
Faust | The Faust Tapes (1973)
Le registrazioni "perdute" dei Faust, ventisei brevi deliri Barrettiani, Zappiani con lunghi intermezzi di avanguardia
Dopo il primo album capolavoro e il successivo So Far, i Faust, nel 1973, tornano a pubblicare un nuovo album. Anche stavolta le cose cambiano, siamo di fronte a ben ventisei brani brevi, alcuni brevissimi, spacciati per registrazioni ritrovate, scarti dei vecchi album. Personalmente non credo sia vero, credo invece siano pezzi di pura sperimentazione, idee lasciate lì, pronte per essere sviluppate successivamente. Alla fine la decisione folle, mettere tutto insieme, mescolare il tutto in un assurdo mix creando un unico lunghissimo brano di quarantatre minuti. Da notare che fu il disco più venduto dei Faust, in quanto la casa discografica lo mise in vendita al prezzo di un singolo (0,49 sterline), e ciò permise di raggiungere le cinquantamila copie vendute, cifre molto alte se pensiamo ai Faust.
I Faust sono stati il gruppo principale e più influente della storia del krautrock, ecco cosa pensa il bassista Jean Herve` Peron di quel periodo: “Negli anni 70 il termine “kraut-rock” fu utilizzato per descrivere un tipo di musica (tedesca principalmente), che gli inglesi non riuscivano a comprendere all’inizio. Poi cominciarono ad amarla moltissimo. I “Krauti” rifiutavano di rifarsi a qualunque forma di rock americano. Per questo riuscimmo a creare un stile davvero peculiare che si sganciava da quegli stilemi. Lo chiamarono, per l’appunto, kraut “. Altra caratteristica dei Faust è di essere stati sempre molto avanti con i tempi, e di essere stati compresi molto tardi. Proprio per questo Joachim Irmler, forse un pò spazientito, un giorno disse: “E’ stato un problema per noi arrivare per primi. All’inizio pensavamo: ok, lo stupore durerà per un anno, poi la gente capirà. Quindi ci siamo detti: aspettiamo un paio d’anni. E poi cinque. Alla fine, abbiamo cominciato a pensare: non ci sarà qualcosa che non va?”.
The Faust Tapes è un album molto particolare, dove i Faust, vista la scelta di unire insieme ventisei piccoli brani diversi, hanno la possibilità di sperimentare in modo estremamente libero da qualsiasi vincolo. Non mancano brani più lunghi, ballad Barrettiane, taglia e cuci Zappiani, atmosfere dei primi Pink Floyd senza Barrett, mentre il piano del primo brano (“Exercise – With Several Hands on a Piano”) ricorda le atmosfere lugubri del capolavoro del grandissimo jazzista Lennie Tristano, Descent into the Maelstrom (1952). Queste influenze sono chiare, in altri momenti siamo invece di fronte ad avanguardia pura, soprattutto nella seconda parte.
L’inizio è proprio la discesa nel Maelstrom di cui accennavamo prima, seguita da un breve scherzo vocale e dal brano più Barrettiano, Flashback Caruso, fiaba stralunata con un andamento calmo e sereno.
Si continua con rumori che ricordano la colazione psichedelica di Alan, che ci introducono in una sperimentazione elettronica dove è il basso a dettare i tempi. Poi arrivano una serie di brevissimi brani elettronici, incollati tra loro.
Ancora rumori elettronici, trombe strazianti alla Residents, atmosfere cosmiche sono la lunga strada in attesa della prossima canzone classica.
Eccoci arrivati alla fine, ancora rumori tratti da bottiglie, piatti, flessibili che diventano strumenti musicali, insomma pura avanguardia. Siamo al brano più zappiano, Stretch Out Time seguito da Der Baum e da Chère Chambre, lungo monologo in francese accompagnato dalla chitarra acustica. In Der Baum ecco una nuova domanda dei Faust, dopo i dilemmi filosofici del primo album, ci viene chiesto, You are the one to be me? Siamo sicuri di esistere davvero in questo mondo così come diamo per scontato?.
Anche col loro terzo album i Faust confermano di essere i veri simboli di tutto il krautrock, le loro atmosfere malinconiche, alternate da momenti a tratti ironici e a tratti riflessivi, vogliono parlare alla mente degli ascoltatori, vogliono far riflettere sulla vita e sulla morte, su quello che ci sembra reale ma che potrebbe anche essere solo un sogno. Pur non raggiungendo i livelli dell’esordio The Faust Tapes fa parte dei primi quattro album dei Faust che sono considerati il vertice della loro grandissima carriera musicale.