questo perchè Hot Rats è un disco a parte rispetto alla sterminata discografia del maestro, una breve ma significativa parentesi che dimostra la notevole capacità compositiva che erge Zappa più gradini al di sopra di un qualsiasi musicista rock. Un dato sorprendente è che siamo nel 1969 e stiamo parlando del settimo album di Zappa. Il primo, Freak Out!, era stato pubblicato appena tre anni prima, nel 1966. Una creatività ed una fantasia esplosiva e incontenibile.
Nonostante tutto Hot Rats non è un successo commerciale. Questo è quello che ci dice Zappa nella sua autobiografia: “Hot Rats mi piaceva davvero molto, ero molto soddisfatto del risultato ma non certo delle vendite. Ero riuscito ad ottenere un altro fiasco commerciale nel mercato americano!” Il mercato britannico è invece più benevolo, l’album raggiunge la nona posizione e rimane in classifica per circa sei mesi. Segnalo anche una serie di curiosità: è il secondo album di Zappa senza le Mothers (il primo è Lumpy Gravy); è il suo primo album interamente strumentale se si eccettua il brano Willie The Pimp che vede l’amico Captain Beefheart alla voce. L’unico musicista delle Mothers che continua a collaborare con Zappa è il grandissimo e mai troppo ricordato polistrumentista Ian Underwood.
L’influenza di Hot Rats è chiaramente il jazz-rock, molti lo collegano al Bitches Brew di Miles Davis che era stato pubblicato appena due mesi prima e che segnava una vera e propria fusione dei due generi. Io non sarei così sicuro di questo accostamento, certamente Zappa aveva ascoltato Bitches Brew e non ho dubbi sul fatto che lo apprezzasse, ma sono anche abbastanza certo che Hot Rats era in pratica già pronto nella mente di Zappa. Frank aveva già deciso una svolta, lo dimostra già il fatto di aver voluto intraprendere una carriera solista a discapito delle Mothers. Sono pochi i paragoni possibili con gli album precedenti, forse potrebbe definirsi un album più facile, forse addirittura più commerciale, ad ogni modo chi non ha amato Zappa nel suo periodo freak può indubbiamente trovare qui nuove sonorità più congeniali agli amanti del jazz, del prog o del rock sinfonico.
L’inizio dell’album colpisce subito l’ascoltatore, Peaches en Regalia è uno dei brani più famosi e apprezzati di Zappa. In soli tre minuti si raggiunge un livello di complessità, di variazioni, di quantità di strumenti davvero sorprendente se si pensa proprio alla sua brevità. La prima volta si sente il brano si ha la netta sensazione che quello che si sta ascoltando non è scritto da un normale musicista ma da un genio assoluto. Alla fine è solo un tema ripetuto continuamente con una serie di strumenti diversi, sassofono, ottavino (suonato da Zappa), clarinetto, flauto, percussioni, chitarra, ma i cambi di tempo, i suoi vari passaggi, i suoi inseguimenti e i susseguirsi tra gli strumenti lo rendono indubbiamente un capolavoro.
Il jazz-rock continua con gli altri brani strumentali tra i quali spicca la lunghissima jam blues rock di The Gumbo Variations, suonata dal vivo e dominata dal sax Ian Underwood e dal violino di Harris.
Willie The Pimp è l’unica canzone cantata dell’album. La voce da orco di Captain Beefheart/Don Vliet segna il brano sino al torrenziale assolo di chitarra di Zappa, un chitarrismo ossessivo che verrà riproposto negli anni a venire.
Molto più jazz la breve Little Umbrellas, un jazz semplice e colto allo stesso tempo.
C’è spazio anche per la versione definitiva della bellissima Son of Mr. Green Genes, figlia della Mr. Green Genes già presente in Uncle Meat. Fiati, chitarra e tastiere si susseguono gli uni agli altri per circa nove minuti ed eleggono Zappa a grande compositore moderno. Splendido.
Si chiude in bellezza col jazz-rock di It Must Be a Camel. I suoni stavolta sono quasi canterburiani, sincopati e ritmati con brevi momenti più melodici.
Hot Rats è uno dei vari capolavori di Zappa, pubblicato negli anni più geniali e prolifici della sua carriera. Potrebbe definirsi il suo capolavoro più semplice o di più facile comprensione nello stesso senso in cui lo ha descritto Eddy Cilia, il Zappa che dovrebbe piacere a tutti, anche a quelli a cui Zappa non piace.